Era una notte buia
Tutto comincia sempre nelle notti buie e tempestose, no?
Ero sdraiata, tutta storta, sul divano di casa dei miei e guardavo la tv, mentre mia madre, sull’altro divano del salotto, dormiva.
Sullo schermo che brillava nel buio vedo cominciare una nuova serie, di cui non sapevo nulla: due fratelli, un ricordo, una donna che trascinata sul soffitto di una casa prende fuoco col ventre macchiato di sangue.
Ho smesso di guardare e sono andata a letto.
Così i Winchester sono entrati nella mia vita, all’improvviso e per un breve istante, che è durato 15 anni.
Dopo qualche tempo ho deciso che avrei riprovato a guardare quella serie che mi aveva tanto impressionata nei primi minuti. È stato in un periodo in cui le cose, per me, non andavano benissimo da nessun punto di vista.
Ho acquistato a Edimburgo il cofanetto scontato della prima stagione di Supernatural.
L’ho finita in neanche una settimana, rendendomi conto che non faceva poi così senso.
Piano piano, puntata dopo puntata, mi sono trovata affascinata e rapita dalle avventure di Dean e Sam, i cacciatori di mostri.
Come in un gioco di ruolo
Vivevano la loro vita fingendo di essere qualcun altro, poliziotti, F.B.I, C.I.A, sceriffi federali. Un giorno erano medici e l’altro giornalisti. Un’esistenza nelle ombre per aiutare un’umanità che non sa neanche a cosa stanno rinunciando per salvarli dai loro peggiori incubi. Sono rimasta invischiata nel loro essere ogni volta qualcuno di diverso, come un gioco di ruolo, il loro perdersi e poi ritrovarsi, le battute, la musica. Mi facevano tenerezza, e a volte pensavo a quanto dovesse essere solitaria la loro vita. Forse proprio per questo mi hanno sempre tenuto compagnia.
In un certo senso mi hanno dato anche un po’ di supporto emotivo per superare le difficoltà di un periodo storto, mi hanno inconsciamente accompagnata in quella che era la lotta con i miei demoni.
Dopo la sesta stagione le cose non sono andate proprio bene. La decisione di portare avanti la serie anche se sarebbe dovuta finire, bè, si è fatta sentire.
La storia è diventata ripetitiva, mancava di mordente, le puntate belle c’erano, ma erano sempre meno. Eppure non riuscivo a lasciarli, non riuscivo ad abbandonare i fratelli Winchester.
Nel dicembre del 2020, dopo aver dovuto fare una lunga pausa nelle riprese a causa del Covid, è uscita l’ultima puntata dell’ultima stagione di questa serie che mi ha accompagnata per così lungo tempo.
Non vi nasconderò che ho pianto, per due giorni.
Non per come è finito, ma perché È finito.
Ho pianto perché è così che il cuore reagisce quando qualcosa cui sei molto affezionata giunge al termine.
È stato come se si fosse concluso un periodo della mia vita a cui non avrei più potuto accedere. È finita una storia che mi aveva supportata per tanto tempo, si è concluso qualcosa che sapevo essere lì, anno dopo anno.
Come una sicurezza che scompare.
Mi sono sentita un attimo più sola.
Sta tutto in come lasci andare
Molti hanno sollevato critiche, lamentele, su come sia finito, su come secondo loro sarebbe dovuta andare. Io non ne ho voglia.
Io ho preferito lasciarli andare senza rimpianti, perché non mi andava di chiudere una storia cui ero attaccata con amarezza. Parliamoci con onestà, comunque fosse andata qualcuno non ne sarebbe stato soddisfatto, perché siamo umani, perché ognuno di noi è diverso e vuole cose diverse.
Ma, ovviamente, è una questione di scelte e di come si preferisce lasciar andare ciò che si ama.
E nella mia testa ci sarà sempre la voce di Dean, di Jensen Ackles, che dice:
Saving people. Hunting things. The family business
Stay kind
Love, Monigiri