Diventato famoso tramite Youtube con un canale di quasi 150.000 iscritti, Boban Pesov è un fumettista conosciuto a livello nazionale. Ad oggi, ha pubblicato 4 opere editoriali (Nazivegan Heidi, Frank, I Veri Fantasmi, Il dizionario illustrato dei #giovanimerda), svariati sketch sulle sue pagine social e collaborazioni con personalità del calibro di Don Alemanno e Barbascura X.
Al Torino Xmas Comics and Games 2023 abbiamo avuto la possibilità di fargli una breve intervista.
Partiamo con una domanda molto semplice: chi è Boban Pesov?
Fumettista, illustratore, ex youtuber (credo, perché ormai non faccio video da un po’), e vignettista, dato che per tanto tempo ho fatto numerose vignette. Sono un architetto fallito, ovvero sono laureato in architettura ma non ho mai praticato il mestiere. Quindi, tante cose è Boban Pesov. Anche imprenditore nel suo privato, quando non disegna, però quello è un altro discorso.
Qual è stato il primo fumetto che ti ha fatto appassionare al tuo lavoro?
Beh, guarda, in realtà solo i Topolino e il Giornalino… Sai che c’era il Giornalino, all’epoca? C’erano anche le edizioni speciali costituiti da una storia unica. Mi ricordo che una volta mi regalarono…Anzi, non me lo regalarono… Vinsi, grazie ad alcuni disegni che avevo fatto, questo speciale Giornalino con la storia dell’Isola del Tesoro fatta tutta a fumetti. Era molto, molto bella. Mi venne naturale, così, dire “Ma questa roba è bellissima, è bello che raccontano queste storie, con questi balloon”.
L’idea di poter capire quello che stavo vedendo solo guardando le immagini senza il bisogno di leggere, magari anche ispirandomi nel disegno, mi aveva subito colpito. Avevo molti numeri di Topolino, perché un mio vicino di casa, quando arrivai in Italia la prima volta, mi portò una scatola piena di Topolino degli anni ’60-’70 e li lessi tutti.
Abbiamo tutti quanti avuto una persona che ci ha dato una scatola di Topolini da piccoli…
Cosa che non faremo noi con altri, ovvio!
Ricordo che, nel Giornalino, io mi innamorai delle storie dei Bionicles!
Ah, figo!
Soprattutto a livello artistico…
Erano veramente belli! C’era veramente una passione, un lavoro, un mestiere dietro allucinante.
Da cosa nasce l’idea di Heidi nazista? Come è stata la reazione del pubblico nell’associare una figura fanciullesca ad un tema così provocatorio?
Mah, è nato tutto un po’ a caso, ormai è anche una storia vecchia. Nel senso, Heidi è del 2017, ma se ne parla tutt’ora: è rimasto un cult nel fumetto. L’idea era partita dalla casa editrice che pubblicò la storia all’epoca, la Magic Press, che voleva fare un fumetto su Heidi dato che erano decaduti i diritti. A quel punto arrivò Don Alemanno, l’autore di Jenus, che disse “Vabbè, ve lo faccio io Heidi, però lo faccio disegnare da Boban Pesov”.
E decisi di mettermi in gioco, all’epoca. Abbiamo ideato questa Heidi stronza, anti-onnivori e anti-carnivori, che va a trucidare ogni “mangiacadaveri” che trova per la sua strada. E’ stata decisamente una bella esperienza, un po’ faticosa, però ci siamo divertiti tantissimo.
Prima hai accennato del tuo fallimento come architetto. Però sono interessato a sapere se e come hai conciliato la tua conoscenza dell’architettura all’interno del tuo lavoro d’illustratore, magari per la costruzione delle tavole o l’utilizzo della prospettiva.
Eh, quello mi sta aiutando moltissimo nei lavori odierni. In NaziVegan Heidi si tendeva molto a fare delle “paraculate” come prendere i fondali, giocarci un po’ e creare dei mash-up cercando di rappresentare degli scorci esistenti. Ora che sto realizzando un fumetto tutto mio, dove certe volte anche le ambientazioni partono da zero, la mia professione da architetto mi aiuta moltissimo proprio per la gestione degli spazi, delle assonometrie, capire come strutturare un ambiente.
Usi spesso la provocazione nei tuoi lavori. Come è stata recepita nel corso degli anni dai tuoi lettori?
All’epoca ero molto più provocatorio, forse per egocentrismo, forse per la volontà di correre e farsi notare immediatamente. Oggi sono molto più tranquillo, tendo a pensare in modo un po’ più rilassato alle cose. Però all’epoca so che attiravo moltissimo l’attenzione, anche con gente che mi voleva aspettare sotto casa. Alla fine fu solo un periodo, farlo adesso sarebbe anche stupido nonostante in tanti lo facciano. Ma non ho più voglia. So che posso impegnare il mio tempo a fare cose molto più interessanti.
Che rapporto hai con la community, soprattutto dopo la riduzione dei video youtube?
Decisamente la community è minore. I pochi rimasti sono quelli “puliti”, sani, gente che a cui piace quello che faccio. E’ una community molto, molto attiva nel sostenere un certo mio percorso. All’epoca era più grande, ma costituita da gente che aveva voglia di urlare a caso, come facevo io, quindi era una community molto più traballante. C’era un via vai di gente, fan il giorno prima, il giorno successivo gli stai sul caxxo, quello dopo ancora torna ad essere un tuo fan, eccetera…
Quando ti esponi, esprimi più opinioni su più cose e quindi è ovvio che se prendo in questo momento con te dieci argomenti, magari siamo d’accordo solo su cinque e sugli altri no. A quel punto, trovi chi rispetta lo scambio di idee e continua il dialogo in modo molto easy. E c’è chi invece lo fa in modo permaloso, litigioso, soprattutto a causa dell’avvento del web che ha amplificato e alimentato il tutto.
Boban, che cosa ti lascia senza niente da dire?
Questa intervista! No, sto scherzando [ride]. Cosa mi lascia senza nulla da dire? Quando sono pienamente soddisfatto di qualcosa che mi fa venir voglia di dire talmente tante cose a riguardo da non riuscire a dire nulla. Ad esempio, quando guardi un film bellissimo, hai talmente tanta voglia di parlare, di dire, che poi alla fine non dici… niente. Ma guardatevelo, guardate che bello che è! E allora non hai niente da dire. Soprattutto lì, in quel momento, quando ti lascia senza parole.