Non si poteva scegliere argomento migliore per il nuovo anno!
Parlare di sogni con il sottoscritto è come regalare a un bambino un ingresso omaggio al Luna Park: niente mi rende più felice ed euforico che condividere i miei sogni di attore novizio con tutti coloro che mi stanno intorno, amici e parenti, conoscenti e compagni di avventure.
Sogni che coltivo sin da bambino, che si son andati a sommare con quelli nati all’improvviso nell’età adulta. Alcuni sono ancora nel mio cassetto interiore in attesa di prendere vita, ahimè; altri invece hanno già visto la luce diventando una dolcissima realtà che tutt’ora riscalda il mio cuore. Altri ancora si sono fusi assieme a quelli di tanti altri sognatori, per diventare qualcosa di più grande e splendente. Alle volte arrivando anche a cambiare le nostre vite.
Ma questa volta, il sogno di cui mi accingo a raccontarvi non è proprio il mio preferito… O perlomeno uno che apprezzo totalmente. Ed ha dell’incredibile sentirlo uscire dalle mie labbra. Io, sognatore per eccellenza, ho da ridire su un sogno in particolare! Non una cosa normale, ammettiamolo. Eppure è cosi: questo particolare sogno mi ha creato nel corso degli anni un profondo fastidio e a volte anche un vero e proprio astio nei suoi confronti. Ed è giunto il momento che io mi tolga questo piccolo sassolino dalla scarpa e ne parli un po’ in questo articolo.
Il Sogno di cui sto parlando non è né un ideale, né uno scopo che un qualsiasi personaggio vero o fittizio ha inseguito o insegue. No, il Sogno di cui parlo io è uno spettacolo teatrale composto all’incirca nel 1595 e portato in scena un anno dopo dal sommo Bardo William Shakespeare. Quella che, a conti fatti, è la commedia più famosa e conosciuta da tutti gli amanti del teatro classico. E sono più che sicuro che avevate già capito di quale opera stessi parlando… In fondo, è scritto a caratteri cubitali nel titolo dell’articolo!
UNA STORIA DI POCHE PAROLE
La storia di Sogno di Una Notte di Mezza Estate (A Midsummer Night’s Dream) la conoscono più o meno tutti e si può riassumere perfettamente in poche parole: due innamorati, Lisandro e Ermia, fuggono in un bosco per sfuggire al destino avverso che troverà Ermia sposata a Demetrio, che non ama.
Il suddetto Demetrio segue i due nel bosco poiché intenzionato a conquistare Ermia, che ama follemente. E con lui vi è Elena, precedente spasimante del giovane la cui smania d’amore arde ancora nel suo cuore ed è pronta a tutto pur di riconquistarlo, anche tradire la propria amica del cuore, che è proprio Ermia.
In tutto questo, nel bosco dove i quattro giovani si rifugiano, vivono Oberon e Titania, i grandi signori delle Fate, che sono ai ferri corti per la contesa di un paggio. Per ottenere ciò che desidera e punire la sua compagna, Oberon ingaggia il suo fedele servitore, il folletto Puck, per incantare Titania e farla innamorare perdutamente della prima cosa che vedrà al suo risveglio, ovvero un povero attore di una compagnia teatrale che si è ritrovato con la testa trasformata in quella di un asino.
Solo che Puck fa anche dei casini con i quattro giovani che sono lì nel bosco, stregando Lisandro e Demetrio e facendoli innamorare entrambi di Elena. Solo l’intervento di Oberon e Puck assieme rimette a posto le cose e i quattro possono coronare il loro sogno d’amore unendosi in matrimonio.
Ecco qua in sintesi la storia del Sogno di Shakespeare. Ed qui che parte la mia prima piccola critica personale, ovvero il fatto che, di per sé, la trama di quest’opera è abbastanza insipida e priva di quella epicità o geniale ironia che caratterizzano le produzioni comiche del Bardo di Avon. Una storia senza incredibili picchi o momenti memorabili e in cui i personaggi, a parte Oberon, Titania e Puck, sono totalmente anonimi e privi di qualsivoglia momento che li renda speciali o degni di memoria da parte di chiunque.
E sapete che dico la verità: tutti ci ricordiamo degli incantesimi di Puck, della imperiosa voce di Oberon o della bellezza di Titania. Le loro scene e i loro monologhi sono famosi tra tutti gli appassionati. Ma nessuno si ricorda di Lisandro, Demetrio, Ermia ed Elena. Tanto meno della compagnia teatrale persa anch’essa nel bosco (tranne Bottom “Testa d’asino”, che perlomeno è divertente e protagonista della maggior parte delle scene comiche dello spettacolo), del Re Teseo e della regina Ippolita (proprio i mitici eroi della mitologia greca. Lo spettacolo si svolge ad Atene, per l’appunto!) e tantomeno di Egeo, padre di Ermia. Zero assoluto. Personaggi senza alcun tipo di spessore e di caratterizzazione. Cosa abbastanza rara nelle opere famose di Shakespeare, dove tutti i personaggi vengono ricordati e hanno scene memorabili ricreate fedelmente da tutti gli attori e le attrici che si cimentano nella lettura del Bardo.
