Oltre il Colosseo
Ho vissuto Roma da bambina. Tornavamo solitamente a Natale nella casa di nonna, a Torpignattara, lì dove c’era anche mio zio che ci faceva scoprire l’universo nerd per la prima volta da uno schermo piccolo del pc in sala. Tra una focaccia e un panzerotto – perché mia nonna era pugliese – facevamo passeggiate in centro, tra piazza Navona piena delle bancarelle dell’Epifania e la spaventosa e mistica Bocca della verità.
Quando sono cresciuta ho approfittato spesso delle occasioni che mi si presentavano per tornare nella capitale, la caotica e bellissima città che per me rimaneva unica al mondo. Ma è solo negli ultimi anni che, sazia delle visite e delle viste più famose, ho cominciato a esplorarla nei quartieri, negli spazi secondari, negli hashtag #romainsolita che Instagram ormai mi poteva offrire.
Sono stata a Roma nel 2019: è stato il mio primo viaggio in solitaria.
Un primo passo, un compromesso: ero ospite di mio cugino, avevo organizzato degli incontri con amici della zona (inclusa la voce più famosa de Roma, il nostro Edoardo), il modo migliore per cominciare a viaggiare da sola senza sentirmi troppo spaesata.
Sono stata alla Libreria Giufà, dove tra una colazione, albi illustrati e una selezione di libri dell’editoria indipendente mi sono sentita davvero a casa. Ho fatto una delle mie prime interviste alla libraia, ho preso il tram in direzione Colosseo e mi sono goduta la sensazione di aver cominciato la giornata in un quartiere che non avevo e non avrei mai visto se non fossi andata a cercarlo.
Poi ho camminato per il quartiere Coppedé, dove le decorazioni liberty dei palazzi fanno sentire in un luogo fiabesco e lontano. Avevo portato con me un grandangolo: avevo appena ricominciato a fotografare.
Nel 2020 sono passata a Roma durante il mio tour on the road del Lazio, nel caldo torrido dell’agosto italiano, e ho visitato, in una calma inusuale per una delle città più visitate al mondo, i musei vaticani. Il sole portava con sé una sottile inquietudine, che solo dopo mesi avrei colto appieno.
A novembre 2021 un’altra toccata e fuga durante una crociera di lavoro. Ho visto Roma in un’escursione organizzata in collaborazione con National Geographic, con gli occhi del fotografo Natalino Russo, con la pioggia, con le geometrie del Rione Monti e del bianco e nero. È stato sfidante, un’occasione incredibile di confronto con Natalino, professionista e umano che mi ha lasciato tanto.
Poi arriviamo ad aprile e maggio 2022, un viaggio sempre di lavoro e uno invece totalmente dedicato al piacere. A quasi due anni di distanza, io e la mia vita così diverse che non mi sembrano nemmeno viaggi e ricordi della stessa persona.
Ecco, ho voluto fare un piccolo racconto degli ultimi viaggi a Roma prima di fare l’elenco dei luoghi insoliti o meno che vi consiglio, perché sapete che per me parlare di viaggi va oltre dei semplici consigli. Ma ora sono più sicura di me nello scrivere questo articolo, e più desiderosa che mai di tornare a Roma a esplorare, approfondire, vivere.
Villa Torlonia
Il parco conserva qualcosa dell’antico giardino romantico che fu in origine: passeggiando tra i viali si incontrano tempietti di divinità greche, ville di stile neoclassico, ruscelli, statue. Potete accedere gratuitamente e rilassarvi qui in una giornata afosa, mangiando qualcosa al bar o portandovi un panino da casa, o visitare alcune delle ville e attrazioni che si trovano nel parco.
Le prime costruzioni del complesso museale, il Casino Nobile e il Casino dei Principi, risalgono agli inizi dell’Ottocento e furono commissionati da Giovanni Torlonia all’architetto Giuseppe Valadier. È un nome che non mi risulta nuovo: qualche anno prima, nelle Marche, avevo scoperto un piccolo tempietto scavato nella roccia che mi aveva fatto sentire immersa in una storia antica, di avventure e fantasticherie, il tempio di Valadier. Un altro consiglio da appuntarvi per quando sarete nelle Marche.
Ma torniamo a Villa Torlonia. Più tardi venne costruita la Casina delle Civette, che noi abbiamo visitato anche all’interno. Un piccolo edificio raffinato che voleva richiamare nell’aspetto un villaggio medievale, un vero e proprio luogo da fiaba. Tra le vetrate, maioliche, torri e porticati non mancano simboli esoterici di cui Giovanni Torlonia (junior) era appassionato.
Oggi la Casina delle Civette racchiude un museo dedicato all’arte delle vetrate, che rende la visita degli interni più interessante e completa. I giochi di luci e colori sono la cosa che più mi sono piaciuti.
