Lo Scandalo Burning Sun
Il k-pop è, in questo periodo, un fenomeno mondiale.
La fama internazionale dei BTS e la forza dei loro successi ha permesso alla musica pop sudcoreana di varcare i confini nazionali ma, soprattutto, di conquistare il pubblico Occidentale. Nei trent’anni che sono trascorsi dalla sua nascita ufficiale, il k-pop ha affrontato momenti di grande lustro come quello che sta vivendo ora e grandissime crisi, come quella legata allo scandalo del Burning Sun.
Il 28 gennaio 2019, tra le notizie di costume dei quotidiani, venne rilasciata la denuncia di un frequentatore del club, che riportava di essere stato messo alla porta con violenza dopo aver cercato di aiutare una ragazza che stava ricevendo delle molestie. Il ragazzo, con dovizia di particolari, raccontava di essere stato raggiunto dalla Polizia che, noncurante della sua versione, lo aveva vessato e arrestato con l’accusa di atti osceni e di aver tentato di diffamare altri per coprire una sua condotta scorretta. Seppur l’episodio si riferisse a qualche mese prima, il testimone aveva raccontato di ricordare con certezza ciò che aveva visto nel club e, soprattutto, di essere rimasto molto sorpreso dalla reazione della Polizia al suo racconto.
Nei giorni successivi, l’impatto mediatico del racconto del testimone del Burning Sun portò ad un aumento delle testimonianze, pubblicate anonimamente su internet, che aggiungevano terribili dettagli delle attività nel club, tra giovani donne drogate con l’inganno e ricchi uomini d’affari disposti a spendere del denaro per “comprarle”.
I primi protagonisti della vicenda colpiti dalla terribile onda d’urto di quelle accuse furono i frequentatori più in vista del Burning Sun e Seungri stesso, passato da ragazzo immagine a volto della vergogna.
Seppur ufficialmente coinvolto solo in maniera marginale nelle attività illecite del club, Seungri è oggi considerato l’esempio perfetto della parabola distruttiva del successo. Le indagini della Polizia scattate dopo i primi racconti portarono, l’11 marzo 2019, a uno dei punti più bassi della storia del k-pop: la pubblicazione delle chat dei frequentatori più assidui del Burning Sun. In una serie di conversazioni, supportate da video e foto rubati a ragazze impegnate in atti sessuali, alcuni dei giovani più amati dal pubblico coreano si scambiavano volgari commenti e consigli su come adescare nuove vittime. A capo di questa chat, poi passata alla storia con il suo nome, c’era Jung Joon-young, cantante di discreto successo al tempo impegnato come ospite fisso in alcune trasmissioni televisive.
Le nuove notizie e le nuove testimonianze portarono ben presto alla formalizzazione di accuse pesantissime non solo per l’organizzazione del Burning Sun e per i suoi clienti, ma anche per una serie di influenti figure all’interno delle Forze dell’Ordine del quartiere di Gangnam. Le indagini arrivarono addirittura a scoprire un vero e proprio schema o codice che permetteva alle pattuglie di capire se le chiamate potevano essere sospette o pericolose per la sicurezza del sistema, in modo da gestirle senza conseguenze.
Giovani donne coreane e straniere venivano inserite nelle serate del club e affiancate a uomini d’affari che, oltre a chiudere accordi commerciali non del tutto legali, pagavano un extra per potersi appartare e consumare rapporti con le ragazze. Le attività del club non si limitavano alla prostituzione, ma includevano anche lo spaccio di sostanze stupefacenti e il riciclo di denaro sporco.
L’opinione pubblica coreana fu colpita dallo scandalo del Burning Sun su due fronti: da un lato gli avvenimenti nel club raccontarono un lato degli idol sconosciuto, dall’altro tornarono a far luce sulla piaga delle molestie sessuali.
Cresciuti e istruiti per essere perfetti, gli idol – anche quelli non direttamente coinvolti dallo scandalo del Burning Sun – divennero per qualche mese un oggetto misterioso, quasi degli sconosciuti agli occhi del loro pubblico adorante. Seppur ormai i processi siano tutti alle fasi finali, ai protagonisti negativi della vicenda non è stato concessa la possibilità di sparire dalla scena; i nomi più famosi dello scandalo ancora oggi riemergono ogni qualvolta si debba parlare del peggio della società coreana.
Le donne, dopo aver ascoltato per mesi i racconti delle vittime, sono scese più volte in piazza per far sentire la loro voce su un tema fin troppo celato della società coreana, ancora molto legata all’ideale dell’uomo dominante sul “sesso debole”.
Il Burning Sun, con le sue bottiglie di vino francese e i suoi comodi divani imbottiti è una delle scene del crimine più lussuose e in vista della storia recente della Corea del Sud.
di Silvia “Stovtok” pochetti
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