Tre Domande a Enrico Paolantonio, regista di Dragonero- I Paladini

Reveal more

Tre Domande a Enrico Paolantonio, regista di Dragonero- I Paladini

In questa edizione di Lucca Comics & Games 2022 abbiamo avuto il piacere di intervistare Enrico Paolantonio, regista romano classe 1969 che da anni lavora nel settore dell’animazione. Nei giorni di fiera c’è stata l’anteprima mondiale della nuova serie animata da lui diretta e prodotta da Rai e Sergio Bonelli Editore. La serie per ragazzi e ragazze è ambientata nell’universo narrativo di Dragonero, fumetto ideato da Luca Enoch e Stefano Vietti ed edito da Bonelli. Subito dopo aver visto il primo episodio di Dragonero – I Paladini, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare Paolantonio e di porgli le nostre domande per le trafficate vie lucchesi.

NDD: Dragonero – I Paladini è la prima produzione animata di Bonelli. Quali erano i timori, le aspettative e le speranze per questo progetto? A quale immaginario vorreste avvicinarvi di più?

Enrico Paolantonio: I timori? Tantissimi. Proprio perché è la prima produzione animata di Sergio Bonelli editore che, insieme a Dampyr apre una nuova era per quanto riguarda l’intrattenimento di Bonelli. Per noi è stato un battesimo abbastanza impegnativo e ovviamente volevamo mantenere le promesse iniziali di avere una qualità all’altezza della tradizione di Bonelli che insomma dell’avventura e dell’intrattenimento ha fatto ovviamente il suo punto di forza. La serie animata è una costola della serie a fumetti tradizionale. Perché, considerando che hanno partecipato sin dall’inizio gli autori Luca Enoch e Stefano Vietti, loro hanno scritto sia il soggetto di serie che i soggetti di puntata, hanno permesso in qualche modo di staccarci da quello che è poi il fumetto tradizionale. Dragonero ha un’anima abbastanza varia, nel senso che già dal punto di vista editoriale ci sono molte versioni. Ci sta quella ufficiale, poi c’è Senzanima un pochino più “adulta” e poi c’è una versione più per ragazzi, lo young, che abbraccia un altro tipo di lettore. La nostra si stacca da tutte le altre, anche se è lo stesso universo. Ci sono gli stessi personaggi che sono degli adolescenti. Hanno, diciamo, dodici/quattordici anni. Non abbiamo ben definito da questo punto di vista, perché vogliamo poi andare a prendere quello che è il pubblico che non è detto che abbia letto le storie di Dragonero.

Dal punto di vista stilistico abbiamo cercato di trovare uno stile e in qualche modo ci siamo ispirati un po’ al mondo degli anime. Da un punto di vista della grafica, i personaggi sono stati rielaborati da Luca Genovese che ha questo gusto e gli ha dato anche quel tocco europeo che, secondo noi, l’ha reso in qualche modo anche originale. Da un punto di vista della regia, essendo alla fine una serie molto d’avventura, ci sono moltissimi momenti di combattimento. E poi è un fantasy, ci sono anche draghi volanti. Quindi avevamo bisogno di una libertà di camera che in qualche modo ci permettesse di avere un tipo di spettacolarità giusto per questa serie. Il look finale asommiglia un po’ agli anime, ma ha anche questo busto molto europeo e, dal punto di vista della regia, abbiamo questo tipo di commistione tra regia spettacolare e tradizionale.

Il look finale, noi abbiamo usato tantissima CGI proprio perché abbiamo bisogno di avere questo movimento di camera, è anche molto cartoon 2D. Non è il classico 3D diciamo “a tutto tondo”, ma sono bidimensionali con le ombre e colori piatti. Anche le scenografie, nonostante siano su un set tridimensionale, sono state praticamente ridipinte su questi set. Quindi il look finale è molto pittorico e piu’ tradizionale. Però quando li vedi in movimento, con questi movimenti di macchina, senti che c’è questa vitalità sotto e che viene fuori.

Dragonero Paladini

Il nostro Attore Novizio e Enrico Paolantonio durante l’intervista per le strade di Lucca

NDD: Passaggio dal medium del fumetto alla serie animata, c’è stato un cambio di target, veste grafica? Qual è stato il salto? L’avete sentito questo cambiamento?

EP: Avevamo un target di riferimento al quale volevamo indirizzare la serie. Quindi si, è stato fatto questo tipo di operazione e anche le storie non sono le stesse dei fumetti, ma sono state ovviamente riscritte per l’animazione. Anche perché non sempre quello che funziona sulla carta può essere adattabile nel cinema e nell’animazione. Poi non volevamo neanche deludere i lettori. Quando sei affezionato a un look e a una grafica, a volte magari ci rimani anche un po’ male per il risultato. È normale. Quindi abbiamo creato quell’universo però sotto un altro punto di vista, sotto un’altra ottica. Speriamo di non deludere nessuno. Questa operazione vuole arricchire il pubblico di Bonelli con il pubblico che normalmente non segue Bonelli.

NDD: È una produzione internazionale. Abbiamo visto la prima puntata e abbiamo notato che c’è una grossa produzione, com’è lavorare a stretto contatto con più menti da più paesi nello stesso progetto?

EP: Le produzioni d’animazione, di per sé, sono molto impegnative. Considera che Dragonero ha avuto una gestazione di circa tre anni e vi hanno ho lavorato centinaia di persone diverse. Di conseguenza anche i budget sono molto alti per fare questo tipo di produzione. È la cosa migliore avere dei co-produttori, non solo italiani, perché produce sia la Rai sia Bonelli, ma anche dei co-produttori internazionali. In questo caso un grosso co-produttore della serie è anche quello che ha gestito poi la parte dell’animazione stessa. Non è semplice perché poi ti devi confrontare anche con artisti che non parlano la tua stessa lingua e non hanno anche la tua stessa cultura. Nel senso che, ad esempio, una gestualità che per noi puo’ essere semplice animare perchè per noi significa qualcosa, magari non viene compreso. Quindi gli devi far capire esattamente che cosa vuol dire quel gesto.

Comunque, il fatto che sia una produzione internazionale permetterà alla serie di Dragonero di avere anche un vasto pubblico. Non sarà distribuito solo in Italia, ma ha una distribuzione mondiale. Sarà distribuito sia in Asia sia in Europa e, speriamo, anche nelle Americhe.

NDD: C’è anche una soddisfazione per questa grande distribuzione.

EP: Assolutamente.

NDD: Concludo con una la domanda che ci rappresenta,  Che cosa ti lascia senza niente da dire?

EP: Lego questa domanda a questi giorni di Lucca. Ieri sera abbiamo fatto la prima al Teatro del Giglio. Abbiamo fatto vedere i primi quattro episodi in anteprima mondiale. Per chi fa questo mestiere come noi, soprattutto quando fai serie televisive, non hai il contatto col pubblico. Finisci il lavoro, va in onda e tu stai a casa tua e lo spettatore sta a casa sua. Ieri sera c’era il pubblico dei bambini, c’erano i produttori, c’erano le famiglie. Vederlo insieme a loro mi ha lasciato senza parole. Non avevo più niente da dire, è stata un’emozione enorme che non so se mi ricapiterà in futuro e quindi sono rimasto veramente emozionato e senza niente da dire.

di Valerio Angelucci, Damiano D’Agostino e Camilla Fasola

Lascia un commento

Previous post Una Lucca furiosa
Next post Un lavoro vero.