Nell’epoca della rete ad alta velocità, di viaggi nello spazio e di un progresso fin troppo incontrollato, certi limiti mentali dovrebbero esser ormai superati. Il nostro Paese in questo panorama ha deciso di distinguersi ancora una volta con le sue solite “baggianate retrograde” da far accapponare la pelle e invidiare altri stati dove tutto ciò non viene nemmeno preso in considerazione.
Di cosa starò mai parlando, vi chiederete, dato che gli esempi sono così tanti?
Anche se nello specifico vorrei parlare di parità e di sessualità, si può riassumere che in generale nel nostro Belpaese manca il rispetto per le scelte altrui.
E no, non voglio nemmeno che chicchessia inizi il discorso “Oh però la sanità pubblica come la nostra non c’è altrove eh!” o “Ma tutto sommato si sta bene” “Ci sono Stati con molte meno libertà”… e tutte le frasi fatte per non vedere o peggio, giustificare, certi comportamenti poco “neutrali”.
Ma partiamo dall’ennesima gaffe dei “pretendenti verdi”: vogliono far eleggere il loro esponente nella città di Verona, dove risiedo ed ecco che nella cassetta delle lettere v’è una busta, bianca, che par uscita da un altro tempo, recante la scritta con iniziali maiuscole “alla Cortese Attenzione del Capo Famiglia”.
Un brivido alla schiena, il ricordo dei racconti dei vecchi, la chiamata alle armi, ora dovrò travestirmi da uomo per salvare il mio anziano padre… ah no, non sono Mulan.
Apro la busta, curiosa: Vota i Pretendenti Verdi.
Smadonno. Sì.
Riporta la Treccani:
Capofamiglia
capofamìglia s. m. e f. [comp. di capo e famiglia] (pl. m. i capifamìglia, pl. f. le capofamìglia). – In passato (fino al 1975), il capo della famiglia, ossia il marito (a cui per legge spettava la patria potestà) o, in mancanza di questo, la madre vedova; in leggi speciali (tributarie, previdenziali, ecc.), la qualifica poteva spettare, in caso di inabilità dei genitori, ad altro familiare, per es. a uno dei figli. Con il nuovo diritto di famiglia tale qualifica viene meno, avendo i coniugi parità di posizione sia nei riguardi reciproci sia nei confronti della prole, ed essendo la patria potestà sostituita dall’esercizio della potestà dei genitori (o potestà genitoriale).
Non sono l’unica in rete a essersi stupita e indignata di questa cosa. Ovviamente i Pretendenti Verdi hanno “cinguettato” che è stato un errore di comunicazione prima della stampa, qualcuno si erge difendendo con “capo famiglia non ha genere” ma non è così.
Sappiamo bene cosa vuol dire e se avessimo dei dubbi che ci si rivolga al “maschio di casa”, la nostra beneamata stampa pubblica nazionale ci dà conferma ancora una volta di un diffuso modo di agire decisamente antiquato. Pur di far notizia infatti ha spiattellato senza molte remore informazioni personalissime di una persona a me cara e personaggio pubblico, senza nemmeno chiedere il permesso.
In questi casi dovrei premettere che non voglio esser polemica e bla bla bla…
Ma no, sto giro vi meritate parolacce in faccia e non in nome della libertà di pensiero o stampa, ma in nome dell’essere civili e dell’avere rispetto della libertà altrui.
A cosa serve normalizzare le figure queer per esempio nel panorama cinematografico e televisivo, se poi la reazione è sempre quella di caccia alle streghe?
Facciamo due più due suvvia: il risultato è sempre la falsa tolleranza che c’è in Italia per tutto ciò che concerne la comunità lgbtqia+ , o Queer in uno sbrigativo ma includente termine unico, e quanto essere fintamente inclusivi sia solo un fatto di Economia e non di vera accettazione.
Un personaggio pubblico fa una rivelazione ‘a tema’ ed è subito: Smithers, libera i cani!
Fa notizia! Fa share! Fa soldo! Non importa se era uno sfogo o una confidenza!
Prima di tutto, e il Buon Magister Barbero conferma, nell’antichità la bisessualità era consuetudine e non presso popoli sconosciuti ma fra Greci, Romani ed Egizi…e secondo me se andassimo a cercare troveremmo la cosa presso altri popoli in giro per il mondo, c’è chi ce lo ricorda con una canzone sui bonobo che è una cosa naturale e quindi il punto qual è?
E quanto, poi, fa davvero “scandalo”? Quanto è discriminatoria anche questa “accettazione”?
Due belle donne che si baciano in pubblico fanno storcere il volto più alle mogli che altro, indipendentemente dal partito politico d’origine, l’uomo medio rimane affascinato e sedotto dalla cosa.
E di due bei ragazzi che si abbracciano e danno dolcezza? (Sì, ho avuto un periodo Yaoi mai davvero finito. Sue me)
Cosa vi dà davvero fastidio? Che sono dello stesso “sesso” o che sono Liberi e si vogliono semplicemente bene, esprimendosi senza farsi tutte le vostre paranoie? Vi urta che si bacino o che siano liberi di farlo mentre voi siete talmente frustrati che l’ultima volta che vi siete dati un bacio nella vostra “normalissima coppia” è stato a una festa per far la foto al richiamo di tutti gli amici “bacio bacio”?
Parole arrabbiate? Accusatorie? Forse.
Però tenere dentro l’indignazione per tutto questo fa male, fa piangere dentro e fuori perché è assurdo che tutti siamo solo merce, manichini calcolabili in Spendibile, Acquistabile e Riciclabile o Secco (non riciclabile) ed è così che ci hanno insegnato a comportarci, a scuola, in casa, nei locali.
Non siamo pezzi di carne, pezzi di stronzi, siamo Persone!
Ognuno Ama in maniera diversa e finché questo Amore non è lesivo per nessuno non deve esser affare di nessun altro se non di chi lo vive, in modo intenso, appassionato, stravagante, aulico, becero… non importa.
Vorrei vivere in un mondo dove Amarsi non fa notizia, sia solo la normalità.
di Alessandra “Furibionda” Zanetti