Jack Torrance di “Shining” non è proprio qualcuno da prendere come esempio, però su una cosa ha ragione: è il senso del dovere che ci frega. E anche se io non sono il miglior barman da Timbuctù a Port Oregon, so riconoscere quando il senso del dovere ci frega. Questa volta il senso del dovere non è un contratto di lavoro come guardiano di un hotel, ma è una pressante voce che ci arriva dalla società che ci circonda, e ci è stata ripetuta così tante volte, che quella sì che riesce a fregarci. L’abbiamo sentita così tante volte che c’è perfino nelle fiabe che ascoltavamo da piccoli.
Sapete di cosa sto parlando, tutta quella storia del principe azzurro e dell’amore vero, se continuano a rifilarci la nenia dell’anima gemella è ovvio che poi quando toccherà a noi fare sesso per la prima volta, ci sentiremo un pochino-ino sotto pressione. Sarà quello giusto? Ma devo fare come nei porno? E se poi è troppo presto? Come faccio a capire se sono innamorato? Santificare qualcosa che nel 90% dei casi non sarà niente di più che una necessità per poi arrivare alle vere relazioni, è qualcosa di dannoso.
Non fraintendetemi, la prima volta non va affrontata con superficialità, ma non va nemmeno trattata come se fosse un punto cruciale della vita, sarebbe più giusto affrontarla con l’idea di ciò che probabilmente sarà: esperienza. E dell’esperienza bisogna farne tesoro, bisogna affrontarla con coscienza, ma va appunto affrontata. L’esperienza non si colleziona in una volta sola, ma è un costante esercitarci. È come se decidessimo di giocare a scacchi e ci ripetessero che la prima partita è quella che conta di più, non c’è niente di più sbagliato. La prima partita è importante, ma non più di tutte le altre e sicuramente non dell’ultima.
E allora perché affrontiamo l’amore in maniera diversa? Perché non dire ai nostri figli che la sessualità è un viaggio di scoperta e non un unico momento che influenzerà per sempre le nostre vite? Perché non raccontare la verità, cioè che avremo decine di partner nella nostra vita, ai quali vorremo bene per i motivi più disparati e non sempre profondi?
Perché non dire che il concetto di anima gemella ha rovinato la concezione di molti rapporti umani? Perché guarda caso, la vostra anima gemella parla la vostra stessa lingua e abita nel paese vicino a voi. Dovremmo anche ricordarci che sì, il primo amore può essere anche l’ultimo, ma che presentare questa particolare evenienza come l’assoluta verità o un altro traguardo da raggiungere ha solo creato sfiducia in noi stessi, paura di non rispettare delle scadenze che altri ci avevano dato. Una filastrocca, quella dell’anima gemella, usata per incutere timore e tramite il timore riuscire a controllare ed educare. A sfornare eserciti di ragazze probe e caste in attesa virginale del loro unico amore, e dall’altra parte schiere di machi cavalieri costretti a cercare più principesse possibili.
La prima volta è solo la prima di tante ed è preziosa perché ci insegna, ci insegna a prendere decisioni, ma sicuramente non ci rivela magicamente chi siamo in realtà. Quello è un percorso che solo noi possiamo affrontare e l’unica cosa certa è che non sarà una favola.
di Daniele “Rinoceronte” Daccò