Ossessionatissimo ME

Febbraio è noto per essere il mese dell’amore, ma la nostra redazione vuole spingersi un po’ più in là e dedicarlo alle ossessioni di ogni genere e non solo a quelle amorose. Come sempre, tra le pagine di questa rubrica, si cercano storie che hanno avuto un lieto fine o che ne stanno cercando uno. Non sempre queste storie ci riescono, specie se sono storie di ossessioni. E chi può rappresentare meglio un’ossessione se non un cattivo?

Sindrome ci era quasi cascato, durante uno dei suoi confronti con Mr. Incredibile e per poco non si era esibito in un “monologo”. Questa insana ossessione per l’assolo drammatico sembra essere una caratteristica tipica dei cattivi di ogni estrazione narrativa. Dai film ai cartoni animati, affondando le proprie radici nella letteratura di tutti i tempi, i malvagi delle storie sono spesso più ossessionati dal bisogno di esibirsi nel discorso del villain che non dalla conquista del mondo.

COME

La prima cosa da fare è frequentare una o più accademie di arte drammatica. Lo fanno tutti i cattivi, è evidente. Vi sfido a trovare un villain di alto livello che non sia in grado di ipnotizzarvi con i suoi gesti e la sua voce suadente. Quelli bravi ti fanno pendere dalle loro labbra e si spendono in esibizioni da Oscar (letteralmente, in alcuni casi).

Fin dal giorno in cui hanno strangolato il loro primo cucciolo, o ricattato un compagno di scuola, capiscono che il male ha bisogno di manifestarsi attraverso un preciso registro linguistico e uno scrupoloso codice espressivo. Lo sviluppo di quelle competenze specifiche del sapere, che li aiuteranno a costruire armi impossibili e a ordire complicati piani di conquista, non servono a nulla senza un Lee Strasberg di turno che ti fa scavare dentro in cerca delle tue motivazioni.

DOVE

La location giusta è fondamentale.
L’ossessione dei cattivi per i monologhi li spinge inesorabilmente a desiderare di avere un pubblico: di solito la loro nemesi o, alla peggio, delle città inermi. Ma senza l’ambiente, le luci e la musica giusta, è fatica sprecata. D’altro canto, se avessero dedicato più tempo alle armi di distruzione di massa invece che alle trappole per l’eroe, avrebbero vinto.

Va detto che i più abili sanno usare la loro ingegneria sintattica come una vera propria gabbia dentro la quale imprigionare la realtà circostante e coloro che la abitano. Altre volte si spendono in dialoghi il cui ritmo genera una continua suspense che “eccita” l’interlocutore attraverso un ribaltamento dell’orizzonte di attesa. Ma che sia reale o costruito con le parole, un palco serve sempre.

QUANDO

Roger Rabbit poteva farlo solo quando “avrebbe fatto ridere”.
Un cattivo vi direbbe che può farlo solo quando serve. In realtà il momento in cui un malvagio inizia a dare sfogo alla propria ossessione non coincide sempre con quel momento della storia in cui sarebbe effettivamente utile sapere perché lo sta facendo.

D’altro canto, se prima avessero premuto il bottone, e poi parlato, il pubblico sarebbe risultato un po’ freddino. Per un super cattivo, trovare il momento giusto in cui esibirsi nel monologo è tanto fondamentale quasi quanto il piano malvagio di conquista che gli fa da contorno, o dell’entrata in scena. Sì, insomma… Ogni genio del male sa che la differenza tra un cattivo e un super cattivo è sempre nell’entrata in scena.

PERCHÉ

Un villain, con il suo discorso, rielabora il mondo circostante al fine di crearne uno più adatto ai suoi scopi e che sia per lui più confortevole, violentando l’essenza originaria dei suoi abitanti. Ma questo inizia molto prima, nella sua testa.  Gli avvenimenti sono trasferiti attraverso una distanza mentale che consente al personaggio negativo di filtrare la realtà. Sebbene egli spenda molto tempo nell’uso della parola, qualche volta le motivazioni non fanno presa, e noi non riusciamo a comprenderle appieno.

Forse, alla fine dei conti, è proprio questo che li ossessiona più di ogni altra cosa.
Il bisogno di essere capiti.

di Alessandro Felisi

Alessandro Felisi
Alessandro Felisi

Attore, drammaturgo e scrittore di romanzi per ragazzi: è la mente dietro le mappe della redazione.

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