Una delle cose che amo di più delle vacanze all’estero è il cibo.
Non sempre (e non esattamente) il cibo in sé, ma piuttosto l’idea di abbandonarsi alle abitudini alimentari di altri paesi e di provare cose diverse. Perfino l’approcciarsi con malcelata diffidenza agli improbabili accostamenti che solo a gente straniera verrebbe in mente di fare, fa parte del divertimento.
Nonostante questo, in famiglia abbiamo sempre osservato due regole ferree durante le vacanze all’estero:
1) Mai mangiare in ristoranti italiani
2) Quando non specificato, chiedere se un certo alimento è fritto
Mentre la prima si spiega da sola, la seconda è frutto dell’esperienza.
Dopo anni di tentativi, quest’estate siamo finalmente riusciti ad andare in Cornovaglia. Una volta atterrati a Londra abbiamo ritirato la nostra auto a noleggio, ed io ho cominciato a recitare il mantra che uso sempre quando devo guidare dal lato sbagliato della strada: “Tieni la sinistra! Tieni la sinistra!” Pieni di reverenziale timore per le rotonde, partiamo alla volta di Bampton, nel Devon, dove un cottage in stile georgiano ci aspettava.
Mentirei se dicessi che non ho pianificato una buona parte della nostra vacanza o che non mi sono documentato a dovere sui posti da visitare o sulle cose da mangiare. A questo proposito dovete sapere che la Cornovaglia è una delle zone dove si mangia meglio. Certo, sono pur sempre inglesi. Il loro approccio al cibo prevede quantità illegali di burro salato o la frittura di qualunque cosa si possa infilare in una friggitrice. E le loro friggitrici sono grandi, credetemi.
Se fate ricerche sui piatti tipici della Cornovaglia incapperete quasi sempre nelle stesse tre o quattro cose il che potrebbe scoraggiarvi. Fortunatamente la scelta è più ampia di quanto non si pensi. Anche frutta e verdura, spesso a chilometro zero, sono sia un vanto che un prodotto di grande pregio. La carne, di animali che pascolano rigorosamente all’aperto su grandi prati verdi, è rovinata solo dall’incapacità degli autoctoni di cucinarla e lo stesso per il pesce che quando non viene fritto è usato come ripieno per le torte.
Le sale da the sono imbattibili e alcune torte le ho sinceramente adorate. I loro prodotti panificati non hanno nulla da invidiare ai nostri e da tempo, dal Pub al ristorante di lusso, tutti offrono opzioni vegetariane e vegane. Insomma, si può sopravvivere. Specie se hai messo qualche chilo di pasta in valigia. A questo punto, forte di una accurata gastro-ricerca, io e il mio amico Danilo decidiamo che vogliamo provare tutti i formaggi su cui riusciamo a mettere le mani. Si perché, per chi non lo sapesse, la Gran Bretagna ha una tradizione casearia notevole.
Se da una parte Charles De Gaulle, rivolgendosi al proprio paese si era chiesto “Come si può governare un paese che ha 246 varietà differenti di formaggio?”, viene da chiedersi cosa avrebbe pensato se avesse saputo che la produzione made in UK vanta oltre 700 tipi di formaggio. Considerati un dessert, più che un contorno, i formaggi troneggiano sulle tavole degli Inglesi quasi in ogni momento della giornata. Dal Cheshire Cheese, già noto in epoca romana e citato nel grande censimento del 1086, il cui nome pare abbia ispirato Lewis Carroll per il nome del Cheshire Cat, allo Stilton Blue Cheese. Ci sono formaggi a pasta dura come il Barwheys, oppure il Rachel Cheese, prodotto nel Somerset e lasciato maturare in salamoia.
Non è difficile documentarsi e scoprire di quanti tipi di formaggio disponga il paese.
Meno facile è metterci le mani sopra.
Fatta eccezione per il Cheddar prodotto nel suo luogo d’origine e che abbiamo comprato in alcune sue varianti in occasione della visita alla Gola omonima, non siamo riusciti a mettere le mani su nessun’altro tipo di formaggio. Perfino nei più grandi supermercati il banco dei formaggi esponeva prodotti scandinavi, francesi, italiani e il Cheddar.
Chi mi conosce e soprattutto chi conosce il mio amico Danilo, sa che se un cibo esiste, noi lo troviamo. Eppure, per quanti villaggi abbiamo attraversato e per quanti negozi alimentari visitato, non siamo riusciti a trovare traccia di uno dei prodotti inglesi più tipici, se non nelle varianti di cui sopra.
Come è stato possibile tutto questo?
Che sia un prodotto di cui vanno tanto gelosi da non volerne concedere più che qualche assaggio al resto del mondo? In Cornovaglia sono tutti gentili e bendisposti e si fanno in quattro per farsi capire. Per parte nostra posso affermare senza ombra di dubbio che ci siamo comportati bene, lo giuro. Abbiamo perfino preso 5 stelle dal nostro Host su AirB&B.
Eppure dobbiamo aver fallito qualche misteriosa prova, oppure offeso involontariamente qualcuno, perché il loro formaggio ce lo hanno tenuto ben nascosto.
di Alessandro Felisi