Non ho tempo
“Non ho tempo”.
Quante volte ho sentito questa frase stanca, disperata, annoiata, giustificativa, dalle mille sfaccettature che in realtà derivano dalla stessa radice, la radice della scusa. Quante volte questa espressione è una scusa?
La risposta non è molte o poche, la risposta è sempre.
Non mentiamoci, non dico di non mentire a me, ma non mentire a te.
È una scusa per il semplice motivo che è una scelta.
Non scegli di non aver tempo, questo è logico; tuttavia, scegli come spenderlo.
Prova a figurare la tua vita come un semplice percorso da un punto A a un punto B: quanti percorsi possono esistere? Infiniti. Perché che dal punto A al punto B passi una e una sola retta è verissimo. Ma di camminare sulla retta lo scegli tu. Già, la retta: “Retta via”, la linea d’oro, il Tao… comunque la si voglia chiamare, rimane una e una soltanto, come la geometria euclidea ci insegna.
Quanti strenui difensori della libertà ho visto impugnar le armi per proteggere il loro sacrosanto diritto d’esser liberi all’urlo di “Che libertà c’è se il percorso migliore che posso fare è solo uno?”
La risposta è semplice, è la domanda a esser sbagliata.
Viene da sé che se si desidera la cosa “migliore”, che sia una strada, una scelta, un gelato… essa sarà una e una soltanto: per definizione ciò che è migliore, è soltanto uno. Altrimenti è il secondo o il terzo. E nulla contro di essi, anzi, spero nessuno li abbia in odio; possono andare benissimo a me, a te, a chi vuoi, perché puoi scegliere quel che vuoi.
Ma se scegli la via numero Uno, se scegli quella via, se scegli la Retta, essa sarà una e una soltanto.
Quello che devi capire, è che la tua vita non deve seguire la geometria per forza, perché sei tu a scegliere dove andare, sempre.
Certo, se nasci in terre devastate dalla guerra, carestie, disastri naturali… lì non hai molta scelta e il tempo non puoi scegliere come spenderlo se non per sopravvivere. Ne consegue che, dalla sopravvivenza in poi, è tutto questione di scelta.
“Ma io non ho scelta” è la fase gemella di “Io non ho tempo”.
Perché ti senti senza scelta, creatura splendida?
Guarda, scruta le tue priorità.
Osservale, analizzale, scrivile su un foglio, cancellale, cambiale, annusale, assorbile, amale. Ami le tue priorità? E quanto è lunga la tua lista di priorità? L’elenco non dovrebbe superare il numero dei tuoi artigli, tentacoli, dita o qualsiasi cosa tu abbia per contare. Ciò che da noi stessi viene definito come priorità guida le nostre scelte; ciò che scegliamo secondo priorità, guida il nostro tempo. Lascia che sia l’amore a indirizzare le tue priorità, a veicolare la tua scelta.

Credits Shiyao Jiang
Attenzione a non ingannarti da solo, però. È fin troppo frequente, per non dire semplice, cadere nella trappola dell’abitudine e del compromesso, che allontana dalle proprie priorità e scelte.
Facciamo un esempio classico e generico: hai un sogno, ma scegli un lavoro che con esso non ha nulla in comune solo perché ti permette di sopravvivere o magari anche di vivere con qualche agio materiale. Il sogno non è accantonato, è che adesso è differente da ciò che serve per vivere; nondimeno, la tua aspirazione è lì che aspetta, e tu a tua volta attendi il momento giusto.
Dopodiché, com’è normale in un’esistenza, succede un evento, un altro, un altro ancora e nella percezione del singolo è spesso inevitabile cadere nell’ingigantimento.
Da evento a catena di eventi, da “non importa, capita” a “non esiste un modo per risolvere questo dramma”: una tubatura rotta, un’auto da riparare, una spesa qui, un imprevisto là… tutto si trasforma in limite invalicabile.
Così è inevitabile che ciò che era un tempo “compromesso” si trasformi in “normalità”; la situazione temporanea diventa lo stile di vita.
Immagina il compromesso come una riga a metà di una pagina, dove la tua normalità sta al di sopra di essa.
Cosa succede se la tua normalità inizia a includere quella linea e ad affondare al di sotto di essa?
Se inizi a ceder spazio nella tua pagina, la linea non diventa più una separazione netta, ma ti ci muoverai a ridosso prima, a cavallo poi, fino a porti al di sotto di essa. Magari una volta, magari due, ma poi, dovrai tracciare una linea di compromesso più in basso di prima, e via via a tuta fino ad arrivare in fondo alla pagina.
E chi c’è in fondo a una pagina riga dai compromessi? Sei ancora tu?
Non ho una risposta e nemmeno so se ha senso quello che ho scritto, ma di certo l’Evoluzione è una parte importante di noi, che va perseguita in modo equilibrato. Non significa che non debbano esistere i compromessi, ma la soluzione sta proprio nella parola stessa, che nella lingua italiana è meravigliosa e terrificante al contempo: da nome, il compromesso, è qualcosa che inevitabilmente va accettato. Ma da aggettivo/verbo, esser compromesso è devastante, ed è ciò che più va evitato.
Non esiste una soluzione alle contingenze della vita, non c’è una regola su come evitare che i compromessi compromettano la nostra essenza. Esiste solo il modo in cui affrontiamo le difficoltà, le scelte, i momenti; esistono le priorità, esiste l’amore, non in senso stretto ma ciò che scalda il cuore, che sia una creatura vivente o meno, è la nostra guida per non scendere sotto la riga di metà pagina.
Alessandra ‘Furibionda’ Zanetti
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