Non si svecchia ciò che non è vecchio

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Non si svecchia ciò che non è vecchio

In questi ultimi mesi ho finalmente ricominciato a recitare con un po’ più di costanza, lavorando in alcuni progetti teatrali nella mia zona, Reggio Emilia. Un’opportunità per riprendere il ritmo, togliermi un po’ di ruggine accumulata dalla lunga inattività e cercare di pormi nuovi limiti, raggiungere nuove vette recitative che ambisco da molto tempo. Vette che ho toccato recitando nel mio ultimo spettacolo scritto da me, Il Sobillatore. Uno spettacolo che mi ha permesso di cimentarmi nei monologhi teatrali, un tipo di spettacolo veramente difficile e con una mole di lavoro davvero intensa, che necessita di un’adeguata preparazione.

Nel periodo di preparazione che ho vissuto in questi mesi, mi è capitato però di ascoltare una frase che ritrovo spesso negli ambienti teatrali. Troppo spesso, a mio parere. Soprattutto negli ultimi cinque anni: ” Bisogna svecchiare il teatro!! Rilanciamolo!”
Ecco, so che quello che sto per dire farà arrabbiare molti miei colleghi e mi farà sembrare un vecchio retrogrado, ma non posso esimermi dall’esprimere la mia opinione, come è giusto che sia. Quindi vi dico, dal profondo del cuore, che trovo fastidiosa questa frase e anche particolarmente offensiva verso il teatro stesso.

Vi spiego il perché, con calma e serenità, quindi mettete pure giù i forconi, please!

Il teatro trae la sua forza dai grandi classici che ne hanno fatto la storia, aprendo le porte a tutti coloro che, del teatro, non ne conoscevano nulla o soltanto inutili stereotipi. Capolavori come il Macbeth di Shakespeare, Il Gabbiano di Cechov, Sei Personaggi in cerca d’autore di Pirandello o perché no, anche le grandi tragedie greche di Euripide, Eschilo e Sofocle, hanno incantato schiere e schiere di attori e attrici, sia giovani che anziani, avvicinandoli al palcoscenico e facendo scoppiare dentro di loro la fiamma della recitazione. Io stesso decisi di voler recitare dopo aver letto opere come La Locandiera di Goldoni, Il Fu Mattia Pascal o l’Amleto. Senza poi contare il mio amato Cyrano De Bergerac! Queste opere sono le solide fondamenta del teatro stesso, che hanno contribuito a renderlo grande e immortale. Ma soprattutto eterno, perché non invecchia mai, a differenza di quello che pensano in molti. Ed è qui che già questa frase, questo pensiero, scricchiola pesantemente sotto il peso di una sorta di incoerenza. Perché queste opere non sono vecchie, anzi! Sono più attuali che mai! Così come la struttura e le tecniche che le portano in scena, necessaria affinché l’emozione e la magia di quelle storie vengano fuori chiare e limpide dalla recitazione degli attori che le riportano in vita. Vi possono essere adattamenti, magari rielaborazioni dell’opera in sé, ma la base rimarrà sempre la classica storia. Che fa da perno al tutto e permette così che lo spettacolo venga fuori secondo la visione classica.

E io parlo di “adattamenti” solo quando si prende il testo originale, senza snaturarlo, mettendolo in scena in un contesto differente, in un epoca differente, con costumi e oggetti differenti dall’epoca originale, ma che però mantiene in sé lo spirito dell’opera, del messaggio che l’autore vuole raccontare. Alcuni di essi, però, non lo fanno proprio in virtù di quella strana voglia di “rilancio” e di “svecchiamento”che non fa altro che rovinare l’opera in sé.

Il “Nuovo teatro”, quello “svecchiato” secondo le parole di questi nuovi artisti, la maggior parte delle volte si riempie di spettacoli senza capo ne coda, puramente visivi e senza l’emozione che caratterizza il teatro. A volte non c’è nemmeno una storia, ma solo varie scene prese così, senza alcun senso, buttate sul palcoscenico giusto per disorientare lo spettatore e appagare solamente l’ego del regista di turno. Gli spettacoli più famosi degli ultimi anni, quelli che funzionano e che vengono apprezzati dal pubblico, sono quelli dall’impronta “classica”. Quelli che utilizzano la cara e vecchia struttura della prosa che non fallisce mai, ben organizzata e messa in scena secondo i canoni classici del teatro. Funzionano perché il pubblico sa che cosa va a vedere, riconosce lo stile, non si ritrova disorientato ed estraniato ma coinvolto e partecipe della storia. Lo stile “vetusto e monotono” che molti autori e mestieranti del teatro vanno lamentandosi delle opere attuali è, in realtà, quello più vincente e necessario al rilancio teatrale. Perché è quello che noi conosciamo e amiamo.

Ora, io non dico che non bisogna osare o proporre qualcosa di nuovo. Lungi da me imporre una cosa del genere. Il teatro è libero e ha mille volti, pronti a soddisfare il palato di ognuno di noi. Io sono più che contento di vedere nuove forme di teatro e compagnie teatrali pronte a mettersi in gioco, sosterrò sempre questa ventata di fantasia. Quello che dico è che non bisogna cadere nelle frasi fatte, nella volontà di denigrare il nostro passato artistico per voler essere controcorrente e originale. Sì può essere originali anche creando qualcosa dalle basi di ciò che ci hanno lasciato i grandi autori di teatro, coloro che hanno creato il fantastico mondo di cui noi attori e attrici non possiamo fare più a meno. Per rilanciare il teatro, basta semplicemente farlo. Con talento, approfondimento, organizzazione e tanta passione. E anche un pizzico di umiltà, che non fa mai male!

Il Teatro non è vecchio, cari novizi e novizie. Il teatro non ha tempo…è la vera forma d’immortalità. La vera sfida, la vera rivoluzione, è accettarlo e mostrare al mondo quanto sia importante farlo. Solo così potremmo veramente rilanciarlo.

Attore Novizio al vostro servizio!

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