Una porta socchiusa ai confini dei 30 anni

Qualche tempo fa stavo curiosando nei cortili del passato e mi sono resa conto che quest’anno Magic Knight Rayearth compie 30 anni, 3 decadi da quando è stato pubblicato per la prima volta in Giappone nel novembre del 1993.

I “cartoni animati”

E questo mi ha fatto tornare in mente quando lo vidi la prima volta, un pomeriggio di una vita fa, rimanendone completamente affascinata. Ne ebbi il manga tra le mani quasi 10 anni dopo.
Era quasi magia, per la mia generazione, accendere la televisione e vedere questi bellissimi “cartoni animati” dai disegni affascinanti e le storie ancor più incredibili senza dover andare a cercare canali nascosti o che si vedevano solo in alcune ore del giorno.

Un incantesimo dischiuso tra i tasti del telecomando, cominciato per me quando avevo 3 anni e mio fratello mi faceva addormentare guardando Ken il guerriero, Sanpei e L’uomo tigre. È stato poi momento di Dragon Ball, quando ancora non ci avevano fatto venire la nausea trasmettendolo in loop sui canali principali. Allora aveva la sigla in giapponese e sicuramente non era in HD.

In quei periodi la scelta era scarna, ma sicuramente più abbondante di quello che aveva visto mio fratello quando era più piccolo, a fine anni ’70 inizio anni ’80.
Ed ora basta accedere su una qualsiasi piattaforma di streaming per avere un intero catalogo a disposizione, tanto che a volte è davvero difficile decidere da cosa cominciare.
Non solo c’è un problema di saturazione, ma una richiesta maggiore dovuta al bisogno di riempiere gli slot e sperare di produrre il prossimo tormentone, porta ad un’eccessiva velocità di produzione che irrimediabilmente partorisce prodotti banali e di scarso livello.

“Ai miei tempi facevano le cose come si deve”

Mi sento parlare come quei vecchietti che, con le mani intrecciate dietro la schiena, si lamentano di come costruiscono i palazzi, convinti che “ai loro tempi” lo facessero meglio.
É una questione di cicli, di generazioni, di tempo che scorre.

Sicuramente è innegabile che quando un prodotto viene richiesto in massa e, soprattutto, in un tempo ristretto, la qualità ne risente. Così com’è altrettanto innegabile che il filtro della nostalgia rende tutto più bello.
Se torniamo un attimo a Magic Knight, ci rendiamo conto che è il prototipo di quegli isekai che, se mi segui da un po’, sai che io non riesco ad apprezzare. Eppure l’opera delle Clamp per me vale la pena di essere letta o vista.
Perché? Cosa c’è di diverso?

Isekai, cos’è cambiato?

Sicuramente il tempo in cui è uscito incide, ma non è solo quello.
Lo stile grafico è atipico, accattivante e complesso. Il design delle armi e della armature ha più particolari, ma in generale c’è più intenzione, più convinzione.
La sfilza di isekai sfornati uno dopo l’altro in seguito alla fama di Sword Art Online ha la varietà dei biscotti fatti in serie, purtroppo.
Purtroppo perché tutti abbiamo bisogno di evasione, tutti abbiamo bisogno di staccarci dalla routine quotidiana per venir trasportati in altri mondi in cui possiamo forgiarci da soli il nostro destino. Soprattutto dopo gli anni della pandemia.

Ma la mia aspra critica nasce anche dalla me stessa che guarda anime da più di 30 anni e che fatica a trovare qualcosa che non abbia già visto e che abbia la capacità di farmi empatizzare, emozionare e crede in quello che sto guardando. E naturalmente vale per la maggior parte dei prodotti, non di tutti. Ci sono ancora quei due o tre titoli all’anno che credo valga la pena di vedere.

Invece, per una mente fresca che si approccia all’animazione per la prima, la seconda o la terza volta c’è ancora tanto da scoprire, tanto che, nella sua prospettiva, valga la pena vedere.

É una questione di cicli, di generazioni, di tempo che scorre.

E tu, in che ciclo sei?

Stay Kind
Love, Monigiri

Monica Fumagalli
Monica Fumagalli
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