Le molte forme di Dragonero
L’approccio transmediale sta prendendo piede in molte produzioni internazionali, basti pensare al recente caso di Cyberpunk 2077, che a soli due anni dalla sua uscita ha visto arrivare fumetti ambientati nel mondo di Night City, serie animate come Edgerunners di Studio Trigger, ma anche giochi da tavolo come Gangs of Night City. La strada della transmedialità coinvolge il pubblico, lo “immerge” all’interno di un mondo narrativo complesso, ricco di storie e che tocca più medium e forme artistiche.
Dragonero, la serie a fumetti fantasy di Bonelli, sta inseguendo la medesima strada. L’avventura editoriale di Dragonero comincia nel 2007, con un romanzo a fumetti scritto da Stefano Vietti, Luca Enoch e illustrato da Giuseppe Matteoni. Dopo qualche anno, nel 2013 arriva la pubblicazione del primo numero della serie a fumetti. Dragonero è quindi tra le entrate più giovani in casa Bonelli, che negli ultimi vent’anni ha avuto una certa difficoltà nel proporre nuovi personaggi e storie più attuali. A Lucca Comics & Games, la storica casa editrice milanese ha presentato una nuova serie animata ispirata a questo suo universo fantasy molto classico: Dragonero – I Paladini. La serie è diretta da Enrico Paolantonio, regista romano che da molti anni lavora e sperimenta nel campo dell’animazione, e ha avuto “una gestazione di circa tre anni e vi hanno ho lavorato centinaia di persone diverse” ci spiega Paolantonio in un’intervista. La produzione è anche internazione, perché “produce sia la Rai che Bonelli, ma anche dei co-produttori internazionali. In questo caso un grosso co-produttore della serie è anche quello che ha gestito poi la parte dell’animazione stessa” conclude il regista.
Dragonero – I Paladini ha infatti una produzione internazionale e una regia dinamica, con uno stile d’animazione che si ispira anche al mondo degli anime, dice Paolantoio, ma che ha un “forte busto europeo, che lo rende originale”. Basandoci sulla prima puntata visionata in anteprima proprio nei giorni di Lucca Comics, I Paladini purtroppo non spicca brillantemente per quanto riguarda lo stile grafico e gli effetti visivi, nè per quanto riguarda l’originalità della storia, ma centra il punto senza troppe sbavature, è entusiasmante e accattivante per il pubblico più giovane e può tranquillamente fungere da primo approccio al mondo di Dragonero, che ne può analizzare l’ambientazione e avvicinarsi anche al fumetto. Il doppiaggio è ben curato e la recitazione vocale ben si sposa sui personaggi, mantenendo un ottimo connubio. I protagonisti della vicenda non sono tra i più memorabili, ma hanno comunque un certo appeal e ti ritrovi ad affezzionarti a loro, chiedendoti come i loro caratteri evolveranno durante la serie, che ha ancora molte carte da mostrare e quindi può stupire ulteriormente il pubblico.
Si tratta della prima produzione animata di Bonelli e i timori, come ci ha confessato anche Paolantonio, erano tantissimi. Questa serie però non è l’unica novità che Bonelli ha presentato per il franchise di Dragonero nei giorni della fiera. Infatti è in produzione anche un videogioco, proprio ambientato nello stesso universo narrativo e che vede i protagonisti Ian, Gmor, Sera, Alben e Myrva incontrarsi per una nuova avventura. Il progetto è sviluppato dalla software house bolognese Operaludica, fondata da Marco Pirruccio, Massimo De Pasquale e Ivan Venturi. Era da un po’ di tempo che Bonelli non intraprendeva la strada videoludica. In passato, infatti, furono pubblicati diversi videogiochi ispirati ai personaggi delle serie Bonelli più famose. Uno tra questi, ad esempio, è il videogioco per Amiga e Commodore 64 Dylan Dog: Gli Uccisori, uscito nel 1992 e sviluppato dalla software house Simulmondo. Le uscite erano in edicola e all’epoca il progetto era gestito proprio dal designer bolognese Ivan Venturi.
