Come vi ho già raccontato qui, fin da quando ero piccola l’arrivo del mese di dicembre ha sempre significato due cose, entrambe attese con la stessa ansia e aspettativa: il Natale e l’arrivo del nuovo lungometraggio Walt Disney. Il primo film Disney che io abbia mai visto al cinema è stato La Bella e La Bestia nel dicembre del 1992, e quello fu l’inizio di una lunga tradizione che porto avanti tutt’oggi.
Anche quest’anno non mancherò all’appuntamento perché il 21 dicembre (quindi proprio sotto Natale) uscirà nelle sale Wish, la nuova pellicola che celebra i 100 anni dello studio di animazione più famoso del mondo. Wish racconta la storia di Asha, una giovane abitante della terra di Rosas, un regno dove si realizzavano i desideri prima che il Re Magnifico decidesse di tenerli tutti per sé. Non mancheranno i riferimenti ad altre storiche pellicole Disney, come per esempio il primo film in assoluto pubblicato nel 1937 dalla Casa di Topolino, vale a dire Biancaneve (le personalità dei Sette Nani vengono rievocate dai co-protagonisti, amici di Asha) ma soprattutto Pinocchio, la cui colonna sonora When you wish upon a star (in italiano “Una Stella Cade”) è poi diventata il jingle che accompagna tuttora il logo Walt Disney. Il personaggio di Star, che accompagnerà Asha, rappresenta proprio la stessa Stella dei Desideri che appare in Pinocchio.
Ernesto “Ermavilo” Brancucci, un pezzo di storia disneyana
Come nella migliore tradizione Disney, anche Wish infatti sarà un musical. Le traduzioni e gli adattamenti delle canzoni disneyane in Italia sono sinonimo di Ermavilo: questo infatti è lo pseudonimo del compianto maestro Ernesto Brancucci (noto anche per aver doppiato tra i vari personaggi anche Pumbaa ne Il Re Leone), che si è occupato dei testi e della direzione musicale nelle edizioni italiane dei lungometraggi Disney (e non solo) dal 1986 (con Basil l’Investigatopo) fino alla sua dipartita, avvenuta nel 2021.
Ma il nome di Ermavilo continua ad essere legato a filo doppio a quello di Walt Disney: nel 2018 il maestro, insieme alle sue figlie Virginia e Lorena, ha fondato una scuola di doppiaggio cantato che porta appunto il suo stesso nome d’arte e che trova spazio negli studi della Chorus Line, la società che si occupa delle versioni italiane delle maggiori produzioni cinematografiche e televisive, non solo sotto il marchio Disney ma anche Rai, Fox, Dreamworks, Netflix, Amazon, Sony e molti altri.
Virginia e Lorena Brancucci: la storia continua
Virginia Brancucci, che oggi dirige la Scuola Ermavilo, è anche colei che ricopre il ruolo di direttrice musicale in queste produzioni, con sua sorella Lorena Brancucci che si occupa invece dell’adattamento dei testi in lingua italiana, rispettandone non solo il significato originale ma anche il sincronismo labiale, aspetto estremamente importante in fase di doppiaggio per poter fornire un’interpretazione il più possibile aderente all’opera originale.
Le sorelle Brancucci, grazie agli insegnamenti di papà Ernesto, hanno dedicato tutta la loro vita a quest’arte che è una specializzazione sia del doppiaggio che del canto. È possibile infatti ascoltare la voce di una giovanissima Lorena nel film del 1989 Oliver & Company: è sua la voce cantata della dolcissima padroncina del gattino Oliver, Jenny. Il suo doppiaggio cantato più famoso è invece nel ruolo della leonessa Nala ne Il Re Leone del 1994. Anche Virginia ha iniziato ad approcciarsi al leggio fin da bambina e, tra le tante cose, ha interpretato la sigla della serie tv Pepper Ann ed è stata la voce cantata di Odette bambina nel “non-Disney” L’incantesimo del lago.
