Tre domande a Caparezza

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Tre domande a Caparezza

Non lo credevamo possibile, ma abbiamo avuto l’occasione unica di intervistare una delle figure più importanti nello scenario musicale italiano. Caparezza, cantautore e rapper, era presente al Lucca Comics & Games 2021, ed è con grande timidezza e ammirazione che gli abbiamo posto le nostre consuete tre domande. Lo ringraziamo infinitamente per il tempo che ci ha concesso, gli auguriamo il meglio. A voi, invece, auguriamo buona lettura.

NDD: Nell’ambito musicale molti ti considerano uno dei maggiori rappresentanti di appassionati di cultura pop, nelle tue canzoni ci sono infinite citazioni. L’appassionato di cultura pop nell’ultimo decennio ha avuto una trasformazione radicale, è passato da essere quasi un ghettizzato nerd a diventare una forma di status symbol assoluta. Tu hai percepito questa trasformazione, oppure ancora ti guardano storto se fai una citazione di un film?

C: No, in realtà io non riesco a entrare in questo tipo di discorsi. Per il semplice motivo che quello che mi appassiona, non mi appassiona perché è pop o perché è alternativo o reazionario. Io semplicemente ho una mia lanterna, con la quale mi oriento. Quello che mi arriva, quasi sempre, è perché qualcuno che ha una passione me l’ha trasmesso o perché, per curiosità, mi ci sono imbattuto. Quindi i termini “pop”, “alternativo” e “indie” proprio non fanno parte del mio vocabolario. Posso far convivere nella stessa canzone anche le citazioni di Kafka, lo vogliamo chiamare “pop”? In un certo senso visto il successo potrebbe esserlo, quanto Miyazaki o qualcosa di più accessibile. Non è un mio problema, quindi. Quando si parla di questo tipo di citazioni, nel mio caso, non sono poi semplici citazioni, ma mi servono per far arrivare un pensiero. Ecco, non so come rispondere alla domanda, perché non c’è una risposta nel mio caso.

NDD: Qui sei al Lucca Comics & Games con Simone Bianchi, con il fantastico lavoro della variant che avete fatto. Quindi, chiedendoti un po’ un volo pindarico, da magari appassionato di fumetti, se dovessi immaginare la collaborazione dei sogni, anche con un nome impossibile che però ti ha segnato la vita: quale nome mi diresti?

C: Bonvi. Per me diciamo, ma penso un po’ per tutti, l’imprinting fondamentale. Il primo fumettista in cui mi sono imbattuto, amando il suo stile. Potrebbe essere anche Jacovitti, che non è della mia generazione ma di quella precedente. Aveva un tratto pazzesco, super identificativo e anche, se vogliamo, un po’ super pop per come viene identificato il fumetto pop, per tornare al discorso di prima. Ma Bonvi aveva un tratto e un’ironia che ho amato e ritenevo fortemente riconoscibile già in tenera età. Se dovessi dire la collaborazione impossibile sarebbe quella lì, purtroppo non è più possibile.

NDD: Condivido, sono un estimatore di Bonvi anch’io. La terza domanda che è sempre la stessa, quella più temibile che facciamo a chiusura del format, dato che noi siamo della redazione di Niente Da Dire, è: che cosa ti lascia senza niente da dire?

C: Ahahaha! Senza parole!

NDD: Non vale rispondere: questa domanda!

C: No no! La superficialità.

di Roberto “Mr.Rob” Gallaurese

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