Walter Molino, il pittore dei sentimenti

Reveal more

Walter Molino, il pittore dei sentimenti

Impossibile riassumere in poche righe Walter Molino, uno degli illustrAutori italiani ancor oggi più ricordato, grazie soprattutto alle sue famose copertine per La Domenica del Corriere, periodico sempre protagonista di mostre che ne perpetuano il ricordo dopo la chiusura nel 1989 (compreso il bel volume Corrierino, Corrierona sulle due filiazioni più celebri del quotidiano milanese).

Nato a Reggio Emilia nel 1915 e scomparso a Milano nel 1997, Molino è stato pittore, illustratore e fumettista. Dopo anni di vignette satiriche esordisce sui settimanali Il Monello, Intrepido e Giovinetto, collaborando anche al Bertoldo dove diviene noto per le sue donnine provocanti, realizzando fumetti avventurosi come Virus il mago della foresta morta e Capitan l’Audace, Luciano Serra pilota e anche proseguendo il Kit Carson di Rino Albertarelli.

Inoltre disegna sul giornale satirico Marc’Aurelio e s’alterna con il pittore Achille Beltrame nel produrre le cover per La Domenica del Corriere, diventandone poi l’unico realizzatore per quasi trent’anni, oltre a firmare storie umoristiche sul Corriere dei Piccoli e lavorare per il Candido diretto da Giovannino Guareschi. Diviene particolarmente famosa le rubriche “Così li vede Walter Molino” e “Visti da Walter Molino” su Intrepido e Il Monello, dove propone caricature di personaggi noti, finché dagli anni Sessanta si dedica prevalentemente alla pittura, per essere libero dalla fretta imposta dalle scadenze editoriali.

Le sue immagini realistiche quando non era così facile essere circondati da fotografie davano modo a tutti (compreso chi non sapeva leggere) informazioni ed emozioni forti, in particolare sul calcio – l’unico, vero romanzo italiano capace di raccontare un’intera nazione – e le immagini di cronaca dell’altra sua grande rivista Grand Hôtel (di cui disegnò la testata nel 1946, tenendo a battesimo i fotoromanzi).

Dotato di “un talento scandaloso” (come scrisse Indro Montanelli) e capace di “trasformare la realtà in poesia, rispettandola” (nelle belle parole di Marcello Marchesi), Molino ha lasciato un segno indelebile che, come ha detto Oreste del Buono, ha raccontato “fatti e misfatti, di povera gente o somme autorità, colte in momenti significativi, senza adulazione, ma senza neppure denigrazione, con affettuosa comprensione e leale pietà”. Di questi tempi, un esempio ancor più prezioso.

di Loris Cantarelli

Lascia un commento

Previous post Viaggio culinario tra le valli del Piemonte
Next post Playrino: Mettersi in Mostra