La temperatura del Natale
Come ogni anno, inesorabile, giunge il Natale e con esso tutte le simpatiche luminarie, musichette, discorsi colmi di gioia, amore e buoni propositi, eccetera eccetera…
La tradizione vuole che anche qui nella redazione di Niente da Dire ci si imbelletti tutti per le feste e quasi come un rituale anche tra redattori ci si divide in Grinch versus Natalisti. Nonostante le civil war mi appassionino, il Natale rimane per me qualcosa di non un granché festoso. Vedo solo il fastidio di troppa gente e troppo spreco.
Troppe luci, troppa carta da buttare, troppo senso del dovere che ipocritamente copre un anno di disinteresse. E non perché debba fare il Grinch per forza; in realtà la mattina di Natale mi piace aprire i regali… anzi, finché ho abitavo con i miei, che hanno sempre mantenuto la tradizione del binomio albero+presepe, era bello scartare i regali che stavano sotto quelle pallette colorate e luci che dall’8 dicembre al 6 gennaio rigorosamente cadenzavano con le nostre giornate, o meglio serate, perché si dovevano accendere soltanto la sera… Altrimenti di giorno che vedi?
La tradizione del presepe in casa Fury è sempre stata più forte di quella dell’albero tanto che da quando io e mio fratello non abitiamo più lì, il presepe è l’unico sopravvissuto, con notevole dedizione e rigore. Un po’ d’origine meridionale di mia mamma fa sì che ci sia una sorta di museo espositivo di presepi di varie dimensioni, provenienza e datazione in giro per la casa stile mini-altarini votivi. Ma il presepe centrale è veramente un patrimonio museale in quanto vi sono pezzi risalenti a presepi di bisnonni ereditati da bisnonni quindi pezzi che hanno almeno cento anni.
In realtà a me è sempre risultata tiepida come tradizione; tuttavia, quando in giro vedo dei presepi mi sento sì tiepida ma non indifferente. In fondo mi piace vedere come vengono ricreate delle piccole dimensioni della stessa cosa, con un occhio sempre diverso, ma con uguale passione per il dettaglio di ricreare cascatine, prati e colline, deserti innevati e strani habitat. Certo qui la mia anima nerd urla al diorama. E senza cadere nella blasfemia, c’è da dire che è probabilmente l’estrema presenza della divinità cristiana ha intiepidire quello che potrebbe essere una calda passione. Anche qui non si tratta di prendere solo una posizione perché fa figo o perché se hai un’idea devi essere per forza inscalfibile in essa. Però, se le ochette del laghetto, le pecorelle nel recinto e u’ sarchiapone non fossero tutti rivolti verso la capanna di Betlemme forse un presepe lo farai anche io; o forse no perché in realtà non ho una gran passione neanche per i diorami. Per intenderci mi piace osservarli apprezzare il lavoro fatto da altri e finisce lì, io mi annoio a costruire cose.
E quindi?
È questo è il punto a cui volevo arrivare e con cui in realtà vorrei a breve finire, ossia il fatto che non ci deve per forza piacere tutto, ma non è nemmeno detto che se una cosa non ci infiamma, non è detto che debba per forza congelarci. Anche il tiepido va bene. Quello che ci lascia totalmente indifferenti è lecito; quello che ci lascia intiepiditi è giusto; quello che ci infiamma è legittimo; quello che ci congela le vene è onesto. Insomma, tutte le temperature sono accettabili. E allora in questo periodo dell’anno in cui i buoni propositi sono quello che infiamma i cuori -e sinceramente se io non faccio almeno quattro o cinque buoni propositi durante l’anno trovando la scusa del “inizia l’estate”, “inizia una qualsiasi stagione”, “inizia la scuola” – certo non posso esimermi. Il buon proposito che voglio condividere con voi è solo quello di accettare il termometro personale e altrui di ciò che piace, di ciò che fa star bene e di ciò che fa provare emozioni. La scala che va da ciò che non ci tange alle cose che più ci infervorano deve essere qualcosa sia di personale sia di riconosciuto negli altri.
Ammettere di avere una scala di calore anche per la singola o per la stessa identica cosa va bene, così come va bene a metterlo negli altri. Ciò non significa essere banderuole al vento, non significa non avere un’opinione se l’opinione non è forte. Si può avere un’opinione tiepida su qualcosa perché in un’epoca di slogan e di opinione assicurata da idee altrui, ci deve essere spazio per le sfumature. Le sfumature fanno bene e vanno accettate, purché sia sempre chiaro che in questo modo vengono rispettate le temperature proprie e altrui.
Inoltre, questo non giustifica né vuole alimentare una tendenza alla prolissità vuota; perché essere brevi ed efficaci vale più di qualsiasi lunghissimo discorso che si pone al di sopra degli altri solo perché è lungo. Dai non fatemi fare battute volgare sul fatto che non significa niente e lo sappiamo ormai. Ed ecco perché il mio augurio per me per voi è quello di conoscere sempre di più la vostra temperatura e quella degli altri con le parole giuste senza troppi discorsi ma senza lasciare niente di vuoto. Faticoso? Forse, ma in realtà se si evita di fare questa fatica, le conseguenze… sono decisamente molto meno faticose di ciò che ne consegue a non perseguire questo tipo di obiettivo.
di Alessandra ‘Furibionda’ Zanetti
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