La Calunnia di Lilian Hellman, le parole feriscono ancora

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La Calunnia di Lilian Hellman, le parole feriscono ancora

“C’è qualcosa in te, e tu non lo sai. D’improvviso una bambina si annoia e dice una bugia… ed ecco che lo vedi chiaramente per la prima volta…

Le parole feriscono più della spada.

E’ una certezza assoluta, per tutti. Soprattutto per coloro che vivono con qualcosa dentro che ritengono di dover purtroppo nascondere, perché la società non può minimamente accettare ciò che non sia normale, adeguato, perfettamente inserito nello schema sociale e morale del mondo moderno. Anche se ciò che quelle persone provano e sentono è pienamente adeguato, vero, normale…non può vivere, non può esistere.

Siamo nel 2022, nel mese del Pride, dell’orgoglio di essere ciò che si è, a prescindere da tutto. Di amare pienamente senza barriere di genere, razza o sesso. L’orgoglio di essere se stessi, senza avere paura di nascondersi. Ma le parole fanno ancora male…feriscono ancora, come una spada che non smette mai di essere affilata e sa sempre dove penetrare, per provocare il massimo danno possibile. Parole che generano dubbi; dubbi che generano odio…odio che genera tragedie. Nonostante ci siamo finalmente aperti alla comprensione, all’accettazione e alla difesa di tutti i generi; ci sono ancora tante, troppe persone che non voglio uscire da quella sfera mentale antica e disgustosa che fa sì di ghettizzare e emarginare persone che vogliono solo essere loro stesse, come fossero rimaste a più di novant’anni fa, quando non si poteva ancora nominare la parola omossessuale…perché era una parola che spaventava, che faceva urlare allo scandalo. Era una parola che feriva più della spada.

Ed è in quel periodo che voglio tornare, perché nel 1934 al Maxine Elliot Theatre di New York, debuttò uno degli spettacoli teatrali più rappresentativi di un periodo nero per la cultura LGBT: La Calunnia ( The Children’s Hour, in inglese.), dramma in tre atti scritta e diretta da Lillian Hellman.
La trama è presto detta: due insegnanti facoltose, Karen Wright e Martha Dobie, fondatrici di un collegio privato femminile nel Massachussets, vengono prese di mira da una viziata e subdola studentessa di ricca famiglia, Mary Tilford; che, per vendicarsi di una punizione severa che le due professoresse le hanno giustamente inferto, decide d’inventarsi una bugia e di raccontarla alla nonna, ovvero che le due professoresse non hanno un semplice rapporto d’amicizia ma siano molto più intime. L’accusa riceve un devastante passaparola e tutta la comunità comincia a nutrire il fortissimo sospetto che Karen e Martha siano lesbiche. La calunnia raggiunge proporzioni epiche quando tutti i genitori ritirano le loro figlie dalla scuola privata, portandola al fallimento e addirittura si ripercuote anche sugli affetti delle due giovani professoresse; tra cui il fidanzato di Karen, Joe Cardin, facoltoso dottore che viene licenziato in tronco soltanto per aver difeso le due giovani.

La bieca bugia diventata talmente intricata e difficile da smontare che anche lo stesso Joe comincia a nutrire fortissimi sospetti, essendo stato in qualche modo infettato da quel dubbio, e Karen non può fare altro che lasciarlo andare e rompere il fidanzamento, pur amandolo immensamente. Nonostante poi dopo la viziata ragazzina venga smascherata e confessi di aver inventato ogni cosa, ormai è troppo tardi e il danno ha raggiunto il punto critico, facendo riaffiorare in Martha un sentimento sopito forzatamente proprio per colpa di quella dannata società che non accetta un amore che non sia “normale”, arrivando a massacrare pubblicamente due ragazze per nulla. Un sentimento che confesserà a Karen e che porterà poi ad una conclusione tragica.

Lo spettacolo, tratto da una storia realmente accaduta avvenuta nel 1810 ad Edimburgo è stato uno dei successi più grandi dell’epoca, rimasto in scena a Broadway per ben 691 repliche, ottenendo un plauso di pubblico e critica, nonostante l’argomento dannatamente scottante per l’epoca. Il successo fu tale che venne realizzata poi, nel 1936 e nel 1961, due versioni cinematografiche dirette dallo stesso regista, William Wyler, che nel ’61 riuscì a portare un visione più fedele dell’opera ( visto che la prima subì una pesante censura da parte del Production Code Hollywoodiano), chiamata Quelle Due e avendo nel cast anche una straordinaria Audrey Hepburn nel ruolo di Karen.

L’opera della Hellman è precisa e ben costruita, lasciando spazio ad ogni personaggio di aver il suo momento chiave della vicenda e non relegando nessuno in un ruolo marginale: tutti sono coinvolti nel macabro gioco al massacro e nessuno ne rimane illeso. Tutti hanno la loro parte di colpe e tutti sono impotente di fronte alla distruzione provocata dal fiume di parole e malelingue che colpiscono impietose le due giovani, provocando una reazione negativa persino in Karen, che proprio nel momento più fragile dell’amica, decide di pugnalare moralmente la povera Martha, fuggendo da qualcosa di perfettamente normale e sincero come l’amore di un essere umano, dimostrando anche lei di essere come quelle persone che l’hanno distrutta. Dimostrando, alla fine, di voler appartenere a quel mondo che l’ha emarginata per una bugia.

E’ questo il periodo nero che tutti coloro che non si sentivano parte di una società bigotta e oppressiva ha vissuto. Un periodo di malelingue, insulti, bugie, diffidenze e pura violenza. Un periodo di odio e repressione, che stroncava sul nascere ogni singolo moto di amore e appartenenza, di scoperta e accettazione del nostro io. Un periodo in cui le parole uccidevano più della spada.

Ora, a novant’anni di distanza, con le lotte e l’apertura a tutte le differenze di genere e di razza, con l’accettazione delle comunità LGBT e il sostegno di gran parte del mondo odierno, mi ritrovo a pensare a questo spettacolo e al suo significato, a quella karen che corre per il parco spaventata da una dichiarazione d’amore fatta dalla sua migliore amica, che non è cambiata ma ha solo scoperto se stessa. Mi chiedo se lei saprebbe accogliere quella dichiarazione, accogliere l’affetto e il coraggio di Martha e tenerlo stretto a sé, incurante che sia ricambiato o meno, ma che sia rispettato…

Poi mi ricordo che le parole feriscono ancora più della spada, e che bisogna continuare a lottare… affinché non si volti più le spalle di fronte all’amore.

Attore Novizio al vostro servizio!

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