Fulvio Bianconi, il designer a tutto tondo
Grafico, caricaturista e designer, dalla spiccata predisposizione al disegno fin da bambino, Fulvio Bianconi nasce a Padova nel 1915 e nell’adolescenza lavora come apprendista decoratore nelle fornaci di Murano, insieme agli esperti Giacomo Cappellin e Michele Pinto, girando poi tra il Veneto e l’Istria decorando chiese e realizzando ritratti dal vero.
Nel 1933 incontra il collega Dino Villani, di fatto l’inventore della comunicazione integrata italiana, che lo presenta all’editore Arnoldo Mondadori, alla Motta e altre importanti aziende milanesi. L’approccio definitivo come grafico editoriale (dopo essere scampato per miracolo al rastrellamento di via Rasella nel 1944) – sua è la celebre sovracoperta del romanzo più celebre che fece scoprire Gadda al grande pubblico nel 1957, il primo dei grandi gialli “letterari” italiani – avviene con Aldo Garzanti, per il quale presta la sua opera infaticabile e variopinta senza interruzione fino al 1975 e nelle edizioni più importanti fino ai primi anni Novanta.
Poliedricamente sempre in cerca di nuove forme d’espressione artistica, sviluppa una passione per il vetro che lo rende noto nel mondo per centinaia di esemplari unici (cercate il volume fotografico I vetri di Fulvio Bianconi della storica dell’arte Rossana Bossaglia, non ve ne pentirete!), inoltre è un convinto assertore del diritto di massima libertà creativa dell’artista, diventando punto di riferimento per grafici italiani e internazionali: lavora per l’immagine di FIAT, Marzotto, HMV, Pathe, Columbia, Pirelli, diventa amico intimo dello sceneggiatore Cesare Zavattini e del padre dei designer editoriali Bruno Munari, il quale peraltro di lui ha scritto: «Bianconi disegna continuamente. Intendo dire che disegna mentre mangia, mentre parla, mentre cammina per la strada, disegna in vaporetto, alle mostre, alle conferenza, dappertutto e in ogni momento».
In oltre 60 anni di attività, ha disegnato migliaia di copertine, illustrato libri, creato migliaia di esemplari unici in vetro e dipinto moltissimi quadri (usando matite, tempera, olio, xilografia, zincografia, inchiostro, carta, legno, pennarelli, fotografia…). Oltre a un ricco sito ufficiale a suo nome e alla breve voce di Wikipedia, sul web si trovano diverse testimonianze delle sue opere che anche a uno sguardo superficiale rendono bene la sua poliedricità, proseguita fino alla scomparsa a Milano nel 1996.
Nel novembre 2011, in un bel convegno milanese del benemerito centro APICE (tutto da visitare: fateci un giro!) sull’immenso John Alcorn, il collega Maurizio Turazzi lo ha ricordato come «un vero artista rinascimentale, capace di disegnare qualunque cosa». Difficile riassumere la sua personalità in meno parole.
di Loris Cantarelli
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