Tre domande ad Andrea Tridico, le storie umane e la bellezza delle connessioni

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Tre domande ad Andrea Tridico, le storie umane e la bellezza delle connessioni

È sempre stimolante girare per gli stand dell’Artist Alley, poiché si scoprono autori e autrici interessanti, storie e progetti ambiziosi. Quest’anno abbiamo avuto modo di incontrare ad ALEComics Andrea Tridico, torinese classe 1986, autore nel 2018 della graphic novel MeCha Guevara (Shockdom – ManFont) e de Il Sentiero (Round Robin Editrice) nel 2021.

Ci avviciniamo al suo stand, sul tavolo le sue pubblicazioni e diversi sketch appena disegnati. Atmosfera perfetta, prendiamo posto e cominciamo senza indugio con le nostre domande.

Citando il titolo del tuo ultimo fumetto, com’è stato il tuo “sentiero” nel mondo del fumetto?

Il mio sentiero inizia dal primissimo ricordo: io che disegno. Nella fattispecie, stavo ricopiando animali preistorici dagli atlanti illustrati; anche qui in fiera ho ritratto un sacco di dinosauri (indica il tavolo). Fin da piccolo ho disegnato storie inventate. È una cosa che ho sempre fatto, per me è quasi come respirare. Dopo il liceo classico mi sono laureato al Politecnico ma, nel frattempo, ho sempre fatto fumetti a livello amatoriale. Mentre lavoravo come ingegnere, mi sono iscritto alla Scuola Internazionale di Comics di Torino. L’ho fatto un po’ per curiosità, per capire come accedere al mondo editoriale, ma anche per imparare il mestiere dai professionisti. Se non avessi studiato alla “Comics”, forse non avrei mai debuttato come autore.

Dopo il primo fumetto pubblicato ne è venuto un altro e, adesso, ne sto realizzando un terzo. In più ho altri progetti in cantiere. Ho così lasciato l’ingegneria per provare a fare il fumettista a tempo pieno… ma è un percorso a ostacoli. So che, per mantenersi, molti esordienti fanno anche un altro lavoro, magari part-time. In Italia è una condizione diffusa. Finché lavoravo come ingegnere ero al riparo da molte difficoltà che ora vivo concretamente. Dedicando tutto il mio tempo ai fumetti posso però crescere esponenzialmente, cogliere occasioni interessanti e portare avanti più progetti insieme.

Mi sono anche unito ai colleghi di COSTANZA, uno spazio coworking ed espositivo a Torino. In loro rappresentanza, qui con me ad ALEComics, c’è Federica Zancato che è un’illustratrice formidabile. Sto anche sondando il terreno per propormi in mercati esteri come la Francia e gli Stati Uniti. Ora non dico altro per scaramanzia.

La Francia ha un mercato molto interessante!

Assolutamente. La Francia mi piacerebbe molto perché, a livello di storie, mi sento più in sintonia con i prodotti di quel mercato. Mi interessano tantissimo le ambientazioni storiche… anche preistoriche visto che c’è il dinosauro che ci guarda (ride indicando il foglio). Quando realizzo un fumetto storico è come se mi teletrasportassi nel corpo e nella mente di chi ha vissuto altre epoche, sia esso una persona comune o, per dire, l’Imperatrice d’Austria. È bello entrare nella testa di quelle persone e far rivivere la loro storia.

Andrea Tridico

Una cosa che abbiamo notato nei tuoi lavori è che hanno una forte connotazione politica. Nel senso, sono opere di impegno civile, soprattutto Il Sentiero. Quanto l’impegno politico fa parte della tua vita?

Tanto. Ho una grande passione politica ma diciamo che è molto più grande quella per il fumetto. La politica è una mia ossessione mentre il fumetto è la mia religione. Per farti capire come sono messo male (ride). Inevitabilmente, raccontare un certo tipo di storie significa anche raccontare le persone che ne fanno parte. Immaginarsi nei panni altrui, per me, significa uscire dalla mia esperienza individuale e approdare a una dimensione più ampia che spesso sfocia in sensibilità sociale, quindi anche politica.

Senza tirare in ballo filosofi che affermavano: “tutto è politica”, credo che ogni cosa umana ci riguardi, anche la politica. Il Sentiero, in realtà, non contiene prese di posizione politiche, non è un manifesto. Neanche MeCha Guevara vuole esserlo però è difficile non ritenerlo un’opera politica. Con Il Sentiero non ho mai voluto dire “questa è la mia posizione ed è quella che dovreste adottare voi”. Non intendo predicare a nessuno, piuttosto colmare la distanza con storie umane molto lontane da me. Innanzitutto nel tempo, parte del mio racconto si svolge infatti a fine ‘600. Mi sono quindi interfacciato, tramite le fonti scritte, con le persone di quel periodo. È un’operazione piuttosto comoda: se non rendo giustizia alla loro storia, non possono contestarmi dalla loro epoca. Nel racconto, però, descrivo anche dinamiche contemporanee, come quelle dei migranti di oggi, a cui devo rendere conto. Per fortuna grazie a MOSAICO, un’associazione torinese di rifugiati rivolta a rifugiati e richiedenti asilo, ho avuto modo di ascoltare le testimonianze di chi migra e di chi accoglie. Per me è stata un’occasione di conoscenza preziosa e, anche se non ho vissuto direttamente quelle storie, ho cercato di rappresentarle al meglio.

Ripensandoci bene, trovo paradossale che Il Sentiero sia bollato come qualcosa di politico. Ciò rivela molto del momento storico attuale in cui essere “umani” è considerato una presa di posizione partigiana a cui contrapporre, spesso sullo stesso piano di legittimità, l’essere “disumani”. Purtroppo, nel mio piccolo, non posso fare molto contro questa tendenza.

Andrea Tridico

Cosa ti lascia senza niente da dire?

In positivo, la bellezza. Ma non intesa come magnificenza da ammirare. Preferisco pensare alla bellezza come qualcosa di più contaminato, entropico e complesso che però crea connessioni. Credo veramente che questa si annidi nella diversità, termine che oggi è forse un po’ inflazionato. In un senso molto più esteso, considero bello ciò che sta fuori dalla mia quotidianità e che mi attrae così tanto da voler stabilire una connessione forte. Quando accade, resto sempre senza parole. In negativo, invece, il fatto che ci sia il desiderio ormai diffuso di spezzare quelle connessioni. Le recenti svolte a destra le interpreto come espressione di un’ansia generalizzata di purezza per rendere il mondo più omogeneo e conformista. Però, spegnendo le voci della diversità, diventa automaticamente più sterile. Un mondo senza ispirazione.

Ringraziamo Andrea Tridico per la sua gentilezza e il suo tempo e gli auguriamo il meglio per il suo futuro professionale. Se volete seguire il suo lavoro potete trovarlo su Instagram, mentre MeCha Guevara e Il Sentiero sono disponibili sul sito ufficiale della casa editrice Shockdom e di Round Robin Editrice.

di Damiano D’Agostino

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