La Scuola Ermavilo, un po’ come il Regno di Rosas, è un luogo dove i sogni diventano realtà. Io stessa ho avuto la fortuna di essere selezionata come loro allieva e studiare per tre anni dentro quelle sale doppiaggio dove la magia Disney è di casa. Ma lascio che un po’ di quella magia vi venga raccontata da chi la vive quotidianamente:
L’intervista esclusiva a Virginia Brancucci
Niente Da Dire: Ciao Virginia, grazie per averci dedicato il tuo prezioso tempo. Ciò che fai e che fate con tutto il tuo team negli studi della Scuola Ermavilo è un grande lavoro di squadra che abbraccia svariate competenze musicali, canore, attoriali, interpretative e linguistiche. C’è qualche aspetto di questo lavoro che non traspare completamente dal prodotto finale e che vorresti condividere con i nostri lettori, per aiutarli a comprendere meglio la “magia dietro la magia”?
Virginia Brancucci: Come dicevi giustamente prima, tutto questo lo ha iniziato mio padre da solo, prima ancora che io nascessi, in principio come cantante. Col trascorrere degli anni e l’aumentare del lavoro, Lorena ed io abbiamo iniziato ad affiancarlo. Oggi, la nostra è una squadra di undici persone, ragazzi appassionati, curiosi e umanamente meravigliosi, con cui condividiamo quotidianamente ogni sfida che la velocità di questi tempi ci impone e lo facciamo ridendo e volendoci bene. In fondo, credo che la “magia dietro la magia” sia proprio questa: nonostante lo stress delle consegne lampo, nonostante le difficoltà e l’impegno richiesti per fare questo “lavoro” sempre ai massimi livelli, noi rimaniamo uniti e riusciamo a divertirci insieme! Credo che tutto questo si percepisca nella buona riuscita dei prodotti a cui lavoriamo.
Virginia Brancucci: una carriera stellare
Niente Da Dire: Nella tua carriera stellare hai avuto l’occasione di collaborare e di dirigere artisti, attori, doppiatori e cantanti dai nomi illustri. Quale grande nome già incontrato o ancora da incontrare rappresenta il tuo sogno da direttrice musicale?
Virginia Brancucci: Sì, dalle collaborazioni in presenza alla direzione oltreoceano, in effetti ho avuto la fortuna di incontrare tanti personaggi famosi e il doppiaggio cantato ha di buono (o di perfido…) che mette in risalto la vera essenza di una persona, perché il canto è un’espressione profondamente intima e ti mette a nudo, davanti al microfono. Questo mi ha permesso di conoscere davvero chi avevo davanti, di vederne le fragilità e contemporaneamente aiutare a tirar fuori le risorse per uscirne al meglio. È una grande scuola per chi, come me, osserva ogni dettaglio e cerca di imparare sempre qualcosa.
Ciò che ho capito è che i più grandi, coloro che hanno una carriera più lunga e brillante, sono sempre i più umili e si comportano con grande professionalità in ogni momento, anche sotto stress. Questo è un grande insegnamento per tutti! Detto questo, rispondere alla tua domanda non è semplice, perché in realtà il sogno di un direttore è quello di riuscire a tirar fuori il meglio da un artista e permettergli di scoprire che aveva risorse che nemmeno lui conosceva; vederlo felice o commosso al momento dell’ascolto è il premio più grande.
Quindi, non esiste un personaggio specifico, perché quello che definiamo “mito” potrebbe deludere umanamente e non essere come ci aspettavamo, mentre la vera sfida è riuscire lo stesso a trarre il massimo dalla performance. Alcuni sono stati una meteora, una parentesi felice con cui la frequentazione è nata e finita con la lavorazione; con altri siamo diventati amici e ci sentiamo e vediamo tutt’oggi, come l’incantevole Serena Rossi, o il simpaticissimo Stefano Fresi.
Se vuoi proprio un nome, nel mio cuore di bambina cresciuta negli anni ’80 c’è sicuramente Cristina D’Avena, che è sempre stata un po’ il nostro alter ego per la tv ed è una meravigliosa professionista, oltre che una persona davvero amorevole e dolce. È stato molto facile capire perché sia così amata ancora oggi, a distanza di quarant’anni!
La vera magia: umiltà, fiducia ed esperienza
Niente Da Dire: Quale caratteristica apprezzi maggiormente in chi dirigi in sala di doppiaggio, sia umanamente che professionalmente?
