Essere appassionati di storia produce, fra i tanti problemi sociali, quello di associare, a semplici parole o concetti elaborati e complessi, episodi che si riferiscono a uno specifico evento storico o a una serie di eventi, come un collegamento mentale automatico che semplicemente non può essere spento.
Dico che questa cosa è un problema perché, nella maggior parte dei casi, le persone non hanno idea di cosa tu stia parlando e quindi ti ritrovi a dover compiere una scelta imbarazzante: o ti lanci in un’articolata discussione per spiegare più dettagliatamente possibile che lampadina si è accesa nel tuo cervello, oppure lasci semplicemente cadere la cosa, rassegnandoti all’idea che non freghi grossomodo niente a nessuno.
La ragione per cui mi trovo a condividere questo pensiero è che qualcosa di simile mi è capitato quando ho realizzato che il tema di questo mese sarebbero stati gli enigmi: non ho potuto trattenere la mia mente dal divagare su Enigma. Una volta tanto, mi sono deciso a non lasciar perdere e raccontare questa storia.
È una storia che contiene una ricetta, sulla carta, perfetta: c’entrano la guerra, lo spionaggio, i nazisti e persino scienziati che hanno cambiato la storia. C’è la ricetta per un film da Oscar (che in effetti esiste, ma ci arriviamo).
Quindi, senza ulteriori indugi, scopriamo cos’era Enigma.
Che cos’era Enigma?
La prima e più ovvia domanda è questa: quando scriviamo Enigma con la E maiuscola, di cosa stiamo parlando?
Volendo dare una definizione più semplice possibile, Enigma era una macchina creata per la crittografia dei messaggi.
Fu sviluppata dall’ingegnere tedesco Arthur Scherbius e vide un largo impiego da parte dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. La preoccupazione per le comunicazioni della Germania nazista era legata alla consapevolezza che, durante il primo conflitto mondiale, molte delle trasmissioni militari tedesche erano state intercettate, conferendo agli inglesi un notevole vantaggio tattico.
Si rese quindi necessario adottare un nuovo sistema di cifratura, possibilmente uno che rendesse più complesso lo spionaggio per le potenze nemiche. La macchina di Scherbius s’inserì proprio in questa necessità: i tedeschi la utilizzavano per criptare messaggi radio, telegrafici e persino i bollettini meteo (si pensa per spingere il nemico a girare a vuoto cercando di comprendere messaggi fondamentalmente inutili). Questo gli diede, per un lungo periodo, un considerevole vantaggio organizzativo e strategico rispetto al nemico.
Come funzionava Enigma?
La macchina in sé funzionava grazie a un meccanismo di rotori regolabili su ventisei posizioni, corrispondenti alle lettere dell’alfabeto. Frontalmente, la macchina presentava due tastiere: una tradizionale da macchina da scrivere e una fatta di tasti che s’illuminavano elettricamente. Quando l’operatore premeva un tasto sulla macchina da scrivere, un impulso elettrico passava da rotore a rotore fino al rotore finale detto il riflettore. Infine, il segnale tornava indietro fino a mostrare una lettera illuminata: quello era il carattere cifrato.
Inizialmente, i rotori utilizzati erano tre. Furono aumentati a cinque durante la guerra, producendo un numero di combinazioni possibili così ampio da rendere praticamente impossibile decifrare il codice prima che le chiavi fossero cambiate. O almeno, renderlo impossibile per un essere umano: furono infatti le macchine la chiave di volta per decifrare Enigma.
La corsa per decifrare Enigma
I primi ad avere sottomano una spiegazione del funzionamento di Enigma furono i francesi che, grazie a un impiegato tedesco, ottennero i manuali di funzionamento già nel 1931. In Francia ritennero però la macchina troppo complessa per potersi realmente dedicare allo studio di un sistema di cifratura.
Di opinione diversa furono i polacchi che, persuasi del fatto che prima o poi la Germania li avrebbe invasi, chiesero ai francesi la documentazione. Si rivolsero poi al mondo accademico per elaborare una soluzione. Il risultato fu una macchina nota come Bomba, sviluppata dal matematico Adam Rejewsky e che simulava il funzionamento di una macchina Enigma e, con tentativi reiterati, cercava di decifrare un messaggio.
Quando però i tedeschi implementarono il sistema a cinque rotori e iniziarono a cambiare cifratura ogni giorno, la macchina di Rejewsky finì per rivelarsi inadeguata. Allora la Polonia inoltrò i risultati delle ricerche in Inghilterra, appena prima dell’invasione del 1939.
Alan Turing e il suo calcolatore
In Inghilterra fu il matematico Alan Turing a riprendere il lavoro di Rejewsky, teorizzando una versione più rapida ed efficiente della Bomba. I suoi studi si tradussero poi in Colossus, calcolatore sviluppato dal matematico Max Newman e oggi considerato il primo antenato del moderno computer.
La possibilità di decifrare Enigma diede agli Alleati un considerevole vantaggio tattico, traducendosi nella possibilità di conoscere destinazioni di attacchi, spostamenti di sommergibili e organizzazioni strategiche della Germania nazista. Sulle ricerche di Turing esiste un film del 2014, intitolato The Imitation Game e vincitore del premio Oscar per la migliore sceneggiatura.
Nonostante il suo fondamentale contributo alla risoluzione del conflitto, nel 1952 Alan Turing venne arrestato per aver commesso il reato di omosessualità. Non si difese in tribunale, limitandosi a sostenere di non vedere nulla di male nelle sue azioni. Fu così condannato e costretto a scegliere fra due anni di carcere o la castrazione chimica. Turing decise di evitare la prigione, ma il trattamento e l’umiliazione subita lo condussero in una spirale depressiva che sfociò nel suo suicidio il 7 giugno del 1954.
Una spirale, la sua, che dovrebbe ricordarci come – non solo in Germania, ma in tutto il mondo – le lotte per i diritti civili avevano ancora molta strada da percorrere.
di Emmanuele Ettore Vercillo