La Barbie Paleontologa

Uno degli eventi più attesi nella paleontologia dei vertebrati è senza ombra di dubbio il meeting annuale della Society of Vertebrate Paleontology (SVP), solitamente tenuta negli Stati Uniti d’America.

Immaginatevi un piccolo comicon, ma solo per paleontologi, dove svariati gruppi editoriali presentano i propri lavori, gruppi di restauro esibiscono le proprie tecniche, ma soprattutto noi ricercatori presentiamo lavori in corso, come conferenze o poster. Il tutto in un clima molto colloquiale, amichevole, dove le risate e la birra scandiscono la settimana di conferenze scientifiche.

Nel penultimo giorno del meeting, gli animi si infiammano durante l’asta di beneficenza della Società, l’auction. Ora, senza star qua a spiegare le due tipologie di asta (silenziosa e normale), mi vorrei soffermare su un item che ogni anno viene offerto all’asta e ogni anno un fiero combattimento si svolge a colpi di dollari per possedere tale bene.

La Barbie Paleontologa.

Un set semplice, ma efficace

Non ho ancora capito il motivo specifico, ma noi paleontologi – più o meno la maggior parte, dallo studente della triennale al professore emerito universitario – siamo estremamente affascinati dal contesto di merchandising della nostra disciplina. Volenti o nolenti, tutti abbiamo dei modellini, delle riproduzioni e, si, anche dei giocattoli dei nostri animali del passato preferiti.

Ma, devo ammettere, questa Barbie mi ha sempre affascinato. Purtroppo, non sono mai riuscito a vincerla all’asta, ma quando avrò uno stipendio fisso mi batterò per conquistarla!

La scatola, ovviamente rosa (come ci ricorda il film di prossimo arrivo sulla bambola più famosa del mondo), contiene al suo interno una Barbie dai capelli cotonati biondi, sfoggiando la mise classica del paleontologo nordamericano (reso celebre dalla figura di Alan Grant in Jurassic Park): cappello ampio, foular, camicia a bottoni, cinturone di pelle marrone e pantaloncini color kaki. Credo ci siano anche degli stivali, ma dalla scatola non li vedo. Beh, spero che lei li indossi: molti scavi nordamericani tendono a lacerare anche gli scarponi più spessi…

Gli accessori a disposizione sono una borsa a tracolla (poco pratica sul campo, devo ammettere, meglio uno zaino), una borraccia (UTILISSIMA), una mappa geografica (avrei voluto una mappa geologica, ma forse chiedo troppo) e due piccoli “dinosauri” (li chiamerei meglio “schifosauri”) a impreziosire il tutto. Notevole anche il Triceratops che adorna il motivo della scatola. Inoltre, da poco ho scoperto che esiste una alternative edition con una Barbie castana e differenti schifosauri.

Insomma, una – quasi – perfetta rappresentazione del paleontologo da campo nordamericano. E specifico la regione geografica perché un completo così in altre condizioni atmosferiche, come quelle del Deserto del Sahara, il Gobi, le coste portoghesi o le lande patagoniche, apparirebbe un po’ troppo fuori contesto.

Tirando le somme, come set non è niente di speciale considerando vestiti e gadgets, ma…

Solo dinosauri azzurri?

… ma qui arriva il nocciolo della questione su cui vorrei soffermarmi.

I dinosauri, per qualche strano motivo di mercato, sono sempre stati inquadrati come avente un target principalmente costituito dai bambini maschi. Ve ne potete accorgere anche voi andando in un qualsiasi Toys Center. I dinosauri stanno lì, tra la Marvel, i Wrestler della WWE e i camion. E questa è una differenziazione, “azzurro vs rosa”, che non mi è mai andato a genio, dato che crea una separazione profonda di interesse e di ispirazione tra i bambini e le bambine che condividono un sogno, in questo caso quello di diventare paleontolog*.

Ne ho accennato nell’articolo del mese scorso, le paleontologhe femmine sono numericamente molto inferiori ai maschi e da svariati anni la comunità paleontologica in generale sta cercando di sensibilizzare sulla questione, tentando di cambiare questo trend molto triste.

Personalmente credo che l’infanzia e l’adolescenza giochino un ruolo molto importante, dato che è proprio in questa fascia d’età che una passione culturale e educativa come può essere lo studio della vita antica può cementarsi nell’animo di una persona. Ma questa “imposizione” dei dinosauri come oggetti d’interesse esclusivamente maschile rischia di spegnere l’interesse di quelle bambine che invece sono interessate all’argomento, arrivando così alla situazione moderna denunciata dalle associazioni paleontologiche.

Forse la mia visione è molto di parte. Mi baso su sensazioni mie, personali, dovrei avere dati alla mano per poter affermare ciò che ho appena descritto.

“Lisa Cuor di Leone”

Lisa-Cuor-Leone
Lisa Cuor di Leone

Ma di una cosa sono certo. Nel suo piccolo, la Barbie paleontologa, per quanto cotonata e fin troppo “pulita” per essere una persona in uno scavo, potrebbe rappresentare un piccolo, forse fugace, punto di svolta per ispirare quelle bambine che crescono con la passione per il mondo perduto. O, perlomeno, un esempio virtuoso da seguire per le case di produzione di giocattoli che vogliono farsi carico di questa piccola responsabilità.

Mi viene in mente la puntata dei Simpson “Lisa contro Malibu Stacy” (5X14) dove  Lisa Simpson e la creatrice di Malibu Stacy, Stacy Lovell, producono una bambola educativa e d’ispirazione per le giovani americane “con la saggezza di Hillary Clinton”. Purtroppo la bambola viene battuta da una Malibu Stacy “con un cappello nuovo”, ma la luce della speranza rimane quando una bambina compra una Cuor di Leone.

Perché, alla fine, questo è il goal di ogni divulgatore: arrivare al cuore anche di una sola persona, facendole scoprire cose nuove e ispirandola a nuove conoscenze. E la Barbie Paleontologa in questo può riuscire.

Anche se, giustamente, non di solo dinosauri vive la paleontologia. Occorrerebbe un set con la Barbie geologa, la Barbie paleobotanica, la Barbie paleontologa degli invertebrati, la Barbie preparatrice museale e perché no, anche la Barbie paleopatologa.

Hasbro, organizziamo?

Filippo DiceNDinosaur Bertozzo

 

Filippo Bertozzo
Filippo Bertozzo
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