Virginia Brancucci: L’umiltà resta la caratteristica fondamentale, perché permette anche all’artista più consolidato di mettersi nelle tue mani e farsi guidare in questo splendido mestiere che è davvero molto complesso e pieno di sfaccettature. Stabilire un rapporto amichevole e di fiducia è la base per portare sullo schermo un buon lavoro e permette ad entrambi, direttore ed artista, di completarsi, mettendo “sul piatto” entrambe le competenze, fondendole, per creare qualcosa di veramente magico.
Niente Da Dire: A quale personaggio tra tutti quelli delle storie che hai incontrato nel tuo percorso artistico sei più affezionata o ti rappresenta di più?
Virginia Brancucci: Oh, è impossibile rispondere a questa domanda! Credo che la bravura di chi scrive queste storie stia proprio nella capacità di farci trovare degli aspetti comuni, fra noi ed ogni personaggio raccontato, a seconda del periodo che stiamo vivendo e dell’età in cui siamo. Molti cartoni avevano un significato, da bambina, mentre oggi ne hanno un altro, perché col passare degli anni si cambia e ci si trasforma e si notano sfaccettature diverse, che magari prima non si erano colte appieno. Ad ogni modo, i ragazzi (la mia squadra) dicono che io sono Luisa Madrigal, ma secondo me è solo perché sono di costituzione robusta…
I messaggi per le nuove generazioni di doppiatori cantanti
Niente Da Dire: Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere una carriera nel mondo del doppiaggio cantato?
Virginia Brancucci: Credo che la prima cosa che una persona debba fare sia quella di chiedersi profondamente se davvero si voglia intraprendere questo percorso. Visto da fuori, sembra tutto molto facile, probabilmente; ma la realtà è ben diversa: servono tanto studio, costanza, voglia di superare i propri limiti, curiosità nel conoscere la musica nella sua totalità; serve molta sensibilità, ma anche la capacità di incanalarla a proprio favore, per far sì che non sia un ostacolo, davanti al microfono; serve la pazienza di conoscersi ed accettarsi, perché solo così si può imparare a pretendere da sé il massimo. I nostri cantanti principali sono un fiore all’occhiello, perché sono tutti professionisti in carriera, che continuano ogni giorno a mettersi alla prova, a studiare la propria voce ed il proprio corpo che cambiano naturalmente con l’età e a trovare un modo per essere sempre adeguati alla performance richiesta, che si evolve per stile e tecnica, col trascorrere del tempo e delle mode. Se dei professionisti, come Renata Fusco, Luca Velletri o Gabriella Scalise, ancora oggi si emozionano e sono in tensione davanti al microfono, è perché sono mossi da una passione costruttiva che li tiene sempre sull’attenti e li sprona a fare sempre meglio!
Niente Da Dire: E infine, la domanda di rito con cui concludiamo tutte le nostre interviste: cosa ti lascia senza niente da dire?
Virginia Brancucci: Sarebbe molto bello se i ragazzi oggi parlassero di più fra loro, di persona e a parole, usando i social solo per comunicazioni che non si riuscirebbero ad avere, per distanza geografica e non umana. Credo che questa chiusura in sé stessi non sia un aiuto in campo artistico, perché l’espressione di sé è possibile solo quando si ha il coraggio di ammettere a voce alta i propri limiti. Forse sono una boomer e sono cresciuta quando era quasi una vergogna avere il telefono, ma ciò che sogno per le generazioni future è un ritorno alla vera socialità, quella fatta di abbracci e chiacchiere, quella fatta di verità; la stessa verità che serve dietro ad un microfono, se si vuole arrivare a colpire il cuore delle persone che ci ascoltano. Quindi, forse, più che con niente da dire, ti lascerei con un niente da scrivere. Da dire c’è sempre tanto ed è meraviglioso condividerlo.
Ringraziamo ancora una volta Virginia Brancucci per la sua disponibilità e vi invitiamo a seguire le attività della Scuola Ermavilo sui principali social e sul sito internet https://scuolaermavilo.com/.
Wish, con la direzione musicale di Virginia Brancucci e i testi italiani di Lorena Brancucci, vi aspetta al cinema dal 21 dicembre 2023.
di Marta “Minako” Pedoni