I pensieri sono detriti spaziali
Molto spesso, molto più di quanto ci si aspetterebbe e di quanto sia corretto, ci sono opere che rimangono in disparte nonostante la loro indubbia qualità.
Uno dei titoli che mi viene in mente e che, sicuramente, si abbina al tema di questo mese è: Planetes.
Planetes
La storia è ambientata nel futuro, un futuro non proprio dietro l’angolo ma neanche troppo distante, tra il 2075 e il 2080.
La colonizzazione dello spazio è, di fatti, realtà: è stata costruita una stazione permanente sulla luna, da lì si lavora per il passo successivo, ovvero Marte e gli altri pianeti del Sistema Solare.
Questo il setting generale di quest’opera di Yukimura Makoto (che poi disegnerà anche Vinland Saga), pubblicata in Giappone da gennaio 1999 a gennaio 2004. In Italia arriva con Panini nel 2003.
Ne è stato fatto anche un anime da Sunrise nel 2003 e conta un totale di 26 episodi.
Se qualcuno di voi si ricorda l’Anime week su MTV forse ricorderà di averne vista la prima puntata nel 2006.
Sia il manga sia l’anime hanno ottenuto il premio Seiun, in due anni differenti.
Cos’ha di bello
I nostri protagonisti non sono però gli astronauti impiegati nella colonizzazione, né ragazzini su robottoni mandati in avanscoperta, sono un gruppo di raccoglitori di detriti spaziali.
Esatto.
Perché, com’è naturale, una volta che l’essere umano si è spinto oltre i confini della Terra, tanto ha fatto l’immondizia che si porta dietro.
La Sezione Space Debris, è un’unità della multinazionale Technora Corporation, ha il compito di prevenire qualsiasi tipo di danno a satelliti, stazioni orbitanti e navi spaziali dall’inquinamento spaziale, rottami e detriti che vagano lungo l’orbita terrestre.
Un silenzio immenso, uno spazio infinito, e queste persone in tuta che galleggiano nel cielo raccogliendo pezzi distrutti, ha una sua poesia e una sua tristezza intrinseca.
È una storia ambientata nello spazio ma non è una storia sullo spazio.
In un luogo non luogo i pensieri sono più rumorosi e le emozioni più forti.
La solitudine diventa imperante e compagna costante, ironicamente non li lascia mai soli.
Risucchiati da un lavoro ripetitivo e costante, che sembra non finire o cambiare mai, sono portati a riflettere sulla loro stessa esistenza oltre che sulla vita che conducono.
Ogni accadimento è una scusa per lasciare spazio all’espansione della caratterizzazione del personaggio.
Davvero spettacolare e intenso.
Una delle caratteristiche che colpisce maggiormente di questo manga, oltre ovviamente alla forza emotiva che trasuda, è il fatto che ogni elemento descritto, ogni situazione, è basato su reali presupposti scientifici caratterizzando il tutto in maniera deliziosa.
Sappiamo tutti che spesso non è così, in fumetti e animazione giapponese (e del resto del mondo).
A volte ritornano
Ha avuto i suoi riconoscimenti e il suo tempo ma non è mai stato conosciuto dalla folla, è sempre e comunque rimasto un manga più di nicchia, fortemente apprezzato da chi lo conosce, completamente ignorato da chi non l’ha letto (o visto).
È un concetto meno banale di quanto sembri.
Ci sono titoli di cui, anche se non ne abbiamo fruito, ne conosciamo il nome, sappiamo quale sia il volto dei protagonisti, ne vediamo i gadget e le immagini in internet, mentre altri devi far parte di un certo mondo per conoscerne l’esistenza.
Così vale per Planetes.
E, ogni tanto, mi piace parlarne ancora una volta per poterlo riportare all’attenzione di chi non ha avuto occasione di goderne.
L’avevi letto?
Cosa ne pensi?
Stay Kind
Love, Monigiri
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