Sopra la mia scrivania è appeso da anni un poster incorniciato de “I Predatori dell’arca perduta”. Non ho fatto altro che fissarlo mentre attendevo che iniziasse il collegamento con Harrison Ford, Phoebe Waller-Bridge e Mads Mikkelsen dal Taormina Film Fest. Si parlerà proprio di Indiana Jones, perché sta per uscire l’ultimo film della saga, “Indiana Jones e il quadrante del destino”. Il film è stato proiettato in anteprima italiana proprio nella città siciliana.
Il segnale audio si materializza prima di quello video. Inizio, così, a riconoscere la voce di Waller-Bridge perché, ovviamente, ho visto “Fleabag” in lingua originale e quel tono non lo scorderò facilmente. Poi sento la “sua” voce profonda e l’agitazione cresce.
Lo schermo si attiva e Harrison Ford compare nel mio computer, intento a fissare la webcam in compagnia dei colleghi e del mediatore stampa. Lancio un’occhiata ad altri giornalisti collegati e vedo molti reprimere un sorriso. Harrison fa quell’effetto, è come trovarsi di fronte il proprio eroe d’infanzia. La chiacchierata comincia in un clima molto rilassato. Ve ne offro alcuni estratti.
Il lavoro sul set di Indiana Jones
Come è avvenuta la vostra collaborazione sul set? Avete lavorato insieme per integrare al meglio i singoli caratteri coinvolti?
Ford: Avevamo una sceneggiatura bellissima dalla quale partire e i rapporti tra i personaggi erano già ben articolati sulla pagina. Non abbiamo fatto moltissime prove perché ci siamo più volte consultati con il regista James Mangold. Una volta sul set, poi, sono poche le cose alle quali prestare attenzione (come non inciampare nell’attrezzatura, ad esempio!) e quando è stato annunciato: “Ok, si gira!” eravamo tutti pronti.
Mikkelsen: Sono d’accordo, quando hai una bella sceneggiatura di partenza è tutto più facile. Il mio compito si è limitato a quello di rendere la vita di Indiana Jones più miserevole possibile!
Indiana Jones: I personaggi
Indiana Jones è sempre stato un eroe d’azione ma in quest’ultima avventura ti vedono più come un personaggio molto carico di emozione. Come è stato indagare su questo aspetto?
Ford: Non credo si possa rappresentare un personaggio senza prestare molta attenzione alle sue emozioni. Non metto in discussione la domanda, ma credo che sia una conseguenza del fatto che si tratti del mio ultimo film in questi panni. C’è un rapporto emotivo tra il mio personaggio e quello di Phoebe, lontano da quelli romantici dei precedenti film. Qui sono il suo padrino e lei cerca di ribadire cosa non funzioni tra di noi. Io cerco di risanare questo rapporto e questo è l’elemento emotivo più forte della storia. Il mio primo film di Indy è uscito quarantadue anni fa ed era un personaggio diverso, più giovane e prestante. Ora le cose sono diverse e anche i rapporti tra personaggi lo sono. In questo film Indy non è in un momento piacevole, colmo di problemi personali. L’arrivo di Phoebe cambierà le cose.
Mads, cosa serve per essere un perfetto villain di Indiana Jones?
Mikkelsen: Temo tu debba trovare il tuo nazista interiore, che immagino funzioni sempre in questi film (ride). Devi capire il quadro di riferimento, fino a dove potrai spingerti e in quale contesto ti trovi. È un tipo di film difficile da definire, lo capisci solo nell’istante in cui lo vedi. Comunque io ragiono sempre sul fatto che i miei cattivi si sentano i protagonisti del loro stesso mondo.
Domanda per tutti: cosa vi portereste a casa del guardaroba di Indiana Jones.
Ford: Dubito sia una domanda per tutti, questa è dritta dritta su di me (risate). Comunque io mi prenderei il cappello.
Waller-Bridge: Io la frusta.
Mikkelsen: Anche io prenderei il cappello. Ma nessuno vuole la giacca?
Indiana Jones: il futuro
Phoebe, nel prossimo futuro potremmo avere uno spin-off di Indiana Jones con te come protagonista assoluta?
Waller-Bridge: Non è una domanda da porre a me, perché non è nei miei poteri. Non penso ci sia molto da aggiungere, onestamente. Indiana Jones è definito e immortale grazie al lavoro compiuto da Harrison Ford. Credo che nessuno potrebbe superarlo.
Ford: A me è sembrato un “Sì”, comunque… (risate)
Dopo Han Solo, Rick Deckard e Indiana Jones quale altro personaggio vorresti rivisitare?
