Re Sejong e l’invenzione dell’alfabeto coreano

Nel corso della vita di ogni nazione, ci sono figure che, più delle altre, hanno cambiato la Storia e sono celebrate ancora ai giorni nostri.
In Corea del Sud, uno dei personaggi più importanti del passato è Re Sejong, detto, appunto, “il Grande”.
Quarto re della dinastia Joseon, Re Sejong è passato alla storia grazie al suo grande intelletto e al suo amore per la conoscenza. Durante i trentadue anni del suo regno – dal 1418 al 1450 – Sejong il Grande si interessò molto alla scolarizzazione del suo popolo.

Re Sejong e il nuovo metodo di scrittura

L’arma principale adottata da Re Sejong fu l’invenzione di un nuovo metodo di scrittura, quello che ai giorni nostri chiamiamo Hangul (한글), ovvero l’alfabeto coreano. Durante il suo regno, il monarca analizzò le difficoltà del popolo, trovando nella comunicazione uno dei nodi da cui doveva passare lo sviluppo della nazione. A quel tempo, i coreani parlavano in una lingua che, di fatto, non aveva una sua scrittura. La soluzione da sempre utilizzata era scrivere con caratteri cinesi che foneticamente assomigliavano alle parole del vocabolario parlato. Ciò che ne risultava era una sorta di lingua ibrida, in cui il coreano doveva in qualche modo “modellarsi” sui caratteri cinesi (oggi definiti hanja) che, comunque, erano conosciuti solo da un gruppo elitario della popolazione.

Re Sejong, in questo scontro culturale, decise di imporre un nuovo alfabeto, che chiamò con il nome profetico di Hunmin Jeongeum (훈민정음), ovvero “i suoni corretti per istruire il popolo”; questo nuovo modo di scrivere, divulgato tramite un libro di frasi ed esempi, conquistò subito la parte meno abbiente della popolazione.
Proprio per questa sua semplicità, il Hunmin Jeongeum si scontrò invece con la classe dirigente del Regno: le ventotto lettere (oggi sono 24) che componevano il nuovo metodo di scrittura erano caratteri stilizzati, troppo “grezzi” in confronto a quelli cinesi, considerati alla stregua di opere d’arte decorativa.

Re Sejong, seppur consapevole dei malumori dei nobili, vide nell’invenzione dell’alfabeto una delle sue più grandi vittorie, non solo dal punto di vista sociale, ma anche politico e ideologico.
Joseon, ovvero il Regno di Corea, era un territorio circondato da grandi potenze avverse che, nel corso dei secoli, avevano cercato di conquistare la penisola; prima tra tutti la Cina, con la quale il Regno condivideva una parte di storia e, prima dell’invenzione dell’Hangul, anche la scrittura.

Liberazione dalle regole grafiche cinesi

Per il popolo di Sejong Il Grande avere un proprio alfabeto di facile comprensione fu una sorta di liberazione dalla dipendenza dal cinese e dalle sue difficili regole grafiche. La diffusione della scrittura nelle classi popolari portò all’aumento delle pubblicazioni di libretti e giornali dedicati alla cultura e ai valori ritenuti importanti dal sovrano. Avere un popolo in grado di poter leggere per Sejong Il Grande era una forma importantissima di controllo e di gestione della sua autorità.
Quando anche la classe più ricca cedette all’utilizzo del Hunmin Jeongeum, esso iniziò ad essere usato per comunicazioni relative agli stati stranieri. Per questo, almeno all’inizio, il nuovo coreano permise la gestione “segreta” di questioni politiche del Regno, lontano dagli occhi indiscreti di possibili conquistatori.

Re Sejong, si dimostrò un sovrano lungimirante e illuminato, legato alla sua gente e sempre a disposizione del suo popolo, soprattutto durante i periodi difficili. Grazie alle sue conoscenze e alla corte di intellettuali che aveva costruito intorno a sé, fu il promotore di importanti migliorie in vari settori, come quello agricolo.
La sua figura è, ancora oggi, considerata una delle più importanti della Corea del Sud; una statua che rappresenta Re Sejong alta più di sei metri è situata nella centralissima piazza Gwanghwamun, a Seoul.
Il Grande monarca inventore dell’Hangul è rappresentato con in mano un libro, la sua arma di conquista preferita.

 

di Silvia “Stovtok” Pochetti

Silvia Pochetti
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