Edina Altara, decoratrice di mondi

Reveal more

Edina Altara, decoratrice di mondi

Illustratrice, pittrice, decoratrice e ceramista nata a Sassari nel 1898, Edina Altara è stata un vero talento multiforme ancor più incredibile perché sviluppato da autodidatta: a soli 18 anni si vede acquistare un suo collage nientemeno che dal re Vittorio Emanuele III in visita a Torino, opera ancor oggi esposta al Palazzo del Quirinale con il titolo “Nella terra degli intrepidi sardi” (noto anche come “Jesus salvadelu”).

Con il marito illustratore Vittorio Accornero de Testa, noto anche come Victor Max Ninon, firma immagini déco come “Edina e Ninon”, per poi dedicarsi (dopo una… “amichevole separazione”) alla ceramica, la moda e la decorazione. Abile e fantasiosa, crea nella sua casa milanese un atélier dalla clientela raffinata. Realizza figurini di moda, collabora alla rivista Bellezza diretta dal celebre architetto e designer Gio Ponti, avendo modo di lavorare anche alla decorazione degli arredi di ben cinque transatlantici italiani, oltre a illustrare una trentina di libri per ragazzi e numerose riviste, racconti e pubblicità.

«Non ho mai giocato con le bambole comprate», ha dichiarato Edina Altara in un’intervista di giusto cento anni fa: l’affermazione dice già molto di una sensibilità artistica che creava piccole indossatrici decenni prima del successo di ogni Barbie. Scomparsa a Lanusei (NU) nel 1983, in questo Terzo Millennio può vantare un sito ufficiale e un blog curati direttamente dal pronipote Federico Spano, che le ha perfino aperto una pagina Facebook.

Del gruppo di “illustrAutori” sardi che tra gli anni Dieci e Venti del Novecento realizzano copertine e immagini per Il giornalino della Domenica, è forse l’esploratrice più intelligente dei colori della Sardegna: come ha scritto Piero Pacini nello splendido catalogo di una mostra bolognese del 2008, “Anziché puntare esclusivamente all’esuberanza cromatica dei costumi tradizionali e sulla fierezza della sua gente, conferisce una grazia più spigliata alle sue bambine stupefatte, che oscillano come fiori al vento o che sembrano uscite da una fiaba russa”.

Un altro esempio del genio italico che sa farsi universale e senza tempo, ed è molto bello poter continuare a goderne.

di Loris Cantarelli

Lascia un commento

Previous post La cultura dell’alcool in Corea del Sud
Next post Il mito di Sergio Leone – Intervista a Mauro Galfrè