Ultimamente abbiamo avuto diverse esperienze che ci hanno segnati, che ci hanno mostrato che può capitare – purtroppo troppo spesso – che i cambiamenti non sono sempre positivi.
Allo stesso tempo, sempre per una serie di sfortunati eventi, abbiamo cominciato a fidarci sempre meno del prossimo, aspettandoci in qualsiasi momento di venir traditi, presi in giro o truffati.
Aggiungiamo un altro ingrediente a questa ricetta: la stanchezza di vedere costantemente sui social la perfezione quando la nostra vita si basa su una costante imperfezione.
Il risultato finale di questo mix, oltre a tante altre variabili che potremmo inserire in base alle esperienze personali, è che tendiamo a pretendere da chi ha più visibilità di altri una adamantina costanza.
Cosa vuol dire?
Che pretendiamo non cambino mai.
Gli vietiamo, come ricatto morale, di modificare ciò che pensano, come si comportano, quello che fanno e come lo fanno.
Quando succede urliamo sconsolati al tradimento, l’ennesimo esempio di quanto “loro” siano finti e abbiano imbastito un teatrino al solo scopo di vivere sulle nostre spalle come parassiti.
Il caso KonMari
Prendete per esempio Kondo Marie, la maga del riordino.
Poco tempo fa, dopo aver avuto il terzo figlio, ha pubblicamente affermato: “Basta, penso che da oggi in poi lascerò in giro i giocattoli dei miei pargoli”.
*ndr: non sono state le sue esatte parole, il concetto in generale era che voleva rilassarsi un po’ e non pensare costantemente a mettere in ordine.
Ovviamente tutto il mondo si è sollevato, gongolando.
“Alla faccia del magico potere del riordino”
“Sapevo che era tutta una finta”
“Nemmeno lei ce l’ha fatta più”
“Era tutta una trovata commerciale”
A quel punto la signora Kondo ha dovuto spiegare il suo pensiero, ha dovuto giustificare il suo cambiamento.
Quello che ho sempre ricercato è stato ciò che mi faceva stare bene, quello che per me emanava gioia (spark joy). All’inizio l’ho fatto eliminando tutto ciò che mi soffocava, liberandomi degli oggetti che non mi rendevano felice. Ora quello che voglio è passare più tempo con la mia famiglia che si è allargata” (anche queste non sono le parole esatte ma il concetto c’è)
Ciò che rende felici
Fin dall’inizio il fulcro del suo pensiero era stato quello e il modo per raggiungerlo il fare ordine.
Ma al di là di quello, la questione davvero importante è che non doveva essere tenuta a giustificarsi, non perché ha cambiato idea.
Abbiamo tutti il diritto di pensarla diversamente da ieri, di modificare i nostri gusti, le nostre preferenze, sia che siamo conosciuti a livello mondiale o che nemmeno i nostri vicini sappiano che faccia abbiamo.
Cambiare, evolvere, è alla base della bellezza dell’essere umano, è l’unico modo in cui possiamo diventare migliori. Non possiamo temere di deludere gli altri ogni volta che scegliamo qualcosa di diverso dal solito, che proviamo un gusto differente di gelato.
Come facciamo a sapere che un’altra strada non è migliore di quella che stiamo percorrendo, se non la imbocchiamo mai? Se ci precludiamo un’inversione, o anche solo il fermarsi un attimo per riflettere, senza necessariamente andare da qualche parte.
Diamoci la possibilità di cambiare.
E lasciamola anche agli altri, chiunque essi siano.
Se un vegano vuole mangiare carne o un carnivoro vuole diventare vegano, bè che provi.
Se un CEO vuole vendere ciambelle o raccogliere frutta per il resto della vita, perché non può farlo?
Se chi ha sempre messo tutto in ordine ora vuole lasciare un peluche abbandonato sul tappeto, chi siamo noi per impedirglielo?
Sui social siamo bombardati da una perfezione impossibile.
Ricordiamo che tutti, nessuno escluso, vive in una costante bellissima imperfezione fatta di errori, scelte tremende, colpi di genio e tanti tanti tanti cambiamenti.
Stay kind
Love, Monigiri