Ma ciò che davvero non potete perdervi è la Serra Moresca. Sono vetri, geometrie e colori, ma sarei rimasta ore a osservarne gli incastri. Progettata da Giuseppe Jappelli nel 1839, si ispira in gran parte a motivi ariosteschi: la Serra e la Torre moresca sono il campo dei Mori, affacciato di fronte al campo cristiano, rappresentato dal Campo dei tornei, un campetto dove ogni giorno la gente si allena. Dietro la serra poi si trova il luogo della Ninfa, una grotta artificiale con dei finti resti medioevali, la tomba di Merlino nel racconto di Ariosto. La Serra è stata restaurata da poco ed è splendida. Se non volete entrare potete anche solo vederla da fuori.
Potete acquistare gli ingressi alle case separatamente o fare un biglietto unico per visitarle tutte.
Quartiere Coppedé
Prende il nome dall’architetto progettista che ha lavorato su un piccolo numero di ville e palazzine vicino a piazza Mincio, Gino Coppedè. Ma Coppedè è anche il nome di uno stile e di una moda che nasce a Firenze, dalla bottega fondata da Mariano Coppedè, artigiano e decoratore appassionato del manierismo (e padre di Gino, ovviamente).
Nei lavori di Gino Coppedè traspare tanto dell’arte del padre. Nel quartiere (che in realtà non è un vero e proprio quartiere ma un insieme di strade a raggiera su cui si è concentrato il lavoro dell’architetto) si ritrova una commistione di stili diversi nelle facciate delle case, nei portoni dei palazzi, nelle decorazioni alle finestre. Elementi gotici, moreschi, esotici, cinquecenteschi, liberty e art decò.
Qui c’è solo da passeggiare con lo sguardo attento a cercare elementi fantastici, decorazioni floreali, geometriche o surreali. Uno stile completamente diverso da qualsiasi altra cosa si può osservare a Roma.
La Garbatella
Sì, è vero, noi la conosciamo soprattutto per i Cesaroni (oggi il bar svetta con una grande insegna acchiappa-turisti), ma nasconde una storia densissima, sia dal punto di vista architettonico e urbanistico sia dal punto di vista sociale. La Garbatella nasce il 18 febbraio del 1920 per ospitare gli operai che avrebbero lavorato nella nuova zona industriale.
Originariamente concepita in lotti, come una città giardino all’inglese con case unifamiliari che davano su cortili interni, ospita diversi stili architettonici particolari di quegli anni, come il barocchetto romano, tipico dell’edilizia popolare.
Anche qui lasciatevi trasportare dall’atmosfera dei cortili, delle voci che arrivano dai bar sulle piazze, gli alti pini marittimi e le strade in salita e in discesa. Garbatella è un rione tranquillo ma culturalmente vivace, che conserva il fascino di qualcosa rimasto un po’ intatto nel tempo.
Cinecittà
Se siete appassionati di cinema, Cinecittà è un’esperienza da fare. Il caldo non aiutava a godersi la visita al meglio, e qualcosa in più potrebbero inventarsi per rendere Cinecittà un luogo più attrattivo. Ma qui c’è la storia del cinema, e vale sicuramente la pena farci un giro.
L’orto botanico
Accanto a Trastevere si trova l’orto botanico, uno spazio di verde ben progettato in cui si possono osservare tantissime specie di piante, fiori, alberi e chi più ne ha più ne metta. Se non siete appassionati potete trovare altri spazi in cui godervi un po’ di natura, ma se vi interessa osservare la diversità botanica allora fateci un salto.
Cortili nascosti: Palazzo Venezia e Doria Pamphilii
Passiamo a luoghi più conosciuti nel centro città che nascondono però degli splendidi e gratuiti cortili interni. Affacciatevi nel cortile di Palazzo Venezia e del Palazzo Doria Pamphilii per godervi un momento di pace nel caos cittadino.
Lo stadio dei marmi
Una storia che nasce nel periodo fascista, ma un fascino indiscutibile aleggia nello Stadio dei marmi, vicino all’Olimpico, nel complesso del Foro Italico. Io ci sono capitata al tramonto: osservare le persone allenarsi con la luce del giorno che scompariva dietro l’Olimpico è stato emozionante. Mi sarei seduta e avrei osservato per ore chi correva circondato dalle statue.
Il pincio
Concludiamo con il parco forse più famoso di Roma, che quindi non può essere considerato un luogo insolito, ma che per motivi a me ignoti non avevo mai visitato fino a quest’anno. Anche qui c’è lo zampino di Valadier, a cui ormai sento di essermi affezionata.
Noi siamo state ai musei di Villa Borghese e da lì abbiamo passeggiato un po’ liberamente nel parco, scoprendo un orologio ad acqua e un laghetto in cui poter affittare le barchette, fino ad arrivare al Belvedere. Siamo scese poi dalla scalinata di Trinità dei Monti, al tramonto, e abbiamo cenato in un ristorante tipico in una delle viette laterali, Antica Osteria Brunetti.
Librerie
Lista da ampliare. Libreria Giuffrà, Otherwise e Altroquando.
Cosa rimane fuori?
Le librerie del Pigneto, come mi ricorda sempre un amico che ha studiato a Roma per qualche mese. Il Maxxi, che aveva orari di apertura incompatibili con i miei treni, e il Macro. Qualche ristorante che mi dia tanta soddisfazione (non ho ancora trovato luoghi del cuore da quel punto di vista), e tante, chissà quante, altre cose da scoprire.
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