Una cucina che scalda l’anima-Sabato, Domenica e Lunedì di Eduardo.
Parlare di cucina mi fa sempre venire fame, quindi di solito evito di farlo perché poi son capace di mangiarmi anche le gambe delle sedie, e poi la mia linea ne risente. Per un attore o un’attrice, poter riempire lo stomaco è la prima cosa a cui si pensa quando si prepara un importante ruolo. Uno stomaco pieno ci dona energie mentali e fisiche, permettendoci di portare la nostra tecnica attoriale al massimo delle nostre possibilità artistiche, se non di superarle.
Inoltre, vuoi mettere la soddisfazione di poter comprare da mangiare con quello che guadagniamo dal nostro meraviglioso mestiere? Impagabile!
Per me, però, Teatro e cucina si uniscono perfettamente in un unico nome. Un nome che qualsiasi appassionato, sia di teatro che di cultura generale e (perché no?) anche di ricette, conosce e idolatra da tempo immemore. Poiché il suono che emette è esattamente lo stesso che ascoltiamo non appena pronunciamo la parola “Teatro”. Parlo dell’immenso Eduardo De Filippo.
Eduardo, nelle sue maestose opere, mette sempre in un ruolo di rilievo la cucina napoletana o il cibo in generale. I suoi monologhi e le sue frasi sul caffè, per esempio, sono memorabili: chi non ricorda il “dialogo” di Pasquale Lojacono con il Professore nel balcone di fronte, in cui spiega minuziosamente come prende lui il caffè in Questi Fantasmi! O le battute caustiche di Luca Cupiello verso sua moglie Concetta e il suo pessimo modo di prepararlo alla mattina. Ma non solo questo: i banchetti e i vari momenti in cui la cucina e il cibo in generale sono i protagonisti nelle commedie di Eduardo, infondono una vera e propria “fame” nello spettatore; tale è il realismo della scena che stiamo guardando: basti pensare alla grande abbuffata di spaghetti della famiglia Sciasciamocca in Miseria e Nobiltà (spettacolo scritto dal padre di Eduardo, Eduardo Scarpetta.), o le abbondanti tavolate messe in scena in Napoli Milionaria.
Nel mio cuore, però, c’è soltanto uno spettacolo di Eduardo che riesce a trasmettermi non solo la golosa magia della cucina, ma anche i riti e le tradizioni familiari legate a essa; la quotidianità a cui siamo abituati sin da quando siamo piccoli, tipo il pranzo della domenica.
Sabato, Domenica e Lunedì venne scritto da Eduardo nel 1959 e messo in scena il 6 Novembre dello stesso anno al Teatro Quirino di Roma. Commedia in tre atti e inserita nella raccolta di testi teatrali chiamati Cantata dei Giorni Dispari, la vicenda narra della famiglia Priore e della preparazione del famoso pranzo della domenica che riunisce tutta la famiglia e non solo, anche i vicini di casa alla quale sono più affezionati. Tre giorni in cui Peppino Priore, protagonista maschile della vicenda, manifesta un certo nervosismo e un astio nei confronti della moglie Rosa, per un motivo che solo lui conosce. La spinosa situazione esplode proprio durante il pranzo dove Peppino accusa la moglie di avere una relazione adultera con l’amico e vicino Luigi Iannello, uomo d’indole espansivo e amichevole. Il pensiero però è soltanto la maturazione di incomprensioni mai risolte negli anni, che non hanno alcun fondamento se non l’amore che ancora lega i due coniugi e che permetterà loro di confrontarsi e riaccenderne il ricordo.
In questa squisita e meravigliosa commedia di Eduardo, oltre ai vari significati profondi sulla crisi familiare ma anche sul potere che l’amore esercita ancora sugli esseri umani, vi è anche una profonda e incredibile intimità formata proprio dalla cucina: è proprio lì che si svolge gran parte del primo atto, mentre Rosa è intenta a preparare il suo famoso ragù, amato da tutto il vicinato. Vediamo una preparazione precisa di quel ragù, ben descritta dalla protagonista femminile della vicenda, ne sentiamo il profumo, lo stupefacente gusto come se avessimo intinto un pezzo di pane nella pentola per assaggiarlo. Poi, il tutto si sposta nella sala da pranzo ben imbandita, dove tutti portano il loro modo di mangiare e di stare attorno alla tavola, con i loro personalissimi vizi e le loro peculiarità. (Nonno Antonio che ama mangiare gli spaghetti sul balcone, all’aria aperta, per citarne una).
In queste scene noi riconosciamo una familiarità e una vicinanza che sanno di casa, che arriva direttamente al cuore attraverso i piccoli gesti culinari che soltanto Sabato, Domenica e Lunedì mi rievocano, in una giravolta di sentimenti e calore che riscalda l’anima…e lo stomaco.
Eduardo utilizza il potere dell’immaginazione e della fantasia teatrale per riportarci alle antiche usanze che ci hanno cresciuto, che facevano parte non solo della nostra cucina ma della nostra infanzia. Un’infanzia fatta di giganteschi pezzi di focaccia pieni di mortadella preparate dalle nostre nonne, pranzi domenicali fatti ad hoc con tutta la famiglia e tradizioni culinarie che ancora pervadono le nostre memorie e che solo la magia del teatro può far rivivere.
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