Simon Stalenhag classe 1984, è un artista, musicista e designer svedere, specializzato in opere digitali di genere retro-futuristiche.
Le sue opere attualmente pubblicate in Italia da Mondadori Oscar Vault sono :
Loop (2017); Electric State (2020); Flood (2021); The Labyrinth (2023).
Come per molti autori anche le storie di Stalenhag sono state notate, le ambientazioni dei suoi racconti hanno fatto da base per la serie ” Tales from the Loop ” pubblicata su Prime Video nel 2020.
Per quanto riguarda il grande schermo, sono invece state concluse le riprese del nuovo film dei fratelli Anthony e Joe Russo basato su Electic State. La storia avrà come protagonista Millie Bobby Brown e l’uscità è prevista per il 2024.
Panoramica delle opere di Stalehag
Tutta la migliore fantascienza contiene robot giganti e nelle opere di Stalenhag sono molto presenti.
Li inserisce nel nostro passato collettivo, offrendo una visione di una Svezia della fine degli anni ’80 e dell’inizio degli anni ’90 in cui i robot si aggirano per le strade dei sobborghi, si nascondono tra gli alberi del cortile o giacciono, immobili e freddi, abbandonati nei campi innevati.
È la visione di un bambino di un tempo non così lontano. I ricordi di un uomo, accuratamente curati, di tempi più semplici, più strani, più misteriosi, quando lui e i suoi amici giocavano nelle sfere d’eco e raccoglievano i pezzi di rottami scossi dal lento deterioramento dei cargo gauss. È la storia del Loop, un enorme acceleratore di particelle sepolto sotto i campi, gli stagni ghiacciati e i sobborghi svedesi e degli zii e dei padri che vi lavoravano.
In Flood i bambini vengono investiti dalla pubertà, dalla catastrofe, dall’abbattimento dell’immaginazione e dalla moltiplicazione della violenza che si verifica crescendo. Siamo negli anni ’90. L’acqua sporca si è alzata per inondare la città e portare incubi.
L’autore in queste pagine cattura una realtà non troppo lontana che è allo stesso tempo inquietante e imminente: affronta i molti modi in cui la tecnologia e la natura in via di sviluppo possono creare scompiglio e meraviglia nel nostro mondo… e la speranza che potremmo ancora trovare in quel futuro.
Electric State si svolge negli USA, l’adolescente Michelle descrive il suo viaggio con Skip, un piccolo robot giallo, mentre viaggiano lentamente attraverso un mondo segnato da profonde cicatrici di guerra.
I ricordi di Michelle, della sua vecchia vita in un affido negligente e della sua adolescenza ribelle sono accompagnati dalle sue osservazioni sul mondo attuale.
“Quando è cominciato tutto? Non riesco proprio a ricordarlo. All’inizio era una cosa ricreativa, credo. Come la televisione. A volte la guardavano, altre se ne stavano con i loro Neurocaster infilati in testa. La casa si fece più silenziosa”.
The Labyrinth segue un piccolo gruppo di persone che vivono un fenomeno globale catastrofico e inspiegabile. Il mondo è stato ridotto in completa rovina, con misteriosi oggetti cosmici che distruggono tutto ciò che incontrano sul loro cammino e rendono lentamente l’aria irrespirabile. Un gruppo selezionato di sopravvissuti si è ritirato in bunker sotterranei, emergendo talvolta per spedizioni scientifiche volte a studiare le trasformazioni ultraterrene avvenute nel paesaggio.
Questo volume è diverso dagli altri. Non ci sono tanti edifici, non ci sono pubblicità, non ci sono momenti legati al calore della famiglia. Il suo obiettivo qui è quello di rendere visivamente chiaro che la premessa dietro The Labyrinth è orribile, grottesca.
Il vero protagonista di The Labyrinth è l’umanità stessa. Nella sua essenza più primordiale.
Risvolti sociali ed evoluzione dell’umanità
Gli esseri umani sono imperfetti. Il cervello umano è imperfetto ma si è evoluto per molte cose diverse.
Nella scienza si parla di evoluzione delle specie. Una specie è considerata tanto più evoluta quanto meglio si è adattata all’ambiente e tanto più è in grado di sopravvivere. La popolazione umana sta aumentando, anche grazie al fatto che la nostra è una specie in grado di adattare l’ambiente alle sue esigenze di sopravvivenza. Dunque, scientificamente parlando, stiamo evolvendo.
Smetteremo di evolverci e magari ci estingueremo quando avremo talmente violentato l’ambiente da renderlo inadatto alla nostra sopravvivenza. E siamo di sicuro in grado di farlo. Lo stiamo già facendo.
Nelle opere di Stalenhag possiamo leggere e vedere benissimo tutto questo decorso.
Nei primi due volumi il contrasto tra l’ambientazione nel passato recente e la futuribilità della tecnologia crea una sensazione di straniamento molto forte, acuita anche dal senso di abbandono che trasuda dalla descrizione delle macchine e del loro modo di sopravvivere come nuova forma di vita ai cambiamenti del mondo.
Fra le pagine dei primi due volumi, le immagini rappresentate sono spesso benevole e inducono ad una forma di empatia con le creazioni artificiali, vedendole quasi come un passo successivo nella scala dell’evoluzione.
La situazione è molto diversa in ” Electric state” dove la tecnologia assume un aspetto molto più negativo e pericoloso, diventando di fatto causa di estinzione per la razza umana ma al tempo stesso suggerendo di essere artefice della creazione di una nuova specie nascente.
Non c’è però nell’opera dello svedese alcun segno di condanna in ciò che viene descritto, è più semplicemente la presa di coscienza di come l’uomo stia cambiando e forse non sia destinato ad esistere come tale o meglio come risulta essere ora.
E proprio grazie a queste immagini molto forti ci stimola a guardare oltre, ad osservare ciò che ci circonda con uno sguardo differente. E’ molto difficile alle volte vedere ciò che ci sta di fronte. Quante volte prestiamo attenzione al colore della luce che al mattino colpisce i tetti delle case ? Quante volte mentre camminiamo lungo la strada continuiamo a guardare i nostri piedi invece di alzare la testa?
Cosa ci accade quando diventiamo così distaccati dal mondo e dalla natura che ci circonda?
Un elemento rimane però costante e fondamentale in tutto questo. La connessione fra le persone. Rimanere uniti è ciò che può sostenerci sempre, anche nel futuro più incerto.
Federica Valkae Curcio