I sogni rappresentano da sempre qualcosa, in ogni cultura, talvolta di identico e altre di diametralmente opposto: l’interpretazione dei sogni ha ed ha avuto movimenti che vanno dall’esoterismo e la divinazione fino alla ricerca scientifica. Tra l’altro, stando al primo approccio, è una di quelle cose che accomunano popoli assai lontani tra loro: ormai non ci crediamo più, ma è pieno di attestazioni sia in Occidente sia in Oriente che sognare qualcosa abbia un preciso significato.
Non entro in merito, ma se pensiamo alla molteplicità di immagini e simboli che nella nostra cultura accompagnano il “sognare qualcosa”, ci vengono in mente anche esempi contemporanei, come per esempio la famosa nonna che compare in sogno e ci dice i numeri vincenti del lotto. Oppure, chi non ha mai sentito dire “se sogni che qualcuno muore, gli allughi la vita”, o ancora, “se sogni di perdere i denti vuol dire che sei insicuro su qualcosa”.
Insomma, ci sono tante esperienze, tante tradizioni, tante superstizioni.
Senza perderci nell’abisso degli oroscopi che tende ad attirare una parte del mondo onirico, c’è una parte dell’universo sogno che mi affascina da sempre, il sogno lucido.
Nel nostro mondo occidentale(-centrico) la prima attestazione di sogno lucido si fa risalire ad Aristotele anche se molti secoli prima già in Cina i monaci buddhisti e prima ancora in India, i praticanti induisti avevano notato e aspirato a tale pratica, rendendola appunto una pratica vera e propria.
Vi sono esempi di sciamanesimo e di induzione di sogno lucido in varie parti del mondo, ma come al solito è difficile non cadere nel pregiudizio della fuffa esoterica, che purtroppo esiste e mina tutta la parte affascinante e spirituale di qualcosa che non deve essere unicamente e prettamente scientifico.
Ecco, poniamoci su questa linea sottile tra credenza e scetticismo, e camminiamo sul sottile filo del sogno lucido.
Cos’è il sogno lucido?
Si tratta di aver coscienza di sé e del fatto di star sognando, di prendere possesso delle proprie facoltà ed esplorare il mondo onirico.
Ora, ci sono molte varianti e variabili sul tema; c’è chi riesce a indurlo con pratiche quotidiane e chi lo fa per natura; c’è chi nel sogno si comporta in maniera totalmente controllata, mentre altri in maniera spaventata, sperimentando fenomeni di paralisi e terrore, nel non saper riconoscere più la differenza tra sogno e realtà.
Personalmente, è un tema che mi sta molto a cuore perché è da quando sono piccola che faccio sogni lucidi: ho il mio pattern, l’ho capito e decostruito, e ho sempre cercato tante risposte senza trovarle.
La mia esperienza di singolo non vale come ricerca scientifica né come assioma universale, però è anche vero che si tratta di un argomento complesso che si può affrontare o con l’esempio o con studi approfonditi.
Lasciando la seconda opzione a chi è competente, mi sono chiesta più volte (e ho chiesto intorno a me) cosa succede e che cosa faccia scaturire questi sogni.
Da piccola, avevo sei anni circa, ho fatto il mio primo sogno lucido
Era un sogno ricorrente. Anzi, un incubo. Sognavo di dover scappare dalla casa di montagna della mia prozia perché c’era un “qualcosa” di enorme che avrebbe distrutto tutto. E così correvo giù per il pendio con “quella cosa” alle calcagna; iniziavo a fare balzi sempre più grandi, fino a coprire metri e metri. Il sogno finiva con quel qualcosa che mi stritolava ma non sapevo cosa: finché una volta vedendo a valle un’impalcatura di un palazzo mi dissi (in sogno) di dover salire e buttarmi giù. Se fossi morta, quella cosa non mi avrebbe presa. E così fu, lanciandomi giù da lì, mi svegliai.
Così, la volta dopo, non appena nel sogno sentii l’incombere “della cosa” e iniziai a correre, mi misi a cercare un modo per “uccidermi” e svegliarmi. Funzionò varie volte, finché il mio cervello penso si abituò, perché ricordo ancora quanto ci rimasi male quando, nel lanciarmi nel vuoto ormai ridendo, come in una routine sciocca, mi risvegliai viva nel sogno. E la “cosa” era ancora lì.
Così ho iniziato a fare i miei sogni lucidi
non era solo quello lo scenario, a volte ero a casa dei miei genitori, altre al mare, altre dai nonni, altre ancora in aeroporto, ma di base ero sempre in una situazione dove non volevo stare e dovevo scappare per salvarmi la vita.
Però sapevo di sognare, e allora attuavo pratiche assurde, come volare via, oppure saltare in altissimo, o ancora fare magie… la cosa incredibile, è lo sforzo che ogni volta, tuttora sento. È come se il mio corpo nel sogno dicesse “fai come vuoi, sei libera”, ma mi servisse una concentrazione estrema e una volontà ferrea per non lasciare che le cose vadano secondo il sogno.
Ora, senza ulteriori esempi anche se ce ne sarebbero tantissimi, sono certa che quest’esperienza è condivisa da molte persone, per alcune è più divertente, per altre meno, ma sicuramente è un tema affascinante che merita letture e approfondimenti.
Il film “Waking life” è il consiglio che mi sento di dare per cominciare a capire di più di questo argomento complesso e personale, che dovrebbe essere più trattato perché rischia di diventare un tabù, come se fosse sintomo di patologie o associato all’uso di droghe, ma che è solo un’espressione della nostra complessità.
di Alessandra “Furibionda” Zanetti