L’orgoglio di amare – I Mirmidoni di Eschilo

Giugno, il mese del Pride.

Un mese importante sotto ogni punto di vista, dannatamente importante visto il momento storico che ci mostra come riusciamo a essere ciechi e noncuranti di fronte alle violenze, fisiche ma soprattutto mentali, che tanti giovani subiscono solo per aver compiuto una scelta: la scelta di amare e amarsi, di conoscere e conoscersi.

Decidere in quale corpo voler vivere, quale persona voler amare e quale identità poter essere per il resto della propria vita, a prescindere da tutto ciò che la società impone come “Giusto”.

Mai questa parola fu più importante: Pride, orgoglio. Orgoglio di essere ciò che si vuole essere, ciò che ci rende umani.

Ma io osservo questa parola e scopro ancor più significati, molti più punti di vista. Pride non è solo “orgoglio”, ma amore, comprensione e volontà di agire di fronte alle avversità. Una parola dai mille volti, dai molteplici personaggi…

E visto che se non ci tiro fuori il teatro in questi argomenti io sto male, ho già pronto lo spettacolo che più rappresenta questo nome e i suoi simbolismi, una tragedia greca che aveva gettato le basi per questo movimento già prima che esso nascesse.

I Mirmidoni di Eschilo, un’opera perduta

Scritto dal padre della tragedia greca Eschilo, I Mirimidoni è ahimè un’opera perduta di cui ci sono stati pervenuti solo pochi frammenti, con la quale si è potuto però carpire la storia in maniera piuttosto precisa.

Tratta dal nono e il sedicesimo libro dell’Iliade e facente parte di una trilogia interamente perduta, l’opera ha come protagonisti quella che, a mio modesto parere, è la coppia gay più famosa della mitologia antica: Achille e Patroclo.

La storia riprende le vicende più famose dei due, con Achille che si ritira dal combattimento per l’offesa ricevuta da Agamennone, colpevole di avergli sottratto l’amata Briseide. Gettandosi tra le braccia dell’amato Patroclo, Achille osserva le difficoltà dei greci contro la coraggiosa difesa dei Troiani guidati dall’eroico Ettore, che li porta addirittura a combattere sotto le navi greche.

Conscio della possibile disfatta dei suoi compagni, Patroclo implora Achille di concedergli le sue armi per aiutare i greci a scacciare i Troiani dalla spiaggia. Achille concede il favore al suo amato è, beh, il resto è storia: Patroclo, gonfio di arroganza, si spingerà oltre i suoi doveri e verrà ucciso da Ettore stesso, scatenando l’ira di Achille che ritornerà in campo in cerca di vendetta.

L’orgoglio di amare: Achille, Patroclo e il messaggio di Eschilo

A prescindere dalla particolare bellezza che quest’opera ispira anche nei brevi frammenti ritrovati, I Mirimidoni è forse l’unica tragedia greca del tempo a rappresentare senza mezzi termini un rapporto omosessuale tra due protagonisti, in questo caso Achille e Patroclo, con l’ausilio di frasi esplicite, ma raccontate elegantemente secondo la drammaturgia dell’epoca. Descrivendo anche i rapporti carnali che hanno i due, ma senza malizia, mostrandoceli esattamente per come sono: una cosa normalissima e non da stigmatizzare.

Una cosa che al giorno d’oggi, verrebbe pesantemente censurata e ricoperta d’ingiustificate ingiurie.

E questa è soltanto una delle tante bellezze che rendono quest’opera degna di essere studiata e magari rappresentata. I personaggi sono quelli che rappresentano, ognuno in modo diverso, ovvero il significato di orgoglio e amore: Achille, caparbio e conscio delle sue certezze, incanala il suo orgoglio nell’amore che ha per Patroclo, rendendolo unico e creando un’ulteriore scusa per rimanere indifferente ai pericoli dei greci che lo hanno insultato. Il suo amato, invece, dolce e sensibile a ciò che lo circonda, usa l’amore per Achille  per spingerlo ad agire e portarlo in prima linea, per rendersi degno della sua fiducia e arrivando a peccare di orgoglio, finendo poi ucciso dalla sua stessa sete di approvazione.

Si può benissimo dire che è proprio l’amore di Achille a tagliare la gola di Patroclo. E in tutto questo, vi sono i Mirmidoni, nelle vesti di coro, che urlano a squarciagola il ritorno del loro signore, quasi fossero delle amanti abbandonate che desiderano di poter riabbracciare il loro amato:

“Vedi tu questo, glorioso Achille,
vedi tu l’afflizione operata
dalla lancia distruttrice sui Danai,
che tu hai tradito,
eppure stai seduto ozioso nella tua tendaǃ

Signor di Ftia, Achille! Perché, oh,
perché, sentendo dei massacri d’uomini
(Ahimé!) colpi di guerra, non attiri
la notte in nostro soccorso?”

Rende l’idea, no?

Una degna rappresentazione del Pride

Se esiste davvero una vera rappresentazione di Pride, questa è racchiusa nei frammenti de I Mirimidoni, scritta da un autore conosciuto per la sua epicità molto “Machista” e distante da quello che è essenzialmente una storia di amore senza pregiudizi.

Ma ciò rafforza la potenza e il senso che Eschilo ha voluto trasmetterci in questa storia perduta nel tempo, ma non nello spirito: dobbiamo essere orgogliosi del nostro amore, delle nostre scelte e della nostra vita.

Perché quest’ultimi ci accompagneranno in ogni passo che faremo, ci doneranno forza in ogni battaglia e ci permetteranno di prendere sempre la decisione giusta, per noi e per chi è al nostro fianco.

Affinché chi verrà dopo di noi non si vergogni mai più di ciò che decide di essere…o dell’amore che sceglierà di abbracciare.

Attore Novizio al vostro servizio!

Valerio Angelucci
Valerio Angelucci
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