Parliamo di Gnafcac, intervista a Nicolò Santoro e Noemi Rosano
Abbiamo avuto la possibilità di intervistare Nicolò “Uomopasta” Santoro e Noemi “Suzume” Rosano, due fumettisti piemontesi che hanno recentemente pubblicato la loro prima storia autoprodotta. Gnafcac è un fumetto indipendente che racconta la storia di Alker e dei suoi amici, un gruppo di ladruncoli nella immensa città di Reevesia. In una vita di stenti e furtarelli, i tre si imbattono in una strana maschera magica e sono costretti a fare i conti con un gruppo di loschi cultisti. Abbiamo recensito il fumetto su Instagram e subito dopo la lettura abbiamo contattato i disegnatori per parlare del loro progetto, per svelarci qualche dietro le quinte e per parlarci del futuro di Gnafcac.
Nicolò Santoro nasce a Torino nel 1995 e frequenta il Liceo Artistico e poi la Scuola Internazionale di Comics e l’iMasterArt. Lavora per lo studio grafico Black Flamingo e collabora con il collettivo CappuccinoExpress. Ha debuttato come disegnatore nel 2021 disegnando Luxastra 6 – Letho edito da Tatailab. Noemi Rosano nasce a Genova nel 1998 e vive ad Aqui Terme, frequenta il Liceo Artistico ad indirizzo Architettura e Design e consegue un master di Concept Artist all’iMasterArt, dove lavora anche come Docente. Scolpisce in 3D per l’azienda di giochi da tavolo Mantic Games e anche lei collabora con CappuccinoExpress. I due fumettisti hanno deciso sin dagli albori del progetto Gnafcac di renderlo fruibile gratuitamente e di raccogliere finanziamenti per un volume cartaceo tramite la piattaforma di crowdfunding Kickstarter, riuscendo ad ottenere €4000 di finanziamento.
Come nasce il progetto Gnafcac, qual è la sua genesi?
Nicolò Santoro: è nato da una storia autoconclusiva di 12 pagine che avevo pubblicato su Facebook e Instagram. Una specie di allenamento e la trama era una vicenda, una scenetta, nata da un sogno strano che avevo fatto quella notte. Non mi ricordo nemmeno che cosa avevo mangiato il giorno prima. Dai sogni si può sempre ricavare qualcosa di bellino. Il progetto lo avevo addirittura cominciato in disegno tradizionale, ma per motivi di lavoro e tempo l’ho continuato su digitale.
Non avevo, però, sognato il protagonista, avevo immaginato più ciò che stava succedendo (potete leggere gratis la storia qui). Ho cominciato quindi a fare qualche studio e mi è uscito fuori questo ragazzino, ho poi aggiunto copricapi e maschere e da lì ho pensato di rendere magica la maschera e di farla parlare. Tutto è nato, semplicemente, disegnando: una sorta di brainstorming. In quel momento ero ancora da solo, con Noemi stavamo cominciando a sentirci. Ci siamo poi messi insieme poco dopo. Mi piaceva l’idea di creare un rapporto fraterno tra la maschera e il protagonista. Da lì è partito anche il titolo strano, quasi illeggibile. Tra un po’ mi odiano tutti per questo e in tanti mi hanno consigliato di non intitolare un fumetto in questo modo, soprattutto per presentarlo a una casa editrice. Ed è assolutamente vero, non direi mai il contrario. Però ho ascoltato il cuore.
Abbiamo mantenuto il titolo Gnafcac nell’opera vera e propria ed è il nome di questo fantomatico ingrediente, un qualcosa da mangiare. L’ambientazione stava ancora nascendo nelle pagine e abbiamo scelto di trovargli un nome strano. Un po’ come nelle storie di Moebius con gli alieni, mi facevano “morire” i nomi. Al sentirli alla fine dicevi: “si è giusto, è un mondo alieno e lo accetto”. Mi diverte il fatto che il titolo sia cacofonico. Il progetto è poi cresciuto man mano ed è subentrata Noemi, ne abbiamo parlato e abbiamo cominciato a tirar fuori tutte le influenze che ci hanno cresciuto. Parlando per me, l’amore che provo per Berserk è indescrivibile, mi ha spinto a cominciare a far fumetti.
Noemi Rosano: La storia è cambiata diverse volte in corso d’opera. Avevamo completato le prime venti pagine poi le abbiamo dovute rifare tutte: la storia è quella che ha preso più tempo. Andavamo al parco con il registratore, cominciavamo a lavorare e poi ci accorgevamo di un buco di trama e allora ripartivamo.
