2 marzo 2022

Conosco una persona.
Si chiama M.
È italiana e vive qui in Italia.
M. conosce altre persone.
Si chiamano Alina e Sofia.
Alina è Ucraina e viveva a Kyiv.
Non sa quando potrà tornare a casa.
Anche Sofia è Ucraina ma vive qui.

M. conosce bene Kyiv.
Ci ha versato dentro un po’ della sua vita. Ci ha lasciato un po’ del suo amore.
Insegnava Italiano, ma con la gente del posto parlava Russo per farsi capire. È una delle lingue che ha scelto di imparare e qualche volta pensa che faccia definitivamente parte di quell’altra vita. Quella che finisce tra i ricordi.

Adesso, in Italia, insegna un’altra lingua a persone che hanno contratto un debito. Le piace il suo lavoro, ma da qualche giorno a questa parte, la sua mente torna spesso a Kyiv. Ci vivono amici di cui non ha più notizie. Qualcuno è nei rifugi, qualcun altro è scappato verso il confine, come Alina. Hanno permesso solo alle donne di attraversarlo e adesso lei è in piedi tra due vite che non riconosce più.

Una guerra dopo l’altra il mondo è diventato un po’ più piccolo. Condividere i pensieri, le immagini, le parole è quasi una seconda natura. Una piccola necessità.
M. poteva comunicare con i suoi amici in qualunque momento. Condividevano a vicenda gli uni qualche pezzetto della vita degli altri.
Era facile.
Era per tutti.
Ecco perché M. è tanto spaventata.
Perché quella facilità con cui poteva tenersi in contatto le è stata altrettanto facilmente portata via lasciando solo le domande.

Sofia invece era tornata a Kyiv in visita dai genitori. Al suo rientro in Italia sono passati solo pochi giorni prima dell’invasione. Adesso lei è come Alina; intrappolata, in attesa.
Non può fare molto a parte tentare di condividere la sua storia.

26 febbraio 2022

“Grazie M. tu meglio di altri poi immaginare sei vissuta a Kyiv, ti sei trovata bene, per favore racconta al italiani. Ieri ho sentito da nostro muratore che lui pensava che è stata Ucraina a provocare la guerra.. e da lì ho deciso che bisogna comunicare con il mondo
Grazie mille, per la fortuna miei anno posto sicuro al lavoro dove nascondono insieme coi miei nonni, ma non tutti anno
Ieri mattina nostro presidente comunica che per ennesima volta non sarà nessun aiuto dalla parte di Europa e NATO
Io avevo paura, ieri mattina Kyiv era circondato dalle battaglie, nostri militari che l’anno FATTO!!! E anche stanotte
Adesso vivo non di paura, ma di orgoglio
Poi anche pubblicare questo nelle storie ti sarò grata
Ucraina non ha provocato nessuna guerra, io invitavo miei di venire con me in Italia loro non ci credevano nel attacco di Kyiv… non vengono neanche adesso! Perché Ucraina è la loro casa
Ti voglio bene, grazie di aver scritto”

Sofia ha voluto usare una lingua che non è la sua per comunicare meglio con M. e mi piace pensare che l’abbia fatto perché chi vive senza ferire, chi lavora lontano da casa, chi non dimentica le amicizie, conosce il valore della pace e cerca sempre la lingua giusta per ricordarlo agli altri.

L’aveva fatto anche un presidente, prima finto e poi vero, scegliendo la lingua di chi sta calpestando il suo paese.
Purtroppo chi non cerca la pace non ascolta.
Non ascolta mai.

di Alessandro Felisi

Alessandro Felisi
Alessandro Felisi

Attore, drammaturgo e scrittore di romanzi per ragazzi: è la mente dietro le mappe della redazione.

Articoli: 23