Come tutte le cose che ci circondano nella vita, non esistono solo grandi rivoluzioni, ma anche piccole. Sono quelle in cui ci si imbatte in maniera a volte delicata, a volte improvvisa, non urlano per farsi sentire, ma sono lì e aspettano che tu le attraversi per cambiarti completamente.
Che siano piccole o grandi hanno il potere di modificare il modo in cui guardi il mondo, ti aprono la mente, ti fanno crescere.
A volte ti forniscono solo una prospettiva diversa che ti permetta di riflettere anche senza necessariamente facendoti cambiare idea, tuttavia servono per mostrarci che ciò che vediamo attraverso i nostri occhi non è l’unica verità.
Le mie piccole rivoluzioni
Io ho avuto la mia dose di piccole rivoluzioni, ma quella che mi è rimasta più impressa e che spesso funziona nello stesso modo quando la racconto, è accaduta una decina di anni fa.
Una calda estate mi trovavo in Giappone, accompagnavo un tour per Blueberry Travel ed ero in giro per le strade di Tokyo (o era Kyoto? Non lo ricordo ma non è davvero fondamentale) con una parte del gruppo di viaggiatori.
Stanchi e assetati abbiamo deciso di entrare in un cafè per rifocillarci: l’interno era di legno scuro, l’atmosfera accogliente e rustica, le pareti grigie davano una sensazione di frescura.
Mentre stavo aspettando il mio caffè affogato nel cioccolato e cannella, il mio sguardo scivolava sugli arredi accuratamente scelti e posizionati, fino a che, ad un tratto si è posato su una mappa del mondo appesa alla parete. Considerato il mio cattivo rapporto con la geografia di solito tendo a ignorare questi particolari, ma c’era qualcosa in quel planisfero che mi aveva colpita, qualcosa di diverso che mi aveva fatta fermare.
Ci ho messo almeno 10 minuti a capire cosa c’era di strano (Flora perdonami non è colpa tua – Flora è la mia insegnante di geografia delle elementari): la disposizione di continenti e nazioni era differente da quella a cui ero abituata. L’Asia, invece che trovarsi sulla destra del quadro, si trovava esattamente al centro.
Il cambiamento
In quel momento una voragine si è aperta nella mia mente e probabilmente i miei occhi si sono trasformati in fari, per la lampadina che si è accesa nella mia coscienza.
Il planisfero come lo conosciamo noi deriva da una proiezione creata nel 1569 dall’olandese Gerhard Kremer, ribattezzato Gerardo Mercatore – perché ci piace tanto cambiare i nomi a persone, città e cose- , basata sulle rotte del tempo.
Basata su una visione del mondo europacentrica, potrei dire arrogante, ma in realtà tutti tendiamo a progettare il mondo in base a come lo vediamo, no?
Chi è Narukawa Hajime?
Nel 2016 Narukawa Hajime ne ha disegnato una nuova versione che non solo tiene in considerazione maggiormente le reali proporzioni dei continenti, ma mantiene l’Asia come fulcro.
È quella che viene attualmente inserita nei libri di testo giapponesi per le scuole.
Ora non dico che dovremmo cambiare a quella con l’Asia al centro, per noi non avrebbe senso, ma dovrebbe aiutarci a riflettere sul fatto che non tutto ciò che c’è da sempre deve rimanere invariato per forza. Non tutto ciò che “è sempre stato così” deve rimanere così anche ora.
Dobbiamo imparare ad aprire gli occhi davvero, a guardare davvero, rimanere aperti e disposti al cambiamento, ma non cercarlo per forza o forzarlo anche quando non servirebbe a niente.
Ci vuole equilibrio, ma si sa, è sempre più facile a dirsi che a farsi.
Ora andate, cercate le piccole rivoluzioni e poi raccontatele a chi vi sta intorno.
Stay kind
Love, Monigiri