Un lavoro vero.

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Un lavoro vero.

Ogni attore, novizio e non, deve ahimè affrontare quasi quotidianamente una fastidiosa domanda che TUTTI, amici, parenti e sconosciuti, tendono sempre a farti non appena dichiari loro qual’é il tuo mestiere:

” Ok, ma hai anche un lavoro vero?”

Questa domanda l’ho sempre trovata tra le più fastidiose in assoluto. Perché è indirettamente un insulto, votato a sminuire una qualifica che si guadagna con lo studio, il sacrificio e il costante impegno che una persona dedica per ottenere quella qualifica, esattamente come tutti gli altri lavori. Un insulto che proviene da persone che se non vedono la tua faccia ovunque nei cinema o in tv, pensano che tu stia perdendo solo del tempo e che non contribuisci nettamente all’economia del paese. O semplicemente che tu non abbia un futuro.

Ma nessuno di loro si ricorda che anche  chi è diventato famoso e lavora a pieno regime con il mestiere dell’attore ha affrontato questo difficile percorso, perché li vedono e li seguono ogni giorno al cinema, in tv e anche in teatro. Loro sono “veri attori”, sono famosi. Anche loro, agli inizi, erano degli giovani spiantati come la maggior parte dei ragazzi/e che hanno intrapreso questa carriera. Erano al verde, pieni di dubbi e incertezze, sempre a caccia di un ruolo o della grande opportunità. Non per diventare famosi, ma per poter sopravvivere con il lavoro che amano di più al mondo. Per permettersi di comprare una casa, una macchina, magari metter su famiglia e costruirsi un futuro proprio grazie alla recitazione. Esattamente come qualsiasi altro lavoratore esistente al mondo.

Ma alla fine, molti non ci riescono. Molti devono passare anche attraverso altri lavori per poter sopravvivere in quell’ambiente, aiutarsi economicamente e magari permettersi di produrre anche qualche progetto che, sulla carta, potrebbe fare veramente la differenza. Ed è lì che però nasce l’altra faccia della medaglia, ovvero coloro che dicono senza mezzi termini: “Se fai l’attore non potrai fare nient’altro. Se hai un secondo lavoro, sei solo un amatoriale.”

Molti attori e attrici hanno questa mentalità: esiste solo la recitazione e se fai un altro lavoro, sei un fallito. Hai mollato. Purtroppo io ero uno di questi, fino a qualche anno fa.

A riguardarmi indietro, con l’esperienza mentale che possiedo adesso, non ne vado per niente fiero. Anche se, in una piccola parte, un po’ di ragione in quella filosofia esiste: la recitazione è, come in molti altri casi, un lavoro a tempo pieno. E quando ingrani, non hai tempo materiale per poter fare altro, visto che ti porta via molta concentrazione ed energie. Ciò comporta la totale dedizione per poterne sperare di prenderne i frutti. Però, prima che possa veramente ingranare ci vuole tempo…tanto tempo. Tante porte chiuse in faccia, tanti ingaggi mal pagati o gratuiti, “retribuiti” con la classica e schifosissima frase “Ti darà visibilità!”. E dopo un po’ lo stomaco brontola, i vestiti si fan logori o peggio, il tetto sulla testa viene a mancare. E in qualche modo questo sogno va alimentato…va concretizzato.

Ormai sono più di tre anni che ho deciso di trovarmi un secondo lavoro da portare avanti in simultanea con il mio mestiere di attore. All’inizio mi sono dato alle promozione di grandi e piccoli elettrodomestici nei grandi magazzini, ed ora sono stato assunto come commesso in una grande catena di negozi d’elettronica. La pandemia mi ha messo seriamente in ginocchio e dovevo rialzarmi per continuare la mia carriera, che si è consolidata nel teatro con la creazione della mia compagnia teatrale, e poter anche continuare il mio percorso nel cinema e nel mondo della scrittura, foraggiando i miei nuovi progetti con dei piccoli investimenti. Ma non è soltanto questo: voglio anche creare un solido futuro e buone certezze anche per colei che ha deciso di condividere la sua vita con la mia. Una scelta importante alla quale non posso permettermi di deludere, visto l’amore e la fiducia che entrambi riponiamo nell’altro. Un sentimento che adesso rappresenta pienamente l’essenza del teatro…il mio teatro. Quello che ho sempre vissuto e amato.

Ecco perché ho deciso di buttarmi su un nuovo lavoro, che corresse in parallelo con il mio mestiere. Ed è lì che ho capito quanto entrambe le facce di quella maledetta medaglia fossero errate: non esiste un lavoro vero. In nessuno dei due casi. Esiste solo il lavoro, puro e semplice. Perché ogni mestiere, ogni ruolo che ricopriamo in questo mondo è importante. Non esiste una scala gerarchica su quale o cosa sia un lavoro vero, perché lo sono tutti.

Tutti alla pari, tutti necessari per poter vivere degnamente la nostra vita.

E come in tutti i lavori, può capitare di portarne avanti due alla volta, senza che l’uno sminuisca l’altro. Senza sminuire noi stessi, che c’eravamo prefissati un obiettivo che purtroppo non riusciamo ancora a realizzare. Un attore che fa un lavoro da cameriere o da commesso per sopravvivere non può più definirsi tale? Idiozie. Simili discriminazioni fanno solo male all’arte e all’anima, nulla di più. Un attore si definisce con le azioni, la predisposizione, lo studio e la passione. E la volontà di mettersi sempre in discussione per poter migliorare e continuare la sua strada.

Mi dispiace solo di aver capito tardi ed essere stato così testardo e cieco, sotto molti aspetti. Poiché sono in tanti ad aver intrapreso questa scelta per poter continuare, anche molti grandi attori italiani e non, per un grande periodo, lavoravano in due fronti per sopravvivere. Per dare una risposta definitiva a quella domanda così offensiva.

Alle volte, invece di farsi inutili domande, bisogna ricercare le giuste risposte. Quello sì che è un lavoro vero!

Attore Novizio al vostro servizio!

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