Sentitevi liberi di lasciare ciò che non vi piace

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Sentitevi liberi di lasciare ciò che non vi piace

Voglio confessarvi un segreto personale. Voglio rivelarvi un atteggiamento che ho assunto ormai da diversi anni e che mi ha portato a vivere le mie passioni con una linfa completamente nuova. E voglio suggerirvelo perché, secondo me, potrebbe portare una ventata di aria fresca in quella che è una delle nostre attività ricorrenti: la fruizione di contenuti.
Il trucco che mi permette di vivere con più serenità ciò che vedo e ciò che leggo è tanto semplice quanto efficace: smettere di seguire ciò che non mi piace. Può sembrare una ovvietà, può sembrare un’affermazione banale e stupida ma basta guardarsi intorno per rendersi conto di quanto valga il contrario.

Forse un giorno riuscirò a non citare Nick Hornby in un mio articolo/video/ live ma non è questo il giorno e quindi segnalo come lui stesso abbia contribuito alla mia nuova attitudine ribadendo come “non ci sia nulla di male nel lasciare un concerto a metà se non ti piace”. Lui ricorda di avere lasciato luoghi affollati nei quali si esibiva qualcuno perché non particolarmente convinto della performance, perché stanco o svogliato. Usciva, andava a farsi una birra nel pub vicino e, se possibile, rientrava giusto per le sequenze finali della performance. Non sentiva più il dovere morale di continuare a seguire qualcosa che, evidentemente, non rientrava fra i suoi interessi e questo indipendentemente da quanto tempo ascoltasse o apprezzasse la band in questione.

Io appartengo alla categoria di fruitori che, per anni, ha continuato ad acquistare fumetti mensili nonostante non provasse più piacere nel leggerli. Arrivavo alla data di uscita dell’albo nuovo e finivo per comprarlo come se fosse un obbligo e non un piacere. Lo leggevo nei ritagli di tempo e, talvolta, non riuscivo nemmeno a completarlo prima dell’uscita del successivo. Questo bisogno di completismo nel collezionare qualcosa o nel seguire qualcosa anche quando non ne traevo più alcun tipo di divertimento è durato anni prima che mi decidessi a non acquistare più ciò che ormai sembrava lontano da me. E nei mesi successivi finivo per comportarmi come coloro che stanno cercando di liberarsi da una dipendenza e ignoravo i nuovi numeri che mi fissavano dalle scaffalature delle edicole per paura di una ricaduta!

Non sempre tutto questo ha a che fare con la qualità del prodotto, non è detto che si inizi a non amare più qualcosa soltanto perché quel qualcosa sta peggiorando perché questa è la scusa che ribadiamo a noi stessi, il più classico dei “sei cambiato, non sei più quello di una volta, non ti impegni più.” No, talvolta scopriamo di non amare più qualcosa perché sono cambiati i nostri gusti, è cambiato ciò che cerchiamo da un prodotto e, proprio per questo, dobbiamo sentirci liberi di cercare altrove.

Con la serialità televisiva io mi comporto così da anni e, vi giuro, la mia vita da spettatore è migliorata. Resto sconvolto quando leggo di qualcuno che ha iniziato a gradire “Stranger Things” con la quarta stagione appena uscita ma che, comunque, ha visto tutte quelle precedenti non apprezzandole. Resto sconvolto perché mi domando che senso abbia guardare qualcosa che non ti appassiona e che non tocca le tue corde piuttosto che abbandonarlo e dedicarsi a prodotti di proprio gusto. A meno che tu non sia pagato per guardare film e serie tv l’idea di investire ore della propria vita a guardare qualcosa che già sai di non apprezzare è un pensiero che trovo incomprensibile.

Tutto questo ha a che fare anche con la popolarità di determinate produzioni e la “necessità” di seguirle per non perdere il treno delle discussioni online ma anche questo è un atteggiamento figlio del tempo presente che possiamo cambiare.

Io ho abbandonato “The Boys” con i primi episodi della terza stagione. Lo ritengo estremamente ripetitivo e ho sempre la sgradevole sensazione che i personaggi ruotino intorno alle medesime azioni e ai medesimi ruoli come un eterno reboot. Eppure leggo i commenti favorevoli di molti conoscenti quindi sono consapevole del fatto che sia una serie di indiscussa qualità che, in questo momento della mia vita, racconta una storia con stili e approcci lontani dal mio interesse. Quindi, pur consapevole di perdere un trend dei social e di non risultare sul pezzo ho scelto di lasciarla. Continuare a seguirla nonostante l’insofferenza, circondati da pareri enormemente positivi, rischia poi di trascinare in atteggiamenti ancora più deleteri come recarsi sotto post di estimatori e scrivere commenti al vetriolo del tipo “Ma come fate ancora a seguire questa roba?”, come se il nostro gusto personale fosse il più attendibile e oggettivo in assoluto e sia nostro compito catechizzare gli stolti.

Seguite i consigli di un vecchio barbogio che per anni si ha letto e visto cose, che le amasse o meno, solo perché rinunciare sembrava un’offesa al suo onore personale. Un vecchio rancoroso che ha trascorso ore della sua vita a lamentarsi online quando avrebbe potuto utilizzarle in maniera molto più costruttiva. Sentitevi liberi di lasciare qualcosa se non vi sta piacendo. “Non sei tu, sono io” dovrà diventare la vostra reazione all’ennesima storia che sceglierete di non seguire più. E, molto spesso, è la verità anche se non ce ne rendiamo conto.

di Roberto “Mr. Rob” Gallaurese

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