Personaggi da abitare

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Personaggi da abitare

Quanto è necessario sentire di appartenere a qualcosa? Sentirci all’interno di un insieme maggiore, sia esso di sentimenti o persone, quanto può farci star bene riconoscere un luogo, un personaggio o una melodia come simile a noi?

Me lo sono chiesta ultimamente, mentre sentivo di legarmi a due personaggi molto distanti da me. Bestemmiatore seriale uno, ex alcolista l’altro, entrambi con un vasto smercio di debiti e crediti con la vita. Entrambi disillusi e giunti alla loro rassegnazione. Sono Il Ratto, la spalla di “Voglia” nei libri game ambientati nel mondo GDR di Sine Requie, “I randagi delle Terre Perdute” e “La notte del Graal”  di Serpentarium Games e Numero 4, il protagonista di “Where is the Wolf?” di Dracomaca. Hanno entrambi caratteri induriti dal tempo e dalle loro esistenze. Il Ratto è un cacciatore di Morti, ovvero i “Risvegliati”, esseri umani morti dopo un distopico sbarco in Normandia mai avvenuto e con animi dilaniati in corpi affamati di sangue umano. Nessuna salvezza in Sine Requie, il senso di desolazione e Morte incombente ne schiaccia qualunque parvenza.

Se questo non bastasse il Risveglio ha di gran lunga agevolato i totalitarismi, il mondo è diviso tra uno Stato Pontificio con un esercito di Templari armati di motoseghe benedette e i Nazisti, forti del loro quarto Reich. Capite bene che quello sparuto nugolo di partigiani sparsi per il mondo meriterebbe quantomeno un barlume di speranza oltre la zombesca fame che – purtroppo sanno – giungerà a prenderli prima o poi. Basta smettere di vivere per contrarre quella bieca fame. Bruno Storace, Il Ratto, è stato uomo un tempo? Oppure è nato Cacciatore di Morti? Di certo le buone maniere non sono il suo forte, apostrofa chiunque con colorito turpiloquio e trascina ogni briciola di ottimismo al più crudo realismo, fino a quando non compie un gesto. Un gesto che mi ha colpita profondamente.

Di Numero 4 sappiamo pochissimo, solo alcuni lievi stralci del suo passato. Ha un figlio e una ex moglie, sta cercando di disintossicarsi e rigare dritto, ma la vita sembra mettersi in mezzo e si risveglia legato in uno gioco al massacro, vincolato a una Battle Royale indetta da un misterioso uomo senza testa. Se vuole vivere, se desidera riabbracciare suo figlio e redimere le sue colpe passate dovrà macchiarsi le mani ancora una volta, eliminando tutti gli altri partecipanti di questo folle progetto. Quando, nel disperato tentativo di salvarlo, di trovare una via di uscita, gli ho cagionato sofferenze maggiori – a quel punto – ho sentito un bruciore al cuore.

E’ come se avessi avuto bisogno di abbattere qualche barriera prima di trovarmici dentro, di immedesimarmi, eppure ora penso alle loro sorti e sento pulsare un senso di catartica simbiosi. Non ho provato sulla pelle una guerra impari con un nemico affamato delle mie membra, non sono costretta a gesti disumani per la mia salvezza, eppure dentro quella costellazione di malessere ci ho visto qualcosa di mio.

Un terzo personaggio in cui ho sentito questa sensazione di accoglienza, ma che mi ha folgorata dal primo istante, è stata La Portalettere Stella Clark di Arkham Horror LGC. Arkham Horror è un gioco di carte con ambientazione Lovecraftiana, dove ci vestiremo i panni di investigatori dell’occulto più o meno adeguati allo scopo preposto, tentando di interrompere minacce ultraterrene in scenari apocalittici. Stella Clark è abituata al fallimento, ne ha viste di cose, e questo le ha fatto guadagnare la capacità di riadeguarsi. In Arkham Horror a ogni personaggio corrisponde un mazzo di carte, che viene via via arricchito di capacità e strumenti, quello della tenace postina di Arkham è quasi interamente basato sui suoi fallimenti, da cui ha imparato a trarre vantaggio. E’ un mazzo in cui scommetti di perdere e per una giocatrice abituata ad avere cattivi rapporti con la Sorte potete immaginare l’empatia. Stella è una ragazza trans che si è scelta il suo nome, sussurrato da una casa sulla scogliera di Kingsport, e che ogni giorno trova nella sua sacca una lettera da Kingsport a lei indirizzata con una sola parola scritta “Stella”.

La Porta Lettere di Arkham ama il suo lavoro perché consente di mettere in connessione le persone, abbatte le barriere della distanza, ecco forse Stella abbatte anche veri e propri muri con la sua sola esistenza. Sempre Arkham ci regala un altro mazzo in grado di abbracciare e includere, quello di Kymani Jones. Kymani è consulente della sicurezza agender.

Spesso all’interno del panorama ludico si lesina nella rappresentazione dei personaggi, in favore di una trama da seguire, una meccanica da oliare, quando tuttavia ci si imbatte in un personaggio definito la reazione è immediata, sia che in prima istanza lo si detesti, sia che si tratti di amore al primo fallimento.

Del concetto di immedesimazione ho parlato lungamente qui, dove si trovano altri mirabili esempi di abbattimenti coatti di barriere. Di genere o di bieca tragedia.

Di Silvia “Escilgioco” Fossati

 

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