C’è un modo di dire che recita “Mai incontrare i propri eroi”. Per quella che è la mia esperienza, lasciatemi dire che non potrebbe esserci detto più sbagliato. Da bambina, dopo la scuola correvo a casa il più velocemente possibile per non perdermi le avventure dei miei combattenti preferiti Goku e Vegeta. Di certo non potevo immaginare che, a distanza di molti anni, avrei stretto amicizia con uno di loro, o perlomeno con la persona che gli presta le (notevoli) corde vocali.
Ho incontrato per la prima volta Gianluca Iacono nel 2019, quando sono stata ingaggiata come conduttrice della gara cosplay al Sassari Comics and Games, evento che ho avuto l’onore di presentare insieme a lui. Conoscevo già la sua attività di poliedrico doppiatore, che spazia dall’animazione alle serie tv, fino ai videogiochi e ai voiceover per documentari e spot. Come già detto, tutti noi lo abbiamo ben presente come Vegeta in Dragon Ball, ma Gianluca è noto anche per aver interpretato (tra gli altri) il Marshall Eriksen di Jason Segel in How I Met Your Mother, o lo chef Gordon Ramsey negli show Hell’s Kitchen e Masterchef USA. Al cinema lo abbiamo di recente apprezzato in Rocketman, dove ha dato la sua voce a Stephen Graham nel ruolo di Dick James, il discografico che offrì ad Elton John il suo primo contratto nell’industria musicale.
Tuttavia Gianluca, prima di essere un doppiatore e speaker, è soprattutto un attore, attivo in particolar modo in ambito teatrale. Ha iniziato la sua carriera da giovanissimo, studiando dizione e recitazione a Torino fin dall’età di tredici anni. Ha proseguito sulle scene recitando in numerosi spettacoli tra cui opere di Samuel Beckett, di Luigi Pirandello e alcuni progetti originali, come ad esempio il duo comico “Gustavo Gustava ovvero gli Imperfetti” (con il quale ha anche vinto il festival nazionale di Modena negli anni ‘90). Dopo la nostra esperienza sul palco insieme siamo rimasti in contatto, ed è proprio così che ho capito che il suddetto modo di dire si sbagliava di grosso: a volte i nostri eroi, visti da vicino, sono anche meglio di ciò che immaginiamo.
Pur essendo impegnato al leggio già da diciottenne, Gianluca Iacono non ha mai abbandonato il suo primo amore. Prossimamente, infatti, tornerà a calcare le assi di legno dei teatri con un nuovo spettacolo, intitolato Vegeta è morto e l’ho ucciso io. Lo show, evolutosi da un’idea presentata inizialmente in veste di webseries su YouTube, ironizza in particolare sul personaggio per cui l’attore è maggiormente ricordato, sebbene sia solo la punta dell’iceberg di un’attività ben più vasta. Ispirato dal rapporto di “amore-odio” nei confronti del Principe dei Saiyan, lo spettacolo va ad indagare le relazioni che si creano tra il doppiatore, i personaggi interpretati e il pubblico, nonché il peso che queste dinamiche possono avere nella vita del doppiatore stesso.
Niente Da Dire: Gianluca, in che modo le tue eclettiche esperienze lavorative in teatro, in tv e dietro il leggio sono confluite in Vegeta è morto e l’ho ucciso io e che cosa porti con te sul palco di tutta la tua carriera?
Gianluca Iacono: Nello spettacolo c’è un po’ di tutto, perché ci sono tanti linguaggi: c’è quello teatrale, c’è quello del doppiaggio, c’è quello televisivo, in qualche modo c’è anche quello cinematografico. Non per niente è uno spettacolo multimediale, in cui alla mia presenza teatrale come unico attore si uniscono sullo sfondo sia dei video veri e propri girati ad hoc, sia le animazioni dei personaggi, e quindi il doppiaggio degli stessi, che entra in scena miscelandosi e sposandosi con quello che succede a livello teatrale. Le animazioni, per quanto siano in 2D e non siano ovviamente complesse come nei cartoni animati, acquistano in un certo senso una loro tridimensionalità diventando un po’ dei personaggi da teatro. Con me porto sul palco sicuramente l’evoluzione del mio rapporto con i personaggi stessi, con il pubblico e con chi segue le cose che faccio, infatti racconto molto di tutto questo all’interno dello spettacolo. Infine, porto tutta la mia esperienza teatrale, che funge da veicolo proprio per raccontare anche gli altri linguaggi, quello del doppiaggio in primis.
NDD: Quale messaggio vuoi che si portino a casa i tuoi spettatori, dopo aver visto Vegeta è morto e l’ho ucciso io?
GI: In Vegeta è morto e l’ho ucciso io racconto a teatro il doppiaggio, e attraverso di esso racconto anche me stesso come attore teatrale, come in una serie di scatole cinesi che rimandano a messaggi su livelli differenti. È uno spettacolo che esiste a sé e per questo è fruibile da qualunque tipo di pubblico: mi rivolgo infatti sia alle persone che magari non sanno niente né dei personaggi, né del mondo del doppiaggio, sia a chi conosce perfettamente ciò di cui si parla. In fondo è la storia di un attore che fa anche il doppiatore, di tutto quello che c’è dietro il suo lavoro e di come esso influisce sulla sua vita personale.
NDD: Se non avessi fatto l’attore/doppiatore, che carriera avresti intrapreso?
GI: Fino ai 20 anni mi illudevo di poter fare la rockstar! Sono stato indeciso per un po’ e pensavo che forse avrei potuto fare il musicista. Poi ho pensato, a un certo punto, anche di poter fare il fotografo. L’arte della fotografia è rimasta comunque tutt’ora una mia passione. Per un attimo mi sono anche convinto di poter fare lo chef, perché ritengo che cucinare sia un lavoro molto artistico e creativo.
NDD: Concludiamo con la domanda di rito delle nostre interviste: cosa ti lascia senza niente da dire?
GI: Sai cosa mi lascia davvero senza niente da dire? Il fatto che in Italia, dopo tanti anni, in molti campi (ma ovviamente io mi riferisco in particolare al campo artistico e a quello legato al lavoro dell’attore), continui a prevalere un atteggiamento clientelare e poco meritocratico. Ci sono tante figure professionali che meriterebbero molto di più ma che purtroppo hanno poche opportunità e si ritrovano così costrette ad elemosinare un minimo di visibilità pur di sopravvivere, per colpa di questo sistema che continua a non funzionare e a non voler funzionare.
Non ci resta che scoprire a teatro se Gianluca farà pace oppure no con la personalità ingombrante del Principe dei Saiyan, magari proprio grazie all’affetto dei suoi fan. Vegeta è morto e l’ho ucciso io sarà in scena al Teatro Martinitt di Milano il 10 e 11 gennaio 2023 e al Teatro De’ Servi di Roma dal 2 al 5 febbraio. Lo spettacolo è stato scritto da Gianluca stesso con Frekt e si avvale dei contributi grafici di Stefano Meazza, Francesca Dell’Omodarme e Luigi Zetti. La regia è di Nicola Nocella. Per maggiori informazioni potete visitare le pagine social di Gianluca Iacono su Instagram e Facebook.
di Marta “Minako” Pedoni