Armonia, le catene della società
L’altro giorno riflettevo sulla società giapponese comparata a quella italiana, i punti di forza di entrambe, le debolezze, ciò che mi fa infuriare di una e ciò che mi fa infuriare dell’altra.
Sento spesso dire: “Me ne sono andata prima di cominciare a odiarlo” “Viverci a lungo non è deleterio” riguardo alla vita in Giappone.
Non è così strano come sembri, per quanto abbia tante caratteristiche che ci affascinano e attrattive a volontà.
Wa: Armonia
Tutta la cultura e la società giapponese si basa per la maggior parte sul concetto di Wa, armonia.
Sembra molto bello vero?
La prima sensazione che proviamo sentendo o leggendo questa parola è calma, pace… com’è poi vivere il Giappone la prima volta, camminare per Tōkyō, prendere la metro per passare da un quartiere all’altro, fare una passeggiata per Kyoto o andare a mangiare qualcosa a Kobe.
Non importa quanto sia grande la città, avvertirai sempre una sensazione di serenità, generata dall’ordine, dal silenzio e dall’educazione che impregnano ogni angolo del Paese.
Per creare l’armonia si deve plasmare il proprio essere in una maniera totalmente diversa a quella cui siamo abituati: niente urla, niente scontri, più pazienza e riflessione.
Si assottigliano gli spigoli per evitare di farsi male a vicenda, collaborare insieme per il bene comune mettendo da parte i propri desideri.
Si deve perdonare di più, negare di meno.
È una danza che prende in considerazione così tanti fattori che non saprei proprio da dove cominciare, non mi stupisce che io non sappia ballare.
Scegliere le parole con cura, preferire quelle più educate e lasciare da parte quelle più acuminate.
Prediligere l’empatia, la cortesia, la ritrosia… – e tutto ciò che finisce per -sia tranne “fantasia”-
Difficile, ma fattibile.
Utopico e distopico.
Quest’armonia ha un costo
Sì ha un costo, tanti piccoli anelli splendenti che annodati gli uni agli altri formano catene simili a tesori, pesanti tanto quanto hanno valore.
A volte litigare serve, alzare la voce è necessario, sbattere le porte terapeutico.
È scientificamente provato che imprecare diminuisce il dolore percepito e piangere ripulisce il nostro sistema.
Trattenere tutto dentro, spingerlo infondo e trasformarlo in pace è certo un fantastico proposito ma non è realistico che venga positivamente da tutti quanti contemporaneamente senza effetti collaterali. E sapete perché?
Perché siamo tutti diversi.
Abbiamo tempi di reazione e assimilazione differenti, abbiamo una storia alle spalle che cambia a seconda di tantissimi elementi.
Così crescono i suicidi, gli hikikomori, i morti sul lavoro. Sempre di più non riescono a sopportare il peso che la società mette loro sulle spalle, che ognuno si mette sui polsi e le caviglie per inseguire l’armonia tanto agognata.
Forse dovremmo tutti fermarci un istante e riequilibrare i bisogni, sia della società giapponese sia della società italiana, forse noi dovremmo aumentare le aspettative e impegnarci di più nella ricerca dell’armonia. Forse loro dovrebbero rallentare un attimo e permettersi di sentire le loro emozioni e di lasciarle andare, una volta ogni tanto.
Stay Kind
Love, Monigiri
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