Tre domande ad Alessandro Bilotta, parliamo di Eternity

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Tre domande ad Alessandro Bilotta, parliamo di Eternity

NDD: La prima è una sorta di domanda zero in cui vi chiediamo di spiegarci brevemente la trama dell’opera.
AB: Eternity segue la vita di un individuo singolare, tutto da scoprire. Ma chi è questo individuo e cosa fa? È un giornalista di gossip che attraversa una Roma del mondo dello spettacolo, in tutte le sue derivazioni; dal cinema all’arte, ma anche dalla politica alla religione. Questo Giornalista si chiama Alceste Santacroce e condurrà il lettore all’interno di una serie di racconti in una Roma delirante mostrando al tempo stesso la sua storia intima, parlando di sé e mostrandoci le sue vicende più personali.

NDD: Come per i suoi predecessori, Valter Buio e Mercurio Loi, anche le avventure di Alceste Santacroce saranno ambientate a Roma. Ma una Roma con un occhio puntato sui ruggenti anni sessanta e un occhio proiettato verso il futuro. Cosa c’è dietro questa scelta? Sono gli anni sessanta di un altro quando? Si tratta di un futuro prossimo, o magari è qualcosa di diverso?
AB: Io direi più che è qualcosa di diverso, nel senso che è una Roma ricostruita in laboratorio, o se vuoi ricostruita su una scenografia teatrale. Abbiamo fabbricato una Roma che fosse la nostra idea di Roma, come si ricostruivano le cose negli studi televisivi, fatta per cogliere al meglio la sua assenza. Ancora più Roma di quella reale. Quindi in qualche modo è una sua versione alternativa, una Roma possibile, e forse anche la Roma presente. Però è la Roma della nostra immaginazione, quella che c’è nelle nostre menti.

NDD: Il protagonista è un giornalista di Gossip che si firma Sant’Alceste. Scelta che mi ha incuriosito dal momento che Alceste è un nome adespota, cioè non è portato da alcun santo. Questo si relaziona al modo in cui il protagonista vede (o subisce) il proprio lavoro?
AB: Molto interessante questa tua domanda, perché questa cosa di sant’Alceste l’ho spiegata a tantissime persone, anche giornalisti, illustrando in alcuni casi cosa significava adespota. Tu invece l’hai saputa cogliere da solo. Questo suo modo di firmarsi è una cosa per me fortemente provocatoria, nel pieno del personaggio, cioè un personaggio che si pone sopra a tutti, come una specie di Dio provocatorio. Si dà una santità da solo giocando col proprio cognome. Quindi una cosa che caratterizza l’atteggiamento di Alceste. Io stesso a volte lo definisco quasi un diavolo, perché sembra un po’ ambiguo, imperscrutabile come un Mefistofele.

NDD: Cosa ti lascia senza Niente Da Dire?
AB: Devo dire che in realtà ho sempre qualcosa da dire riguardo a tante cose. Forse il niente da dire me lo lascia qualcosa di non positivo. Persone con cui non c’è più modo di ragionare e quindi non si può più trovare un motivo di argomentazione su nulla. C’era un detto che dice: “Non dare spiegazioni. I tuoi amici non ne hanno bisogno. I tuoi nemici non ci crederanno comunque”. Le parole mi mancano solo in quelle circostanze, quando mi rendo conto che a monte si proibisce ogni genere di dialogo.

di Alessandro Felisi

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