Aldo Di Gennaro, l’ultimo dei classici
Nato a Milano nel 1938, a 14 anni inizia a lavorare in uno studio dove realizza manifesti e cartelloni per le sale cinematografiche arrivando ad affinare un proprio stile frutto anche di frequenza di corsi serali all’Accademia di Belle Arti nell’elegante quartiere milanese di Brera.
Nel 1956 inizia a collaborare con lo studio di Rinaldo Dami (più celebre come Roy D’Amy) iniziando a lavorare su serie a fumetti di guerra per l’inglese Fleetway e nel 1961 anche con il Corriere dei Piccoli iniziando da illustrazioni per una riduzione del celebre romanzo Viaggio al centro della Terra di Jules Verne e, nel 1962, la sua prima storia a fumetti, seguita da molte altre comprese numerose avventure autoconclusive.
Ottiene particolare successo con “Il Maestro” sul Corriere dei Ragazzi, serie affascinante scritta da Mino Milani dal 1974 al 1976 e in qualche modo progenitrice di Martin Mystère e Dylan Dog), scegliendo poi di dedicarsi all’illustrazione (e che illustrazione!) in copertine e interni di libri di narrativa – se ne trovano ancora parecchi nelle bancarelle e nei mercatini dell’usato in tutt’Italia – per la Rizzoli e delle ristampe per il Club degli Editori e riviste del gruppo del Corriere della Sera, acquistato da Rizzoli nel 1974.
«Per me è sempre stato complicato disegnare tutto – ha spiegato – e non c’è niente che mi sento così naturalmente sulle dita e che potrei realizzare senza faticare. Devo sempre documentarmi, prepararmi, allenarmi, tranquillizzarmi, sfuggire all’istinto di panico che mi prende sempre». Il risultato è quindi un’altissima qualità e una partecipazione intensa: il suo carnet comprende ormai copertine e illustrazioni sempre emozionanti per La Domenica del Corriere, Corriere Salute, Salve, Amica, Qui Touring, Capital, arrivando dagli anni Novanta a pubblicare per la Sergio Bonelli Editore (soprattutto evocative immagini per le collane Almanacchi e Magazine dedicate ai suoi personaggi più celebri).
La sua bravura non rinuncia a sperimentare e a fargli provare stili anche molto diversi tra loro, pur filtrati dalla sua grande sensibilità, che lo mettono a fianco di mostri sacri come i “milanesi” Karel Thole e Ferenc Pintér, ma anche il suo geniale maestro Giorgio De Gaspari, dei quali di fatto prosegue la tradizione.
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