Teen drama: perché amiamo tornare al liceo insieme a loro?

Tutti almeno una volta nella vita hanno visto un teen drama. Quel genere seriale che ti catapulta nel mondo degli adolescenti le cui vite sono ben lontane da quelle vissute da molti di noi, ma che però guardi sognando le loro vite. Festini, party in piscina, triangoli amorosi, tradimenti, il mix perfetto per un genere che ancora oggi non stanca.

E proprio il teen drama ha una costante: il liceo.

Quel luogo che fa da sfondo alle vicende dei protagonisti, quella bolla che li protegge dal mondo esterno (proteggendo anche la serie tv, e di questo ne parleremo alla fine). Avete in mente gli svariati teen drama ambientati al liceo? Ok, teneteli a mente perché ora ne rispolveriamo qualcuno e facciamo un bel viaggio nel viale dei ricordi.

THE OC: tra scuola privata e amori tossici

Non potevo iniziare questo articolo non citando uno dei capostipiti del genere soprattutto quest’anno che ricorre il suo ventennale. The OC è una di quelle serie tv che è riuscita a entrare nel cuore dei telespettatori per un motivo semplicissimo: era il primo teen drama che parlava ai giovani con un linguaggio destinato ad essi.

Sin dai tempi del lontano Dawson’s Creek uno degli elementi che appesantiva continuamente la sceneggiatura erano i dialoghi. Dialoghi scritti da sceneggiatori adulti da far ripetere a personaggi – quelli della serie – che teoricamente avevano solamente 16 anni. Quindi no, sentire Joey Potter o Dawson Leery parlare dell’amore come se fossero in una commedia di Shakespeare o della vita come se fossero in uno di Dostoevskij, non era il massimo.

Ed ecco che quindi arrivò The OC, che aveva al timone uno dei registi più giovani di quegli anni. Josh Schwartz a soli 24 anni portò in tv una serie tv innovativa, fresca, con dei personaggi che si comportavano da veri adolescenti. E uno dei punti forti della serie erano le location, a partire dalla scuola: la Harbor. La scuola privata per eccellenza che tutti noi sognavamo un giorno di avere, con l’unica pecca che non avevamo genitori stra-ricchi che avevano casette in piscina con vista sull’oceano (altro luogo iconico della serie).

The OC è riuscito a farsi spazio nel panorama seriale con prepotenza, raccontando una storia mai raccontata prima. Una storia che per la prima volta metteva in primo piano non la classica famiglia tradizionale, ma una famiglia piena di scheletri nell’armadio, demoni da affrontare e un ragazzino che sembrava un giovane Russel Crowe che questa famiglia, i Cohen, decidono di adottare.

Il resto è storia. Fatevi un regalo e guardatelo.

Pretty Little Liars: c’era davvero una scuola

pretty little liars

Un’altra serie tv che ha segnato un’intera generazione è stata Pretty Little Liars. Serie tv che con i suoi maiali nei bagagliai, i poliziotti corrotti, le bambine fantasma inquietanti e gli stalker folli ha tenuto incollati milioni di telespettatori per ben 7 anni, incluso me.

E il titolo qui sopra non è di certo un caso.

In Pretty Little Liars è successo davvero di tutto e non basterebbe una vita per raccontare ogni cosa. Su queste montagne russe dominate da stalker assassini ci si dimenticava di una cosa fondamentale: le protagoniste avevano 16 anni e andavano al liceo. Il liceo di Rosewood è sempre stato al centro delle storie delle protagoniste, divenendo luogo di incontri, di scontri, di rivelazioni…ma mai di studio.

Avete presente quel compagno di scuola che non faceva nulla tutto il giorno, non studiava, non faceva i compiti ma magicamente veniva promosso? Spencer, Aria, Emily e Hannah erano questo. Quattro amiche che utilizzavano i corridoi di quella scuola come delle passerelle di moda (perché ricordiamoci che sfoggiavano degli outfit che Bella Hadid levate) e che – cosa da non dimenticare – frequentavano un solo corso in quella scuola: quello di Ezra Fitz per il semplice motivo che Aria doveva lanciarsi sguardi languidi con il suo professore.

Ahia, i tempi bui di Pretty Little Liars! Mi ci ributterei seduta stante.

Buffy the vampire slayer: una scuola o l’inferno?

Se dovessimo cercare la serie tv che riesce a unire l’ironia dei giovani che odiando la scuola additandola come l’inferno, con la realtà, allora Buffy The Vampire Slayer sarebbe la scelta perfetta.

Sì, perché la Sunnydale High School era letteralmente la Bocca dell’Inferno dal quale fuoriuscivano di episodio in episodio le peggiori creature demoniache che l’eroina bionda doveva prontamente combattere.

Come potrei iniziare a descrivere Buffy?

Potrei farlo citando Mean Girls: Buffy The Vampire Slayer non ha difetti. Serie tv lanciata come show tappabuchi per coprire uno slot lasciato vacante da una serie tv cancellata, in poco tempo divenne un cult intramontabile che ancora oggi viene studiato all’università. Buffy Summers, colei che ribalta per la prima volta il ruolo cliché della bionda stupida che nei film horror muore all’inizio della pellicola, diventando l’eroina della storia.

