La scoperta dentro la soluzione – Il secondo enigma della Sfinge

Questo mese abbiamo dedicato tutti i nostri articoli al tema degli enigmi. Una tematica molto interessante dal punto di vista del teatro, visto che molti testi o performance teatrali di vario genere si basano sull’enigma e sulla risoluzione dei misteri. Quindi, per il sottoscritto, era più che facile scegliere un qualsiasi spettacolo o argomento teatrale da approfondire assieme a voi.

Eppure, la prima cosa che mi viene sempre in mente riguardo agli enigmi non ha a che fare con il teatro. Cioè, sì, in verità. Perché ciò di cui parlo è sicuramente stato trasposto in vari spettacoli o performance teatrali famose, ma il teatro non è la sua vera origine. È il mito greco a darmi sempre il primo esempio più azzeccato per parlare di enigmi, fonte inesauribile di ispirazione per ogni appassionato di arte in generale e capace di rappresentare qualsiasi aspetto della vita umana in ogni sua incredibile storia.

Anche per quanto riguarda l’enigma, la mitologia greca non si tira indietro, visto che ci dona l’enigma per eccellenza, quello che balena nella mia testa ogni volta che sento quella parola: l’enigma della Sfinge, raccontata nel mito di Edipo.
Tutti conoscono il famoso enigma del mostruoso essere metà donna e metà leone, è celebre in ogni angolo del globo: inutile analizzarlo ancora, direte voi. Ed è qui che il sottoscritto vi tira fuori dal cilindro un bell’aneddoto per stupirvi: sapevate che in realtà la Sfinge pone due enigmi a Edipo e non solo uno?

Edipo e la Sfinge: una battaglia di deduzioni

Andiamo con ordine, riassumendo brevemente questo splendido mito.

La Sfinge è un mostro inviato da Era per punire la città di Tebe e soprattutto i peccati di Laio, re reggente della città, reo di aver rapito e violentato Crisippo, giovane figlio di Pelope, re di Micene. Laio viola così la fedeltà alla moglie Giocasta con un atto abominevole.

La Sfinge viveva nascosta tra le alture di fronte alla città e poneva un enigma a ogni viandante, contadino e soldato che incontrava sul suo cammino. Se la persona non sapeva la risposta, la Sfinge la divorava di gusto: questo portò la città a chiudersi dentro le sue mura in preda al terrore e soffrendo una profonda carestia.

Persino il figlio di Creonte, consigliere e sovrintendente del trono, sarà vittima delle fauci della bestia. Laio, lungo la strada verso Corinto intrapresa nel tentativo di cercare aiuto, viene ucciso. Subito dopo compare Edipo, giovane guerriero partito proprio da Corinto per allontanarsi da un’oscura profezia (che ha già in parte compiuto, ma questa è un’altra storia). Egli decide di affrontare la Sfinge per aiutare Tebe iniziando così una vera e propria battaglia di deduzioni con il mostro, che gli pone il famoso indovinello:

“Qual è l’animale che al mattino ha quattro zampe, a mezzogiorno ne ha solo due e alla sera tre?”

La risposta di Edipo è diretta:

“L’Uomo, che da bambino si muove a quattro zampe, da adulto si muove eretto, su due piedi e da anziano ha bisogno di un bastone per muoversi, la terza gamba”.

Ed è qui che, di solito, il racconto del mito termina, con la sconfitta e la relativa morte della Sfinge. Una versione guascona del racconto ci mostra, però, una Sfinge molto più combattiva e poco incline ad arrendersi, ponendo a Edipo un secondo indovinello.

Il secondo enigma della Sfinge

Quasi nessuno conosce il secondo enigma della Sfinge, solo i più appassionati e gli studiosi di Mitologia hanno approfondito questo aspetto, condividendolo su siti e libri dedicati alla storia di Edipo.

La storia ampliata racconta che la Sfinge non accetta la sconfitta subita dal giovane Edipo e decide di continuare la sfida, ponendogli un secondo indovinello, che ritiene ancor più difficile:

“Ci sono due sorelle: la prima dà alla luce l’altra e questa, a sua volta, dà vita alla prima. Chi sono?”

Qui Edipo riflette molto più attentamente per cogliere la soluzione. La sua perspicacia ha però ancora una volta la meglio, arrivando a risolvere anche questo enigma:

“Il Giorno e la Notte”

Esse vengono considerate “sorelle” poiché in greco le due parole sono declinate al femminile ed ecco spiegata l’origine dell’enigma.

In questo momento, la Sfinge, battuta definitivamente, perderà il suo scopo e deciderà di gettarsi giù dall’altura, schiantandosi tra le rocce. Una fine triste, a mio parere, poiché essa dimostra quanto in realtà quel mostro sia stato per certi versi onesto con Edipo e con tutti coloro che l’hanno affrontata. Lei non ha attaccato Edipo nonostante avesse perso non una, ma ben due volte, ma ha preferito togliersi la vita per lavare via l’onta della sconfitta. Una fine quasi onorevole, degna di rispetto.

Gli enigmi: la bellezza della scoperta


Non c’è che dire, il mito della Sfinge e i suoi indovinelli è di sicuro il più interessante da narrare quando si vuole parlare di enigmi e misteri. Non tanto per gli indovinelli in sé, ma per il puro piacere della scoperta e la bellezza che essa nasconde. Gli enigmi affascinano la mente umana non tanto per la voglia di dimostrare il proprio ingegno, ma per scoprire il significato e la soluzione in essi nascosti.

Lo scopo è poter analizzare l’enigma stesso attraverso la soluzione, ma anche colui che ce l’ha posto, ricercare nuove forme e segreti di quello stesso indovinello e poter risolvere anche quelli per poter accumulare conoscenza e cultura. Perché ciò che rende il mito della Sfinge unico nel suo genere non è il classico scontro epico tra l’eroe e il mostro, visto e rivisto ovunque, e nemmeno la sua incredibile (e triste) conclusione, ma il duello di menti che si affrontano onorevolmente.

La sfida tra l’uomo e la bestia, simili e indissolubili, alla costante ricerca del significato e della scoperta che un enigma può donare. Non con una soluzione, ma con la genuina volontà di imparare.

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Valerio Angelucci
Valerio Angelucci
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