Una volta uscito il primo capitolo, anche quello gratuito, abbiamo deciso di continuare. Ci siamo interrotti però subito dopo, perché se avessimo consegnato ad una casa editrice il prodotto completo non lo avrebbero preso. Almeno questo ci dicevamo, perché molte nostre conoscenze ci avevano detto che spesso le case editrici fanno così. Poi, invece, le case editrici ci hanno chiesto di consegnare il progetto completo. C’è stato quindi questo periodo in cui ci siamo fermati per girare le varie case editrici, ma da loro non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Nel giro di sei/sette mesi abbiamo completato tutti e tre i capitoli, ed era già nelle nostre idee quello di pubblicarlo gratis online.
Nicolò: Abbiamo cominciato con Patreon appositamente per sostenere il progetto, potevamo proseguire con la storia e avere anche il finanziamento per produrlo.
Noemi: Io ho preso un po’ esempio da alcuni artisti che conoscevo. Ad esempio i fumetti Atomic Robo e Lackadaisy, che sono fumetti stranieri, si possono leggere per intero gratuitamente e sono poi la prima che ha acquistato tutti i volumi. Volevamo creare questo tipo di fan base: se tu lo metti online gratuitamente lo riescono a leggere molte più persone, anche i ragazzini più giovani che non lo possono acquistare. Anche per qualcuno che ha solo il dubbio se acquistarlo o meno, lo leggi online e se ti piace lo compri. Ci piaceva l’idea di creare questa tipologia di community attorno al mondo di Gnafcac. È partita così!
Cosa significa autoprodurre un fumetto su Kickstarter? Quali sono le difficoltà e i vantaggi? La versione fisica del vostro fumetto è cartonata, ben curata.
Nicolò: Noi siamo partiti, per quanto riguarda il fumetto, che il primo volume lo avevamo già completo. Avevamo capito che con un kickstarter dovevamo progettare la “campagna” ed è stata la cosa più devastante. Ci siamo messi a fare il lavoro di grafica, Noemi ha fatto la contabile di tutte le spese. Cosa che se l’avessi fatta io sarei morto probabilmente. C’è poi tutto il discorso della pubblicità, dovevamo creare tutto il materiale prima in modo da averlo pronto per pubblicizzare ogni giorno. La regola numero uno era rompere le scatole. Con una campagna kickstarter, purtroppo, sei facilmente dimenticabile.
Noemi: Qualcuno sicuramente ci ha bloccato, eravamo ovunque. Persino sulle chat dei parenti.
Nicolò: Avevamo un’idea ben precisa di ciò che volevamo e abbiamo chiesto anche un po’ di soldi per un fumetto su kickstarter. Ci piaceva il formato A4, non gigante come un fumetto francese o “piccolo” come un fumetto americano. Con questo formato ti puoi godere le pagine e i disegni, hai anche un buon feeling del fumetto. Tra i materiali che abbiamo prodotto per la campagna c’è anche un trailer doppiato da Francesco Saverio de Angelis, che ha scoperto del progetto ed entusiasta ci ha offerto la sua voce per darci una mano. È stata una campagna piena di sorprese.
Noemi: l’idea di fare il cartonato era qualcosa di già fissato. Purtroppo costa di più, infatti di quello che ricevuto dal kickstarter è rimasto zero: tutto in spese. Il kickstarter, infatti, è quello, bisogna rimanere all’interno delle spese di produzione. Ci abbiamo messo un mese e mezzo , forse due, per preparare la campagna. E poi un mese di campagna. Una delle cose più difficili è la commerciabilità perché, a meno che tu non abbia tanti follower sui social, è necessario farsi il mazzo per andare in tutte le fiere, cercando di essere presente e allargare il pubblico. Cercare di raggiungere più gente possibile è la cosa più difficile, e sei costretto a farlo altrimenti non si va da nessuna parte. Anche perché abbiamo notato che molte case editrici ti prendono in base al numero di follower su Instagram. L’idea però è che tutti sono partiti dal basso.
Nicolò: Però è anche una cosa bella perché, nonostante il mazzo, lo stiamo facendo in prima persona. Siamo sempre stati in giro a prendere copie e pubblicizzarci. Prima della campagna avevamo stampato delle locandine con codici QR e abbiamo fatto il giro delle fumetterie di Torino, Alessandria, Asti e così via. Con il senno di poi dico “abbiamo un bel ricordo”. Sono contento di tutti gli sforzi che abbiamo fatto.
C’è anche una statuetta del protagonista in arrivo?
Noemi: Io scolpisco in 3D, faccio le miniature dei giochi da tavolo per la Mantic Games ad esempio. L’idea di fare un action figure come una delle ricompense per il fumetto ci piaceva tanto, un po’ come si fa per i manga. Ho la fortuna di avere una stampante 3D, i miei genitori fanno modellismo e abbiamo quindi evitato di spendere tanto per la produzione. Stamparle in una stamperia sarebbe costato molto di più. Abbiamo colto l’occasione e le action figure di Gnafcac sono per le persone che ci hanno sostenuto di più. Sono solo dieci appunto per rimanere nelle spese e sono completamente pitturate a mano. Abbiamo anche realizzato le monete del mondo, scolpite e stampate. Queste pensavamo, spoiler, di continuare a produrle per ogni altro kickstarter, la trovo una cosa carina da avere.
