La cultura dell’alcool in Corea del Sud

La Corea del Sud è uno Stato che detiene diversi record tra i paesi dell’Asia, uno dei quali non è proprio positivo: i sudcoreani sono i maggiori consumatori di alcool del continente.
La spiegazione di tale record potrebbe essere superficialmente cercata nei ritmi frenetici e stressanti della vita nelle metropoli coreane ma, in realtà, l’alcool in Corea del Sud ha una storia secolare, che lo ha reso un elemento fondante della cultura del Paese.

Già durante il periodo più antico, quando la Corea era una penisola divisa in Tre Regni distinti, le bevande nate dalla fermentazione del riso venivano servite durante le principali festività legate alle fasi lunari.
Nelle cronache di tempi più recenti, la bevanda alcolica più citata è il Makgeolli 막걸리, ancora oggi l’alcolico simbolo della Corea del Sud, servito nelle tipiche ciotole in terracotta. Il Makgeolli è una bevanda a base di riso fermentato, dall’aspetto denso e torbido, di colore bianco latte.

Accanto al Makgeolli, fanno parte della famiglia dei Sul (술), ovvero degli alcolici coreani, centinaia di altri distillati più o meno diffusi, tra i quali spicca il Soju.
Ogni appassionato di cultura coreana ha incontrato, durante il suo viaggio alla scoperta di questo Paese, il Soju e le sue tipiche bottiglie verdi.
Distillato dal riso, dal grano o da altri cereali, il soju è una delle bevande alcoliche più consumate al Mondo, oltre ad essere uno dei prodotti protagonisti dell’esportazione sudcoreana. Seppur venga consumato quotidianamente e anche durante i pasti, il Soju deve comunque essere considerato un superalcolico, in quanto molte qualità di questa bevanda possono superare i 40° di gradazione alcolica. In media, il Soju più diffuso raggiunge invece i 15/17°.

Coreani e Soju, usi in Corea del Sud

Statisticamente, un coreano in un anno consuma circa 90 bottiglie di soju, che solitamente contengono 350 ml di prodotto. Oltre che nei bicchierini da shot, il soju viene mescolato ad altre bevande, alcoliche e non, per creare dei cocktail.
L’alcool in Corea del Sud è un fattore vitale per i rapporti sociali, sia nella sfera personale che in quella professionale. Negli uffici delle grandi città, il turno lavorativo termina spesso con una cena con i propri superiori e colleghi, occasioni nelle quali è praticamente obbligatorio brindare con bevande alcoliche.
L’alcool è anche un forte collante tra anziani e giovani, soprattutto nei momenti di celebrazione o nelle riunioni di famiglia.

Nei secoli, per la sua importanza vitale nella vita quotidiana, intorno all’alcool si sono create delle consuetudini e un’etichetta. La cucina coreana prevede inoltre dei tipici piatti d’accompagnamento agli alcolici.

Ritualità e consumo di alcool

Nella ritualità legata al consumo di alcool in Corea del Sud è sempre bene ricordare che la persona più anziana del tavolo deve essere servita per prima ed è buona norma non versarsi mai l’alcool da soli, ma è necessario attendere che qualcuno lo versi per voi. Durante un solo pasto è normale brindare più e più volte e, sempre, vedere rabboccato il proprio bicchiere appena finito il liquido al suo interno.
Oltre che durante i pasti principali, l’alcool viene utilizzato come accompagnamento agli Anju (안주), i piatti della cucina tipica coreana associati al consumo di alcool.
Gli Anju sono contorni o piatti semplici, composti da pochi ingredienti e di facile preparazione.
I tre tipi di Anju più diffusi sono quelli essiccati, quelli piccanti e quelli fritti.

Vi sarà impossibile non imbattervi in una bancarella di street food e resistere al profumo di una porzione di pollo fritto o di tteokbokki. Una volta seduti in uno dei tavoli spaiati e un po’ scricchiolanti, vi sarà impossibile rifiutare un bicchierino di Soju.

Il consiglio è sempre quello: ovunque voi siate, concedetevi il piacere di un bicchierino, non dimenticandovi però di bere responsabilmente.

 

di Silvia ‘Stovtok’ Pochetti 

 

Silvia Pochetti
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