Tre Domande a Paolo Bruni in arte PAU
Se c’è una cosa che in Niente Da Dire amiamo, sono le sorprese.
Una delle più gradevoli è stata portata alla nostra attenzione durante l’edizione 2021 del Lucca Comics & Games da Paolo Bruni, in arte PAU, cantate di fama internazionale e frontman dei Negrita. Nell’ultimo anno e mezzo PAU è tornato a impugnare matita e pennelli (abbandonate dopo il diploma artistico e gli studi di architettura) per dar vita a potenti dipinti e disegni realizzati con le tecniche più differenti, dall’inchiostro all’acrilico, dal linocut al graffito, dall’acquerello alla digital art. In occasione della mostra a lui dedicata presso il Palazzo dell’Illustrazione, abbiamo avuto il piacere di intervistarlo.
NDD: Il cambio di supporto artistico, dalla musica alla pittura, ti ha permesso di esprimere qualche cosa che prima potevi esprimere solo con la musica?
PAU: In effetti sì. Pur rimanendo in un ambito artistico, se si passa dall’etere a un supporto rigido, che sia carta o una tavola è ovvio che cambiano le cose. Diciamo che quando scrivi una canzone e hai bisogno di esprimere un concetto puoi disporre di un intero vocabolario. Quindi si tratta di cercare di afferrare, per quanto è possibile anche se non sempre si ricerca questo, qualcosa che somiglia alla poesia. Ma la poesia scritta e poi cantata diventa canzone. Per quanto riguarda il supporto diciamo che il range cambia sostanzialmente e con la pittura si può lavorare più sull’impatto visivo. Questa è la cosa fondamentale. Si può fare critica sociale. Come si può fare con una canzone si può fare anche con un disegno e io quando posso mi adopero anche in questo. Quindi alla fine la fonte è la stessa, cioè l’artista in questo caso. Però non sempre è possibile esprimere lo stesso concetto, la stessa idea attraverso questi due canali altrettanto profondamente.
NDD: Credi che i fan e le persone che ti hanno seguito finora saranno le stesse che ti seguiranno in questo lancio nella tua carriera artistica come pittore?
PAU: Una parte di sicuro. La totalità no. Va da sé che per le persone affezionate alla musica in generale, e nello specifico a quella dei Negrita, potrebbero non avere una sensibilità legata anche alle arti visive quindi non me l’aspetto. Però c’è da dire che ormai è quasi un anno che sono partito in questa, diciamo avventura parallela alla musica, e la fanbase iniziale di questo settore è stata, e in parte lo è anche adesso, la stessa dei Negrita. Di sicuro parto avvantaggiato rispetto ad altri disegnatori e illustratori o pittori perché comunque ho guadagnato una fama pregressa, seppur in un altro campo artistico. Un bagaglio di esperienza artistica e culturale che però può essere anche un coltello con la doppia lama. Proprio per questo motivo posso essere giudicato negativamente. È un po’ come la storia dei figli d’arte. Il figlio d’arte di sicuro è più avvantaggiato perché comunque ha vissuto dentro l’ambiente, magari lo stesso dove sono cresciuti il padre e la madre. Poi quando tocca a lui c’è sempre quella nuvoletta fantozziana dell’essere figli d’arte e quindi devi impegnarti il doppio. Questa cosa me l’aveva raccontata anche Marco Tognazzi ad esempio, Un po’ un parallelismo tra queste due situazioni potrebbe tranquillamente esserci.
NDD: Cosa ti lascia senza Niente Da Dire?
PAU: Due cose: le emozioni fortissime e la stupidità immane.
Ringraziamo Paolo Bruni per l’intervista e gli auguriamo il meglio per questo suo nuovo viaggio artistico. Potete seguirlo sia su Facebook che su Instagram.
Alessandro Felisi – Niente Da Dire
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