Per questo progetto, Operaludica ha deciso di realizzare un gioco di ruolo con combattimento a turni, molto classico e dal gusto un po’ old-school. Durante una prova del gioco, si è percepita questa sua anima retrò, ma è altresì emersa una grande ispirazione a videogiochi del calibro di Darkest Dungeon. Gli stessi sviluppatori confermano questa cosa e ci hanno raccontato che molti di loro sono appassionati di RPG turn-based e, di conseguenza, hanno molto apprezzato il videogioco prodotto da Red Hook Studio. “Dragonero è un tipo di fantasy molto classico, non stravolge i canoni” afferma Massimo De Pasquale. “Anche per questo, secondo noi, il gioco doveva essere un RPG classico”.
Dragonero: L’ascesa di Draquir ci catapulta nel continente aperto dell’Erondàr, affrontando dungeon e nemici pericolosi, nel tentativo di fermare l’avanzata del malvagio Draquir e dei suoi emissari. “La storia si svolge subito dopo le origini, i personaggi sono ancora agli inizi delle proprie avventure” ci racconta Marco Pirruccio. “In quel momento storico abbiamo deciso di introdurre un nuovo cattivo, il Draquir del titolo, e di fatto i nostri personaggi, uno per volta, dovranno affrontare una quest personale in cui otterranno delle informazioni che lo/la avvicineranno al cattivo o ai suoi emissari”.
Gli sviluppatori bolognesi volevano quindi “raccontare una storia che fosse inserita in continuity con le storie di Dragonero, in un momento ben specifico, in modo tale di avere dei parametri noti”. “Dall’altra parte”, continua Pirruccio, “abbiamo sempre avuto gli autori che validavano tutto ciò che andavamo a produrre”.
Al progetto hanno lavorato, nei punti di massimo, 20 persone contemporaneamente, ci spiegano Pirruccio e De Pasquale e lo sviluppo sta proseguendo da circa due anni. Il gioco non verrà subito lanciato sui marketplace tradizionali come Steam, bensì avrà un cosiddetto soft launch dal suo sito ufficiale il 25 novembre 2022, in concomitanza con la Milan Games Week. Tale scelta di uscire più tardi su Steam ha il fine di coinvolgere i fan del fumetto nello sviluppo e nel ricevere da loro feedback per eventuali aggiustamenti e miglioramenti. “Vogliamo rendere il videogioco perfetto prima di andare su Steam” afferma De Pasquale. “Il gioco è in beta, è completo, ma va raffinato, sistemato e bilanciato”.
I due sviluppatori ci hanno spiegato che chi acquisterà l’Edizione Founder sarà inserito nei crediti del gioco e che quando avverrà il lancio ufficiale su Steam, chi lo avrà acquistato prima riceverà una chiave per riscattare il prodotto anche lì, senza dover effettuare l’acquisto una seconda volta. “Noi vogliamo diffondere la beta nella community italiana, che ci aiuti nei feedback per rendere tutto perfetto. Il fatto di tenere immacolati tutti gli store è una scelta, preferiamo vendere molto meno adesso ma avere una community unita che lavora con noi attorno al gioco, piuttosto che uscire adesso quando sappiamo che il gioco va comunque sistemato” afferma De Pasquale. “L’idea è di lavorare fino ai primi mesi del 2023 con la community per raggiungere una qualità da release” aggiunge Marco Pirruccio. “Noi crediamo effettivamente che gli utenti della communty possano portare valore al progetto, vogliamo che siano una parte attiva nel processo di definizione del videogioco”.
Le nuove forme di Dragonero si sono quindi presentate con fermezza in questa edizione di Lucca Comics & Games e sarà interessante seguire l’andamento di queste nuove imprese creative di Bonelli, con la speranza che il loro ruolo sia anche da da apripista per un nuovo modo di pensare alla narrazione nella casa editrice milanese. Un’ambiente che ha bisogno di rinnovamento e di novità.
di Damiano D’Agostino e Valerio Angelucci
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