Il giorno venerdì 8 marzo 2024 siamo stati invitati all’apertura straordinaria anticipata della mostra “Monet. Capolavori del Musée Marmottan Monet di Parigi“. La mostra è stata organizzata all’interno delle suggestive mura del Centro Culturale Altinate San Gaetano, situato nella zona centrale della città di Padova. La mostra esibisce ben 60 tele provenienti dal museo dedicato a Monet – come a molti altri espressionisti – in particolare dello stesso pittore. Le opere provengono precisamente dalla ex collezione privata dello stesso Monet. Si tratta infatti di quadri da cui lo stesso artista non ha mai voluto separarsi, conservati gelosamente nella sua casa a Giverny. Questa serie di opere è stata successivamente donata al Musée Marmottan dall’erede di Monet, il figlio minore, Michel Monet.
L’exhibit è stata aperta al pubblico il giorno successivo, sabato 9 marzo e rimarrà come temporanea fino al 14 luglio 2024. Potrete bearvi della vista delle tele del maestro Monet da martedì a domenica dalle 09:00 alle 19:30 e il lunedì dalle 14.30 alle 19.30 (tenente a mente che la biglietteria chiuderà in ogni caso alle 18.30). La mostra resterà anche in apertura straordinaria i giorni 31 marzo (Pasqua), 1 aprile (Pasquetta), 25 aprile, 1 maggio, 2 e 13 giugno.
Breve storia del Museo Marmottan Monet
Il Musée Marmottan Monet è situato in rue Louis Bolly, al civico numero 2, nell’affascinante capitale europea di Parigi. Il museo è così chiamato perché la sua nascita è legata ad una generosa donazione di un palazzo storico – così come delle opere di arte rinascimentale e d’epoca napoleonica – all’Académie de Beaux-art nel 1932. La donazione è stata fatta dallo storico dell’arte e collezionista francese Paul Marmottan, a cui dunque si deve anche il nome del museo.
In origine, il palazzo era il padiglione di caccia di Francois Christophe Edmond Kellermann, terzo duca di Valmy. L’edificio fu poi acquistato dallo storico dell’arte e collezionista Jules Marmottan, il quale lo lasciò alla sua morte in eredità al figlio, Paul Marmottan. Padre e figlio trasformarono questo palazzo quasi in una vera e propria wunderkammer, In particolare, Paul costruì una collezione incentrata sull’arte risalente al Primo Impero e alla Restaurazione. Alla morte di Paul Marmottan, lo stesso diede disposizioni che l’edificio – così come ciò che vi era contenuto – fosse donato all’Académie de Beaux-art. Questo, a patto che l’accademia aprisse un museo a suo nome. Il museo fu aperto al pubblico a partire dal 21 giugno 1934.
Alla morte di Michel Monet, questi donò a sua volta un gran numero delle opere del padre, Claude Monet – in particolare, le tele “nascoste” nella dimora del pittore a Giverny. A partire da questa ingente donazione, il museo iniziò ad ospitare anche opere dei pittori della corrente impressionista e oltre, tanto che – alla fine degli anni Novanta – il museo prese il nome di Musée Marmottan Monet de Paris.
Una storia dentro la storia: gli impressionisti
L’impressionismo è stata una corrente delle arti figurative che ha visto i suoi natali in Francia, durante il Diciannovesimo secolo. Il termine impressionismo, in realtà, è stato rivendicato dai pittori del movimento, ma non lo hanno sviluppato loro. Si tratta infatti di un epiteto dispregiativo che era stato utilizzato da uno dei più grandi critici d’arte dell’epoca, Louis Leroy, il quale scrisse a riguardo della prima mostra di quelli che sarebbero diventati conosciuti poi come impressionisti sul giornale Le Charivari:
“Impressione ne ero certo. Mi stavo solo dicendo che, dal momento che ero impressionato, doveva esserci una certa impressione in esso – e che libertà, che facilità di lavorazione! Un disegno preliminare per un modello di carta da parati è più rifinito di questo paesaggio marino.”
Il movimento si ispira apertamente alla pittura romantica, al verismo di Gustave Courbet e al lirismo pittorico di Jean Baptiste Corot. La base su cui si fonda l’impressionismo è in primis il rifiuto della pittura di stampo accademico, attraverso la predilezione dell’elemento della luce naturale – per questo, molti quadri venivano dunque dipinti en plein air, all’aria aperta. Monet è stato certamente uno dei maggiori esponenti dell’impressionismo. Ciò non toglie, la corrente ospitava altri grandi nomi quali Pierre Auguste Renoir, Edgar Degas e Paul Cézanne.
Il ruolo delle istituzioni e l’organizzazione della mostra
All’apertura anticipata della mostra è stato fatto precedere una breve introduzione da parte di chi ne ha reso possibile la realizzazione. Erano infatti presenti il Sindaco della città di Padova, Sergio Giordani, così come l’Assessore alla Cultura di Padova, Andrea Colasio. A prendere la parola anche la presidente del gruppo di produzione e organizzazione mostre Arthemisia, Iole Siena, e lo stesso direttore del Musée Marmottan Monet di Parigi, Érik Desmazières.
Desmazière ha esposto brevemente la storia del museo e, in particolare, ha posto l’attenzione su quanto siano state importanti le donazioni da parte dei collezionisti, che hanno reso il museo ciò che vediamo oggi. Iole Siena ha ringraziato i partner del museo che hanno permesso la realizzazione dell’exhibit e ne ha parlato come di uno strumento che “ci permette di conoscere a fondo Monet, ci consente di entrare nel suo cuore, nel cuore della sua casa e della sua arte più profonda“. L’ultimo intervento quello dell’assessor Colasio, il quale ha parlato di come il Centro Altinate San Gaetano sia stato e sia tuttora essenziale nel riposizionamento di Padova come grande città d’arte italiana.
Come è stata curata la mostra su Monet?
La curatela della mostra è stata assegnata alle stesse curatrici del Musée Marmottan Monet: la curatrice generale Sylvie Carlier, la storica dell’arte Marianne Mathieu, e l’assistente alla curatela Aurélie Gavoille. Oltre a trattarsi di una mostra inedita su suolo italiano – dato l’ingente prestito – interessante è stata la disposizione delle tele. All’interno della prima sala, ad esempio, troviamo il ritratto di Monet dipinto da Renoir in dialogo con delle piccole marine di Eugene Boudin. Buodin è stata una figura cardine nella formazione di Monet, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con la natura e l’elemento della luce. La disposizione tradisce anche il desiderio di donare centralità unicamente alle opere, senza scadere in esagerazioni. Allo stesso tempo, non mancano pannelli esplicativi utili soprattutto a spiegare ai visitatori i piccoli segreti della percezione umana di luce e colore.