Ford: Io, in realtà, non rivisito quasi mai i personaggi. Lo faccio solo se il film che li vedono coinvolti possano risultare efficaci o migliori dei precedenti. Io, Spielberg e Lucas abbiamo sempre fatto film su Indy che potessero aggiungere dettagli nuovi su di lui, come quando abbiamo introdotto suo padre. Qui parliamo della sua pensione e di una storia che ritengo possa rappresentare una conclusione. Un vero finale, non un cliffhanger in stile anni ‘50. La costruzione della storia, le relazioni personali e l’investimento emotivo da parte del pubblico qui nascono dal fatto che stiamo raccontando l’ultima avventura di Indiana Jones.
Molti dei personaggi che hai interpretato sono eroi. Ma chi è un vero eroe per te?
Ford: Parto dall’inizio – io interpreto un archeologo, non un eroe. Non c’è modo di interpretare un eroe, almeno un eroe convincente. Se indossi un mantello o una tuta puoi essere un supereroe, ma noi ammiriamo le persone per ciò che fanno. Una persona comune può diventare un eroe perché si comporta in maniera straordinaria e altruista in circostanze insolite. Io mi limito a recitare ciò che è scritto. Ho sempre voluto che il pubblico percepisse paure e trionfi di un personaggio. Non sono interessato agli aspetti spettacolari in sé, tutto ciò che faccio è sempre stato legato al personaggio. Da giovane Indy si sarebbe comportato in un modo e ora in un altro. Non è eroico o, perlomeno, così io lo vedo.
Phoebe, in questo film c’è un nuovo modo di raccontare un personaggio femminile di questa saga. Quanto c’è di tuo in Helena?
Waller-Bridge: Oh, mamma! Vorrei essere molto più simile a Helena. Questo è il bello del fare l’attore, calarsi in personaggi anche diversi da te. Helena è coraggiosa, non ha paura e talvolta non pensa alle conseguenze di ciò che fa. Forse in questo siamo simili. Ho avvertito una connessione con alcuni lati di lei. Certo, mi piacerebbe molto avere il coraggio di lanciarmi da auto o aerei come lei. Forse lo farò, lo scopriremo a breve!
Ultime curiosità
Quale personaggio storico vorreste incontrare realmente?
Mikkelsen: Ci sono molti periodi affascinanti. Ammetto che vorrei assistere alla costruzione delle piramidi. E vorrei incontrare Gengis Khan. Da un certo punto di vista è riuscito in imprese sensazionali, molti lo definiscono cool ma ha anche ucciso moltissime persone. Forse vorrei parlare con il suo PR per capire come ha fatto a costruirsi quell’immagine (ride).
Waller-Bridge: Io sono sempre stata affascinata da Cleopatra. Avrei voluto essere una mosca su una parete per assistere ad alcuni suoi incontri storici.
Ford: Abraham Lincoln. Credo potrebbe darci parecchi spunti anche per il presente.
Qual è il segreto del professor Jones? Perché è sempre così amato?
Ford: Grazie a Steven Spielberg e George Lucas. Loro lo hanno concepito come puro intrattenimento di alta qualità. È azione, emotività, storia sui rapporti umani. Noi raccontiamo storie, non facciamo manuali di testo. E la gente ama i personaggi grazie alle storie che vivono perché senza di esse non potresti innamorarti di loro. Siamo stati nelle mani di geni cinematografici.
A questo punto una mia domanda viene “unita” alla domanda di una collega perché molto simili ma tanto basta per sentire riecheggiare il mio nome completo davanti a Harrison Ford, un momento di altissimo livello.
Mads, sei stato avversario di James Bond e Indiana Jones. Esiste un altro personaggio iconico che vorresti affrontare?
Mikkelsen: Non ho veri e propri “sogni nel cassetto”. Se mi arriva un’offerta legata a un progetto che mi interessa io mi ci dedico. Però è vero: li ho affrontati quasi tutti… e ho sempre perso! Ora che ci penso sono un grande fan dei film di zombie. Ecco, mi piacerebbe poter affrontare degli zombie!
Interviene Harrison Ford:
Ford: Quanti film americani hai fatto per ora?
Mikkelsen: Svariati.
Ford: E in quanti di questi sei sopravvissuto?
Mikkelsen: Sono morto in tutti quanti. Evidentemente a Hollywood non amano i danesi!
I saluti di rito al termine dell’incontro sono molto veloci e, nel giro di pochi istanti, lo schermo torna a oscurarsi. Resto seduto per alcuni secondi, tornando a guardare il poster de “I Predatori” sopra la mia testa. Anche se questo film non dovesse rivelarsi di mio gradimento mi avrà, comunque, permesso di condividere una mezz’ora con Harrison Ford. Direi che può bastare.
di Roberto “Mr. Rob” Gallaurese