Buffy racconta in maniera brillante storie di tutti i giorni con delle chiavi di lettura brillanti: quella soprannaturale – che l’ha consacrata come serie tv capostipite di un genere – e poi c’è quella ancorata alla realtà utilizzando elementi sci-fi e horror come metafora dei problemi e delle paure che tormentano l’essere umano. E quella Bocca dell’Inferno che è il liceo di Sunnydale è forse uno dei luoghi chiave della serie.

Tutti riconoscono il liceo di Sunnydale da un solo fotogramma e tutti ricordano l’episodio – culmine di una battaglia epocale – in cui il liceo viene distrutto e quando la Scooby Gang si ritrova di fronte le macerie di quello che è stato il loro inferno personale per 4 anni si rendono conto di essere sopravvissuti, ma non all’apocalisse…al liceo, e credetemi, è più gratificante sopravvivere al liceo.

Gossip Girl: tra gerarchie e tirannie

Altra serie, altro cult. Perché non si può parlare di serie tv ambientate al liceo senza citare la serie che ci ha regalato Blair Waldorf. Gossip Girl è stato un altro prodotto seriale importantissimo che è riuscito a rapire i telespettatori con il suo essere sfrontato, senza regole, eccitante, scorretto, in un’epoca in cui serie tv del genere potevano permettersi di esistere. Dove i personaggi principali erano perfidi, machiavellici, si pugnalavano alle spalle ogni 2×3, eppure amavamo seguire le loro assurde vicende da ricchi viziati e annoiati. E la Constance – il liceo dominato da Blair Waldorf – è stato a lungo il luogo dove svelavano tutto sulle vite scandalose dell’élite di Manhattan.

Quando parlo di un liceo “dominato da Blair Waldorf” intendo letteralmente. Ciò che rendeva iconico lo show e a sua volta la scuola era che esistevano delle gerarchie con in cima la tiranna per eccellenza: Blair Waldorf. Una ragazza che aveva il potere di bandire le persone da New York. Sì ho detto New York, non Castiglione delle Stiviere. E cosa ancora più importante: gli scalini del MET, quei normalissimi e comuni scalini divenuti iconici è dove – se non eri della cerchia di Blair Waldorf – non potevi sedertici sopra, o se potevi farlo dovevi sederti qualche gradito più in basso per rispettare la gerarchia…

Geniale, trash, meraviglia.

Teen Drama e il grande salto

Serie tv – quelle da me citate – ambientate in un periodo particolare, ben ancorato a uno spaccato di vita chiaro e preciso: quello del liceo. Le storie, i drammi, le vite di quei personaggi che abbiamo tanto amato si sono svolte nei corridoi delle scuole in cui queste storie hanno preso vita. E sono le stesse storie che spesso non sono sopravvissute all’età adulta, alla fine del liceo.

Uno dei problemi principali dei teen drama è sempre stato il “grande salto”. Il teen drama è un po’ come il ragazzo che ha paura di finire le scuole superiori perché ciò vuol dire dover entrare nel mondo degli adulti e dover uscire da quella bolla – il liceo appunto – che lo proteggeva dal mondo esterno. E lo stesso è valso per tanti teen drama, quelli citati sopra, e tanti altri che non ho portato come esempio, che spesso hanno fatto fatica a raccontare la vita dopo il liceo, o hanno tentato – tramite salti temporali – di raccontare la vita da adulti, dopo l’università, e nonostante le storie siano andate avanti, qualcosa si era spezzato in questi show una volta che “l’era del liceo” era finita.

Perché noi telespettatori abbiamo sempre notato un peggioramento in quelle serie tv che fanno il “salto nell’età adulta”? Perché – forse inconsapevolmente – le storie ambientate al liceo ci danno conforto, ci mettono in una posizione di comfort dove sai che ogni settimana quei ragazzi sarebbero stati di nuovo in quella scuola, ad affrontare i tipici problemi adolescenziali che tante volte noi stessi abbiamo affrontato nella vita reale.

E quando si entra nel mondo degli adulti e i teen drama continuano a essere il nostro pane quotidiano, allora continuiamo a rifugiarci nelle prime stagioni di quelle serie, a rifugiarci in quelle storie ambientate in un periodo – quello del liceo – che probabilmente era bello per tutti, più spensierato. Perciò con la mente torniamo adolescenti e sogniamo insieme a quei personaggi.

Sogni e soprattutto ricordi di un mondo in cui il problema non erano le tasse da pagare, ma semplicemente se la tua compagna di banco sarebbe venuta a scuola, se la professoressa di latino ti avrebbe interrogata/o, se il/la ragazzo/a per il quale avevi una cotta ti avrebbe notato/a. Perciò continuiamo a rifugiarsi alla Harbor con Ryan, Marissa, e i loro drammi. Continuiamo ad addentrarci nella Rosewood High ad aiutare Aria, Spencer, Hannah ed Emily a risolvere misteri, immergiamoci nel mondo patinato della Constance sperando di diventare Blair Waldorf…E ci renderemo conto che queste serie tv, quelle scuole, quei corridoi costellati dai personaggi che abbiamo amato, alla finedi tutto sono diventati un porto sicuro. Sempre.

Francesco “Fragullove” Gullo

Redazione
Redazione
Articoli: 19