ABUSO DI SOGNO
Ma in verità, non è questa la cosa che più mi infastidisce quando si parla del Sogno di Una Notte. In fondo ci sono persone che adorano la sua storia e la mia è un’opinione prettamente personale e dettata dal mio gusto.
Ma nel caso che vi vado a esporre non c’è gusto personale che tenga davanti all’inequivocabile verità mostrata da prove inconfutabili: ovvero il fatto che questo spettacolo è il più rappresentato dell’intera produzione Shakespeariana: tutti, e sottolineo TUTTI, hanno portato o stanno portando in scena il Sogno di Una Notte. In tutte le salse, in qualsiasi versione possibile e immaginabile, passando per compagnie amatoriali, semiprofessionali e professionisti interi! Tutti quanti hanno inscenato il Sogno di una Notte riempiendo i teatri di tutto il mondo con questo spettacolo in maniera quasi ossessiva. Ci fu un anno in cui qui a Reggio Emilia, città nella quale sono cresciuto e vivo tutt’ora, l’opera fu portata in scena in ben sette teatri! Interpretata da amatori e professionisti, all’unisono! Diamine, persino io ho interpretato Oberon durante la mia formazione teatrale!
E ora voi potete benissimo dire: “Dov’è il problema? Se lo spettacolo piace perché non riproporlo?” Ed io posso essere anche d’accordo con voi su questo. Il problema è che Bill Shakespeare ha realizzato innumerevoli commedie e sono tutte molto più belle ed esaltanti da recitare di Sogno di Una Notte: Molto Rumore Per Nulla, La Dodicesima Notte, Pene d’amor perdute… E mi gioco pure il jolly citandovi la più bella tra le sue commedie, ovvero Il Mercante di Venezia! Tutte opere a mio parere superiori al Sogno ma snobbate dalla maggior parte delle compagnie teatrali, a parte qualche sporadica eccezione. Questo perché molto meno conosciute e quindi meno commerciali.
Ed ecco che negli anni veniamo sommersi da centinaia di rappresentazioni di questa commedia, complessa da realizzare visivamente ma facile da pubblicizzare. Ma che non porta nessuna evoluzione recitativa in coloro che si presteranno a portarla in scena, a meno che tu non interpreti uno dei quattro personaggi più interessanti e articolati dello spettacolo: Oberon, Titania, Bottom e il leggendario Puck. Quattro personaggi su un cast di ventidue mi pare un po’ pochino, non credete?
Ma ciò non impedisce a tutti di portarlo in scena, arrivando persino ad abusare di quest’opera, a tirarla fuori quando non si sa che pesci pigliare. Arrivando a spegnere l’entusiasmo di coloro che vogliono vedere qualcosa di diverso del Bardo e contribuendo a spingere sempre più nel dimenticatoio le altre commedie che popolano l’universo teatrale di Shakespeare.
IN CONCLUSIONE
Forse ho un tantino esagerato nell’attaccare in modo così veemente questa commedia, che a conti fatti è davvero carina e non è un disastro come molte altre ciofeche propinate da altri autori che forse era meglio che non si azzardavano a metter mano a penna e calamaio.
Però il vedere costantemente il Sogno di Una Notte di Mezza Estate in tutti i teatri, in tutte le salse, ogni qualvolta una compagnia teatrale ha bisogno di fare cassa o non ha più idee per insegnare ai propri allievi ad approcciarsi a Shakespeare, mi dà terribilmente fastidio. Per tutte le altre opere che smaniano di venire alla luce ed essere conosciute al grande pubblico e che vengono sempre messe in secondo piano; per avergli attribuito una fama che merita soltanto a metà e che costantemente viene sbattuta in prima fila per poter attirare più gente possibile in sala, perdendo di vista l’essenza e la magia che vive nel voler raccontare una storia diversa e unica nel suo genere.
Perché abusare di un sogno, in questo caso, fa perdere la linfa che lo rende eccezionale e magico, trasformandolo in uno strumento di ripiego. Un volantino promozionale votato alla commercializzazione di esso e un’esca per attirare più gente possibile. L’incantesimo si rompe e il sogno con lui.
E se noi rompiamo i nostri sogni, distruggiamo noi stessi. Perché, per citare proprio il grande Bardo: “Noi siam fatti della stessa materia di cui son fatti i sogni”. Ed è giusto non abusare di essi per non perdere la nostra anima.
Attore Novizio al vostro servizio!