Urlare che Babbo Natale non esiste

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Urlare che Babbo Natale non esiste

Un prete che ci dice che Babbo Natale non esiste è un invito per chi come me scrive battute.

Una battuta facile è sempre apprezzata, non tanto perché è facile da fare, ma perché sai che funzionerà; questo modus operandi estremizzato porta poi ai cinepanettoni, è una cosa che tutti quelli che scrivono battute prima o poi fanno, se lo fanno involontariamente non c’è poi così tanto problema, se invece decidono di specializzarsi in questo tipo di uscite diventano Pio e Amedeo. Magari non subito, magari dopo anni, ma un giorno si svegliano e fanno pernacchie, indossano parrucche, oppure molto spesso un connubio delle due cose. Quello che dobbiamo ricordarci quando succedono cose del genere è contro chi facciamo questa battuta, perché se è un nostro tentativo di sottolineare che la gente religiosa è piena di incongruenze, credo che sia un concetto al quale siamo già arrivati. È anche vero che se una battuta fa ridere merita sempre di essere fatta, ma non bisogna dimenticarsi che le migliori battute spiegano e insegnano qualcosa e quando un piccolo scherzo sottolinea qualcosa che è già ovvio va bene, ma si poteva fare di più. Ricordare che la religione è piena di incongruenze serve solo a radicalizzare chi la pratica, aumentare quel divario che ci separa.

Il mio consiglio ovviamente non è quello di non fare battute, bisogna sempre fare battute (e su ogni cosa), quello che suggerisco, ed è un monito anche per me, è di ricordarsi qual è la nostra missione. Non una missione generale, ma la propria missione, è solo fare ridere oppure punzecchiare in modo da sollecitare un pensiero costruttivo?

È sbagliato sostituire una battuta ad un’opinione, ma alcune volte da una battuta può nascere un gran discorso, un confronto e anche un’evoluzione. Facciamo battute su questo prete che dice di non credere a Babbo Natale e poi distribuisce il corpo di Cristo, facciamole pure non c’è nessun problema, ma ragioniamo anche su questa profonda incongruenza, su quanto è buffo e contemporaneamente tragico questo dualismo che affossa le credenze dei più piccoli e esalta quelle dei più grandi, anche se poi la differenza è poca.

di Daniele Daccò

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