La capostipite di tutte le privazioni
Di tutte le privazioni, quella del tempo è sicuramente tra le peggiori. Meglio specificare: non esiste una vera classifica. Tutte sanno essere sgradevoli, talvolta anche ciniche e spietate. Tuttavia, il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo, forse l’unica che possediamo davvero. Per questo motivo, quando ne veniamo privati, l’effetto non può che essere destabilizzante.
Inutile ribadire quanto siano importanti le ore e i minuti della nostra vita quotidiana, tutti in qualche modo ne siamo privati a causa del lavoro e più in generale della frenesia di questa esistenza. Ansie, burnout, stress di vari tipi sono solo alcune delle conseguenze, e neanche tra le più gravi, di questo tipo di privazione. Ma quello che fa davvero male è quando la mancanza di tempo interagisce negativamente anche sulle relazioni, in particolar modo con se stessi.
Spesso ci sentiamo costretti a rinunciare a momenti di condivisione per dedicarci ad attività che sono necessarie ma che preferiremmo rimandare. Purtroppo, la sopravvivenza in questa società non ci permette di fare altrimenti ma è proprio quando abbiamo capacità decisionale, vuoi per le ferie o per le pause scolastiche, che potrebbe aver luogo la capostipite di tutte le privazioni del tempo: quella di negarselo da soli.
Da una semplice pizza con gli amici al lanciarsi in un nuovo progetto creativo, siamo noi che scegliamo, a volte, di non intraprendere determinati percorsi. Perché, ovviamente, il tempo è opportunità in senso stretto, perché scivola via e scegliere come utilizzarlo dovrebbe essere più un’attitudine che una forzatura.
Ma capita venga usato come una via di fuga, come una scusa per dirsi “no, non fa per me”. Qui ci stiamo sabotando, è qui che invece dovremmo polarizzarci su altre frequenze e pensare anche al tempo che ci è stato donato dagli altri, quello che non ritornerà. Del resto, la vita è come un dono. Sarebbe davvero un peccato se ci privassimo del tempo da dedicare alle persone e alle cose che ci arricchiscono.
La cover di questo mese è di Elio Gabriel Lietti
Editoriale di Davide Russo
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