Leggendo Gnafcac, la sensazione è che abbiate fatto un grande lavoro di world building prima, ci raccontate un po’ il dietro le quinte?
Nicolò: C’è uno spazio vero e proprio in cui si muovono i protagonisti, quando cominci a mettere assieme i tasselli, inevitabilmente si creano delle regole. Non appena riusciamo pubblichiamo la mappa, in modo da far capire anche ai lettori dove è situata la città di Reevesia e dove vanno i personaggi. Nella città ci sono un sacco di influenze da fumetti come Alita. Volevamo costruire qualcosa di vero e consistente.
Noemi: Di sicuro a livello di creazione del mondo quello che ci ha ispirato maggiormente è stato Wakfu. Ci sono tante culture diverse, ognuna con il proprio dio e i propri modi di dire. A livello di profondità è incredibile, soprattutto il film, che è una cosa bellissima che purtroppo non è mai arrivata in italia. Parlando di Gnafcac, c’è un motivo se la città principale è Reevesia e c’è un motivo per cui è stata costruita in quel modo. Leggere il primo volume è come leggere il primo capitolo di un libro, man mano che vai avanti scopri il mondo e le varie specie che lo abitano.
Nicolò: Ci siamo resi conto che come primo volume può essere anche abbastanza veloce, ma la scelta di farlo terminare in quel punto è per specificare che la vera storia comincia quando Alker (il protagonista) scappa da Reevesia con la maschera. È fondamentalmente un prequel, una storia “entry level”.
Noemi: Lì è stato anche un problema di budget, il primo volume doveva contenere anche il quarto capitolo. Abbiamo dovuto tagliarlo e trasferirlo nel volume dopo. Su Patreon si possono già trovare alcuni layout del capitolo. Su quella piattaforma, infatti, ci sono molti contenuti, giustamente, per chi ci supporta. C’è anche il concept della città di Reevesia!
Nicolò: e gli storyboard, per chi è più curioso!
Considerate Gnafcac un campo di prova?
Nicolò: Si, è il nostro primo progetto grande. Scrivere una saga è anche un modo per sperimentare e capire come creare un mondo, una storia, dei personaggi che reggono. L’idea di creare dei personaggi in cui il lettore si può immedesimare. Sembrano frasi fatte quando si vuole fare un fumetto, ma non è assolutamente così. Ci sono tante cose che dovremo migliorare. Scrivere dei dialoghi non è una cosa facile, ci mettiamo con Noemi e proviamo a capire come quei personaggi parlano e perché parlano in un determinato modo, qual è il loro background.
Noemi: Diciamo che ogni fumetto che uno fa è un campo di prova, non si smette mai di imparare e fare esperienze. Se esce una nuova serie, la guardi e prendi spunto, la mischi con un’altra. È il miscuglio, più cose vedi e leggi, più esce fuori di tutto. In realtà qualsiasi cosa io la considero un campo di prova. Ci piacerebbe che questo fumetto prendesse perché abbiamo tantissimi progetti in mente, vorremmo fare l’artbook, le carte, degli spin-off. Sono tutte cose che non fai nel primo volume, le fai solo se c’è richiesta e se la storia piace. È il primo progetto che autoproduciamo, vediamo come va e il gradimento. Magari più avanti l’idea può essere anche quella di creare una collezione nostra, essendo un po’ tutto fare ci possiamo arrangiare. Noi abbiamo anche stampato questa serie che si chiama Racconti Rigati Misti, fatta a pacco di pasta. Visto che Nico si chiama Uomopasta vogliamo sfruttare questa cosa. Si tratta di mini storie anche di tre quattro pagine, che fai per buttare l’idea e vedere se funziona. Gnafcac era uscito su Racconti Rigati Misti, insieme ad altri due prototipi. Adesso stiamo lavorando al secondo volume con altri prototipi. È tutto una prova in realtà.
Cosa vi lascia senza niente da dire?
Nicolò: Vedere un maestro all’opera, vederlo mentre disegna dal vivo.
Noemi: Mi lascia senza parole la capacità dell’essere umano di creare le cose con la mente, il dove potremo arrivare, quante idee può avere l’essere umano.
Ringraziamo Nicolò Santoro e Noemi Rosano per la loro disponibilità e gentilezza, e auguriamo loro il meglio per il futuro. Per chi fosse interessato ai loro progetti è possibile seguirli su Instagram e leggere il primo volume di Gnafcac gratuitamente sul loro sito ufficiale.
di Damiano D’Agostino
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