Allerta spoiler: Questo articolo contiene spoiler su “South Park- Joining the panderverse”. Proseguite la lettura a vostro rischio e pericolo.
Per una serie animata riuscire a restare attuale e dissacrante, mantenendo un buon livello di scrittura, sembra un’impresa impossibile.
I Simpson si sono addolciti da tempo, diventando fin troppo simili a quello che prendevano in giro alle loro origini; i Griffin vanno avanti con episodi che sembrano più gag scollegate che altro; American Dad ha perso buona parte del suo mordente… Futurama è forse l’unica serie che si è salvata, chiudendo i battenti prima della catastrofe.
E poi c’è South Park, classe 1997, 26 anni portati benissimo.
Anche la serie ha avuto i suoi alti e bassi, come era facilmente prevedibile, ci sono puntate più o meno riuscite (e l’inarrivabile lungometraggio “South Park- Il film: più grosso, più lungo&tutto intero”, per me sull’orlo del capolavoro). La serie creata da Matt Stone e Trey Parker mi sembra essere l’unica che riesce a restare a galla, tra le serie animate iconiche nate tra gli anni 80 e 90 per un pubblico adulto.
South Park continua ad essere cattiva, a prendersela con tutti, e a raccontare il mondo di oggi e le sue contraddizioni. E continua a farlo portando avanti una narrazione degna di tale nome. Non si tratta di gag infilate una dopo l’altra senza alcun senso, o di storie edulcorate che non hanno più alcuna attinenza col mondo che raccontano.
L’ultimo speciale, dal titolo “Joining the Panderverse”, serve a ribadire quanto questa serie resti rilevante.
La puntata è una parodia dei concetti del multiverso, e dell’inclusività forzata all’interno di storie già conosciute. Partire da qui è un rischio che probabilmente non tutti si sarebbero presi, al momento attuale: è un attimo che diventi l’idolo degli ultraconservatori e vieni accusato dall’altro lato di razzismo e misoginia. La verità è che, come accade quasi sempre con South Park, l’episodio prende in giro entrambe le parti, mettendone in luce gli estremismi e le incoerenze.
L’episodio si apre con un incubo di Cartman, che si ritrova ad essere una donna nera in un universo alternativo in cui tutti i personaggi della serie sono donne di varie etnie e orientamenti sessuali diversi.
Ben presto il suo incubo si concretizzerà e Cartman si ritroverà nel multiverso al femminile.
La sua storia si intreccia a quella di Randy Marsh, che dovrebbe riparare la porta del forno di casa ma non trova un tuttofare disponibile. Siccome la scrittura rimane una componente rilevante nelle storie di South Park, ovviamente le due trame si incroceranno.
Il principale bersaglio di questo episodio è la Disney, con i suoi live action “rivisitati” e l’amore per il multiverso. Tutto “il peggio”è concentrato nel personaggio di Kathleen Kennedy, presidente della LucasFilm, e forse questo è uno dei punti più deboli della narrazione. Prendersela con la Disney è come sparare sulla Croce Rossa, ma strappa comunque qualche risata.
Rendere la Kennedy il villain principale della storia invece toglie moltissimo del divertimento.
Kathleen Kennedy non è un personaggio famoso e riconoscibile, noto al pubblico; non è uno di quei volti che vediamo continuamente in TV. È famosa tra gli appassionati e gli addetti ai lavori, e probabilmente molti non l’hanno mai sentita nemmeno nominare. Siamo ben lontani quindi dall’episodio del “World Privacy Tour” col principe Harry e Meghan Markle, i cui volti sono riconoscibilissimi.
Questo episodio, insomma, poteva essere molto più pungente e dissacrante, pur essendo molto godibile e divertente.
Personalmente, ho trovato molto più interessante e attuale la sottotrama di Randy Marsh.
Prendere in giro i “colletti bianchi”, che hanno investito tutte le loro energie nel college e non hanno mai imparato a fare le piccole riparazioni domestiche è esilarante. Vedere i manovali che si arricchiscono all’inverosimile alle loro spalle, diventando i nuovi Musk e Zuckerberg è così esagerato da fare il giro e diventare verosimile. E la scena in cui i professionisti cercano di accaparrarsi un tuttofare fuori da Home Depot offrendo in cambio “notizie e geologia” è la mia preferita di tutto l’episodio. Anche perché da sceneggiatrice, probabilmente sarei la prima della fila fuori da Home Depot a offrire sceneggiature in cambio di una riparazione della caldaia.
Per quanto riguarda la trama sul multiverso, l’ho trovata godibile e divertente, forse presa anche dall’effetto nostalgia di un paio di battute (come la Cartman nera che insulta la madre di Kyle e mi riporta subito alla canzoncina del film del 1999).
Ed è proprio Kyle ad essere la voce della ragione dell’episodio, sia quando dice che il multiverso serve solo agli sceneggiatori pigri, sia quando spiega che il problema non sono i personaggi neri/le donne/non etero, ma la mancanza di una narrazione.
“Miles Morales ha un senso, è un personaggio pensato con una narrazione. Questo è solo prendere Cartman, lo stesso vecchio Cartman, e metterci al suo posto una donna nera.”
Antonella Liverano Moscoviti